Il missile in Polonia, la reazione ucraina e la fatica di dover sempre ribadire chi attacca e chi difende
L’esplosione sul territorio polacco è una conseguenza della guerra ingiustificata voluta da Putin. Sembra ovvio ma nel dibattito pubblico non lo è
Secondo le verifiche fatte dalla Polonia, il missile caduto a Przewodów lunedì sera era ucraino. Jakub Kumoch, capo dell’ufficio per la Politica internazionale di Varsavia, ha detto che nessuno accusa né accuserà mai Kyiv della morte delle due persone colpite dal missile perché “la Russia ha bombardato l’Ucraina quel giorno e la Russia ha la piena responsabilità di tutto ciò che ne consegue”. L’esercito di Vladimir Putin bombarda l’Ucraina tutti i giorni, colpisce obiettivi civili tutti i giorni, uccide, ferisce, distrugge tutti i giorni: lunedì era stata una giornata ancora più tragica, perché i russi volevano vendicarsi della liberazione di Kherson e del fallimento del G20. L’esplosione sul territorio polacco è una conseguenza della guerra ingiustificata voluta da Putin in Ucraina.
Sembra ovvio, ma non lo è perché il dibattito su questo conflitto è talmente inacidito e ideologizzato che ogni episodio diventa un pretesto per rimettere in discussione i fondamentali, cioè che c’è un paese aggredito e un paese aggressore e che non si può pensare di voler imbrigliare o incolpare l’aggredito soltanto perché non si riesce a fermare l’aggressore. Inoltre l’aggressore, la Russia, è riuscita a riempire la rete in poche ore della sua interpretazione dei fatti: sono stati la Nato, gli Stati Uniti, la Polonia o il Regno Unito a colpire Przewodów perché l’occidente spinge il mondo verso la terza guerra mondiale ma anche perché la Nato non sa difendere i suoi alleati. Così da un lato i cosiddetti pacifisti dicevano che questo è l’esito inevitabile della strategia militare e militarizzata dell’occidente e dall’altra arriva l’ineffabile Trump jr evidentemente innervosito dal momentaccio elettorale che twitta: “Visto che è stato un missile ucraino a colpire la Polonia, nostra alleata della Nato, possiamo ora almeno smettere di spendere miliardi per armare l’Ucraina?”.
La necessità di dover ripetere ogni volta i fondamentali della guerra, il rapporto tra causa (gli attacchi indiscriminati della Russia su un paese sovrano, l’Ucraina) e gli effetti (la distruzione, in questo caso anche oltre i confini dell’Ucraina, confini che peraltro la Russia non considera reali) impedisce di approfondire anche altri aspetti del conflitto. Il ruolo delle armi fornite dall’Iran a Putin, per esempio: sembra che soltanto le armi fornite dall’occidente a Kyiv ci conducano verso la terza guerra mondiale, mentre quelle della Repubblica islamica a Mosca no. Ma nemmeno il rapporto tra gli alleati occidentali e l’Ucraina è diventato un tabù perché appena vi si accenna si rischia di essere strumentalizzati. Un esempio è proprio quello che è accaduto a Przewodów. Mentre la Nato reagiva unita e solidale all’Ucraina, il governo di Kyiv continuava a sostenere che il missile caduto sul territorio polacco non fosse suo, contraddicendo quello che gli stessi suoi alleati stavano verificando.
Il generale ucraino Zaluzhny ha detto: “Non ho dubbi guardando il report che mi viene consegnato personalmente che non si trattava di un nostro missile e di un nostro attacco. Non ha alcun senso per me non fidarmi dei miei collaboratori, stiamo facendo la guerra assieme”. Poiché le verifiche invece portavano ad altre conclusioni, nelle ultime 24 ore non si è fatto altro che discutere della disputa tra americani e ucraini. Un diplomatico della Nato ha detto al Financial Times: “La cosa sta diventando ridicola. Gli ucraini stanno distruggendo la nostra fiducia. Nessuno sta dando la colpa agli ucraini e loro invece mentono, e questa cosa è più distruttiva del missile stesso”. Sono parole eccessivamente dure: il missile è più distruttivo, ma certo l’equilibrio dell’alleanza con l’Ucraina è una questione di cui è utile discutere senza il timore di essere strumentalizzati.