Il voto europeo sul terrorismo russo e la sopravvivenza ucraina
I bambini deportati, gli sfollati per fame e freddo, gli aiuti fermati. I dati della crisi umanitaria di Kyiv deliberatamente voluta da Vladimir Putin
Oggi il Parlamento europeo vota una risoluzione per classificare la Russia come uno stato sponsor del terrorismo: è un voto politico e simbolico (il quadro giuridico europeo non è come quello di Stati Uniti e Canada) ma forse anche il riconoscimento di un dato di fatto. I bombardamenti contro obiettivi civili sono un atto terroristico, e lo sono anche gli altri strumenti che Vladimir Putin utilizza da quando ha invaso l’Ucraina: assedi, fame, deportazione, esecuzioni sommarie. La settimana scorsa, il presidente Volodymyr Zelensky ha detto che dall’inizio della guerra sono stati deportati in Russia undicimila bambini: “Li conosciamo, nome per nome. Ma questi sono soltanto quelli che conosciamo, ne sono stati presi di più”. Finora, ha detto Zelensky, ne sono stati riportati a casa 96. Secondo gli ultimi dati disponibili, in questi nove mesi di guerra sono stati uccisi almeno 430 bambini.
Il Washington Post ha pubblicato un articolo dalla regione di Kherson ieri in cui si racconta questa deportazione di bambini – i numeri, la destinazione di questi bambini e le circostanze delle deportazioni sono difficili da stabilire e da confermare – ma un dato è in particolare feroce: “Molti bambini sono in orfanotrofio o hanno delle disabilità. Sono i più giovani e i più vulnerabili degli ucraini e la guerra è stata ed è per loro estremamente pericolosa”, scrivono gli autori del reportage. Gli ucraini, che avevano già visto durante l’occupazione russa i convogli militari che prelevavano i bambini soprattutto dagli orfanotrofi, hanno cercato di nasconderne il più possibile, e molti li hanno salvati. Ma di altri, in particolare un gruppo di bambini di Mykolaïv, si sono perse le tracce: i volontari locali e anche stranieri li stanno cercando. La scrittrice Anne Applebaum, commentando questo articolo del Washington Post, ha scritto: “Questo è uno degli aspetti meno spiegabili della guerra: il rapimento di bambini ucraini da parte dei russi. Perché lo fanno, e lo fanno in modo tanto sistematico? Capisco che odiano gli ucraini, che vogliono sradicare l’Ucraina, ma perché far soffrire dei bambini?”.
La crudeltà deliberata della Russia in Ucraina – quella che fa discutere della definizione di “stato terrorista” – ha anche degli effetti indiretti. La forza con cui gli ucraini ricostruiscono quel che l’esercito russo distrugge non smette mai di stupire: la voglia di normalità si vede nella gioia attorno al primo treno in arrivo da Kyiv a Kherson in tempo record, nella capacità di riallacciare l’acqua e la corrente elettrica molto velocemente, nelle parole dei cittadini delle aree liberate che dicono di essere pronti a tutto, al freddo, al buio, alle ristrettezze pur di stare senza i russi. Ma poi ci sono altre realtà insormontabili. L’Organizzazione mondiale per la sanità ha detto lunedì che quest’inverno tre milioni di ucraini saranno sfollati: “L’inverno sarà una questione di sopravvivenza”, ha detto il responsabile dell’area europea. Al momento dieci milioni di ucraini sono senza corrente elettrica e così sono iniziate queste migrazioni interne per andare in posti in cui non c’è buio e freddo. Ma nessuna parte del paese è sicura, perché i bombardamenti dell’aviazione russa colpiscono ovunque. Secondo l’Oms, sono state colpite anche 700 strutture medico-ospedaliere dall’inizio del conflitto, e i russi che si sono ritirati dall’area di Kherson hanno portato via medicine e riserve di cibo, condizionando ancora una volta la vivibilità delle città in cui sono passati.
Secondo il World Food Programme, un ucraino su tre soffre di insicurezza alimentare (cioè non mangia regolarmente) e fino al 40 per cento delle persone nelle regioni dell’est non riceve una quantità sufficiente di cibo. Nell’ultimo anno, il prezzo della spesa medio è aumentato del 35 per cento e il tasso di povertà dell’Ucraina è passato dal 2 al 25 per cento (quasi tredici volte più grande) da quando sono arrivati i russi. Questo dato, secondo la Banca mondiale, potrebbe salire fino al 55 per cento, cioè metà della popolazione ucraina (di quel che ne rimane, visto che circa sette milioni sono andati via e circa seimila sono stati uccisi) potrebbe avere grandi difficoltà di sopravvivenza. La Russia non permette che i pacchetti umanitari dell’agenzia dell’Onu – che contengono farina, olio, sale, zucchero, scatolette di carne e di fagioli – arrivino nelle zone occupate, ma spesso vengono anche fermati i convogli nelle zone limitrofe all’occupazione. Domenica l’Ucraina ricorda l’88esimo anniversario dell’Holodomor, la grande carestia degli anni Trenta voluta dal regime staliniano. Oggi il paese soffre la fame e il freddo a causa della guerra iniziata senza giustificazioni da Putin. Più che una definizione, il terrorismo del Cremlino è un fatto.