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La guerra in Ucraina dopo Kherson: "Credo che i soldati russi ce li ritroveremo nel Donetsk"

Cecilia Sala, inviata a Ochakiv

Nell’ex resort termale di Ochakiv i soldati di Kyiv studiano le mosse di Putin, affacciati sulla Crimea

Ochakiv, dalla nostra inviata. La prima regola per un soldato è non parlare di cosa farà domani il proprio esercito, ma Eduard, dell’unità Hartya, ha alcune  idee su quale possa essere la prossima mossa di Vladimir Putin dopo il ritiro da Kherson. “Ora i generali di Putin hanno fra i trenta e i quarantamila uomini disponibili e devono solo decidere dove metterli”. A Kherson c’erano i soldati regolari di Mosca con le migliori capacità in combattimento. “Credo che ce li ritroveremo nel Donetsk. Putin non è pazzo, ma si sopravvaluta. Ha tirato la corda, ma la ritirata ordinata qui a sud indica che ha capito di avere risorse limitate e che non può  permettersi di perseguire contemporaneamente tutti gli obiettivi che si era posto all’inizio: il risultato sarebbe non ottenerne nessuno”. Non è scontato che un soldato ucraino, in un momento di festa, parli così.

 

Sono riuscite due controffensive di fila: a settembre nel nord est e a novembre nel sud, entrambe senza spargimenti di sangue tra le truppe di Kyiv, ma l’analisi di Eduard è meno spavalda duella linea ufficiale (liberare la Crimea). E ammetta che c’è una porzione di linea del fronte lungo la quale avrebbe paura di dover combattere. Quando le truppe russe hanno rinunciato ad accerchiare Kyiv a marzo, lo Stato maggiore aveva commentato che quella sconfitta faceva parte del piano: una distrazione per Zelensky mentre Mosca si prendeva ciò che le interessa davvero, cioè il Donbas. La premeditazione era una millanteria, ma in questo momento Putin controlla realmente tre quarti del Donbas – tutta la oblast di Luhansk e metà di quella di Donetsk – e secondo Eduard l’unica operazione ordinata e logica da parte russa sarebbe mettere da parte vanità e illusioni e concentrarsi sulla metà mancante. L’operazione pulita del ritiro da Kherson è stato uno dei pochissimi indizi di lucidità dati dal Cremlino e schierare nel Donetsk i soldati esperti appena salvati nel sud, come i nuovi mobilitati con la forza (che non sanno combattere ma servono come terze linee, e fanno massa): “Potrebbe essere il secondo”.

 

Il marine e analista militare ucraino Taras Chmut dice al Foglio che uno spostamento compatto dei soldati appena recuperati dalla sponda ovest del Dnipro nel Donetsk gli sembra lo scenario più probabile. Se quelle forze non fossero sparpagliate a rinforzare le difese in tutti i territori conquistati, ma concentrate in un punto specifico sulla mappa, la controffensiva di Kyiv nel sud potrebbe non essere finita. Il fiume Dnipro che ora separa i due eserciti è una barriera naturale perfetta: nell’area di Kherson è largo più di un chilometro e diventa ancora più spesso risalendo verso nord, ma oltre Zaporizhzhia si restringe, e diventa sottile anche a sud-ovest, in un punto dove due lingue di terra – una nel territorio ucraino, a Ochakiv, e una presa dai russi sulla penisola di Kinburn – si allungano nell’acqua andandosi incontro fino quasi a formare un ponte. 

 

Ochakiv si affaccia sul Mar Nero e fino a pochi anni fa era famosa per i resort con le Spa, le piscine e i fanghi. Era una delle zone turistiche più sofisticate e di fronte alla spiaggia con le dune c’è una striscia di terra sottile che si allunga nel mare per cinque chilometri: è un parco naturale, un prolungamento della penisola di Kinburn. Nella riserva naturale ucraina ci sono i soldati russi: è stata la loro ultima conquista nel sud prima dell’estate e prima che la guerra cambiasse direzione a loro svantaggio. Ochakiv è 90 chilometri a est di Kherson.  

 

 

Ogni installazione militare in Ucraina non può essere fotografata e nella oblast di Mykolaiv questa regola viene applicata con maggiore rigore, ma la perizia dei controlli rispetto ai civili (quasi nessuno) e ai giornalisti che passeggiano vicino alla riva ad Ochakiv è insolita. Qui c’è la base militare più preziosa dell’Ucraina: è stata costruita dagli americani negli ultimi anni (sarebbe dovuta essere completata nel 2024) secondo gli standard di una base Nato, e anche grazie a un prestito di quasi due milioni di sterline arrivato da Londra. Ochakiv, disegnando una linea retta in mezzo al mare, è il punto più vicino alla costa ovest della Crimea, dove c’è Sebastopoli e la sede della Flotta russa nel Mar Nero. 

 

Per Chmut non passerà troppo tempo prima che Kyiv sfrutti questo ponte di terra naturale per mangiarsi altro territorio occupato dai russi nel sud, e minacciarli meglio nel loro punto debole: gli attacchi in Crimea ci sono stati alle basi navali e alle basi aeree, hanno messo in fuga i turisti e poi hanno reso parzialmente inagibile il ponte di Kerch, che collega la penisola occupata alla Russia, per un anno. Le reazioni russe a questi attacchi sono state nervose e violente nell’immediato, ma secondo gli analisti militari ucraini minacciare ciò che Putin ha di più prezioso è il modo migliore per costringerlo a cedere ciò che ha rubato all’Ucraina non nel 2014 ma nel 2022.

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