Un appello di 70 pensatori tedeschi a sostenere Kyiv con le armi contro il buio e il freddo
“Il dovere morale” dei cittadini e “la tutela degli interessi” della Germania sono una cosa sola. Quello di una pace giusta deve essere l’obiettivo da raggiungere; la semplice cessazione delle ostilità non è la pace
Berlino. “Il dovere morale” dei cittadini e “la tutela degli interessi” della Germania sono una cosa sola. E’ il messaggio centrale di un nuovo appello a favore dell’Ucraina lanciato da 70 intellettuali – tedeschi e dell’Europa centro-orientale – dal sito web del Zentrum Liberale Moderne (Zlm), think tank berlinese fondato nel 2017 dai Verdi Marieluise Beck e Ralf Fücks. L’appello è rivolto al governo federale, al mondo delle associazioni, alle città e alle imprese come anche ai semplici cittadini: perché tutti possono fare qualcosa a favore dell’ex Repubblica sovietica aggredita dalla Russia. Un’aggressione che, come già durante le prime settimane dell’invasione, non è limitata agli oblast secessionisti di Donetsk e Lugansk ma coinvolge anche Kyiv e altri centri lontani dai confini con la Russia. Le bombe di Vladimir Putin continuano a cadere sulle case e sulle infrastrutture civili degli ucraini, da cui l’invito a fare qualcosa “con donazioni, aiuti umanitari e tecnici” ma anche “con le armi che possono respingere le truppe russe”.
Il passaggio relativo alle truppe è importante. In Italia gli intellettuali si limitano troppo spesso a invocare “la pace” come sola via di soluzione del conflitto. Ma quello di una pace giusta – e qui spesso il pensatore di casa nostra, cristiano, marxista o ecologista, si ingarbuglia – deve essere l’obiettivo da raggiungere; la semplice cessazione delle ostilità non è la pace. Ai 70 firmatari dell’appello dello Zlm la differenza non sfugge e subito dopo aver auspicato la cacciata dell’invasore russo ricordano che a causa “dei massicci attacchi russi sulle città ucraine, l’energia, le attività industriali e le vie di trasporto, l’Ucraina è minacciata da un inverno di buio, freddo e fame”. L’etica della responsabilità, insomma, precede l’appello alla pace. Al di là poi dei ragionamenti sui princìpi, i 70 dello Zlm ricordano che dall’inizio delle ostilità, “quattordici milioni di persone hanno dovuto lasciare le loro case, e altri milioni potrebbero essere costretti a fuggire”. E qui scatta il passaggio dal dovere morale all’interesse individuale e nazionale: perché se Putin riuscirà a fare a pezzi l’Ucraina, “anche l’Europa sarà distrutta. E allora nessun paese già nella sfera d’influenza dell’Unione sovietica sarà al sicuro, le forze antidemocratiche acquisteranno slancio e il diritto internazionale andrà in rovina”.
La questione umanitaria in Ucraina
La questione poi è anche umanitaria: scrivendo alla vigilia della prima nevicata dell’anno sulla capitale tedesca, gli intellettuali – fra i quali Wolf Biermann, cantautore ed ex dissidente della Ddr; il pluripremiato scrittore austriaco-tedesco Daniel Kehlmann; la premio Nobel della letteratura Herta Müller; Danny (il rosso) Cohn-Bendit; Wolfgang Ischinger, ex ambasciatore tedesco negli Stati Uniti ed ex presidente della Conferenza per la Sicurezza di Monaco – invitano a riflettere su cosa significa quando il riscaldamento, le luci e gli elettrodomestici non funzionano, quando non c’è più acqua potabile, le finestre rotte non possono essere sostituite, le città sprofondano nell’oscurità, le scuole e gli asili devono chiudere, gli ospedali non possono più curare i loro pazienti e le aziende devono chiudere. “La Russia reagisce alle sconfitte militari con una guerra di annientamento che rischia di provocare una catastrofe umanitaria”, dice severo il verde Fücks. Il suo timore è che i tedeschi, la metà dei quali (specialmente all’est ma non solo) rimpiange i buoni rapporti con il Cremlino, “non abbia ancora colto la drammaticità della situazione”.
Già lo scorso maggio lo Zlm aveva lanciato un appello al governo spronandolo a inviare aiuti militari a Kyiv senza troppi indugi e distinguo. Questa volta l’appello è urbi et orbi perché da un lato le riserve di gas in Germania sono ricostituite e il tedesco con i piedi al caldo potrebbe dimenticarsi dell’Ucraina; dall’altro, conclude Füchs, perché la solidarietà con chi combatte per la libertà dell’Europa “non è un dovere soltanto del governo, ma di tutti”.
Daniel Mosseri
L'editoriale dell'elefantino