nel regno unito
Sull'indipendenza la Scozia è in un vicolo cieco: i giudici bocciano il referendum
La Corte suprema inglese ribadisce che ci vuole il permesso di Londra per il voto popolare. La risposta di Sturgeon: trasformare le elezioni generali previste per il 2024 in un “referendum di fatto”
Londra. I giudici della Corte Suprema britannica hanno ribadito all’unanimità ciò che tutti già sapevano: il Parlamento scozzese non ha il potere di indire un referendum sull’indipendenza. Il presidente della Corte, Lord Reed di Allermuir, di origine scozzese, ha detto che il diritto all’autodeterminazione si applica solamente alle “ex colonie” o ai luoghi che sono sotto “un’occupazione militare straniera”. Per la Scozia, invece, la procedura legale per avviare un secondo voto popolare – nel 2014 ci fu un referendum vinto dal fronte unionista – necessita del consenso del governo britannico che però non ha alcun intenzione di esaudire le richieste degli indipendentisti. Ancora una volta la premier scozzese, Nicola Sturgeon, si trova in un vicolo cieco e, per uscirne, ha promesso ai suoi sostenitori di trasformare le prossime elezioni generali, previste per il 2024, in un “referendum di fatto”.
Questa è ciò che promette la premier: conquistare oltre il cinquanta per cento dei voti in Scozia, e usarlo come pretesto per chiedere un referendum al governo di Londra. La Sturgeon promise esattamente lo stesso nel 2021, in occasione delle elezioni scozzesi in cui conquistò il 47 per cento dei voti e formò una maggioranza grazie ai Verdi, anche loro filo indipendentisti. All’epoca il sostegno per l’uscita dall’Unione era molto più alto, ma neppure quell’ottimo risultato fu sufficiente a smuovere il governo di Westminster.
Il piano presentato da Sturgeon non ha alcuna base legale – alle prossime elezioni gli scozzesi si esprimeranno su molti temi, oltre a quello dell’indipendenza – e le sue richieste continueranno a essere respinte dal governo di Londra, qualunque sia il suo colore politico (anche il Labour è contrario all’indipendenza scozzese). Ma all’Snp questo non importa. La premier deve promettere qualcosa ai suoi sostenitori, che vedono l’indipendenza come una ragione esistenziale. Parlando ai cronisti dopo il verdetto della Corte, la Sturgeon ha promesso una “campagna a difesa della democrazia scozzese”, oltre a una conferenza di partito straordinaria nel 2023 per definire i dettagli di un eventuale referendum.
Secondo molti commentatori unionisti, questo annuncio è l’ennesimo bluff della Sturgeon, che a loro dire continua ad agitare lo spettro di un referendum che non si terrà nel breve termine e che l’Snp non avrebbe alcuna certezza di vincere. I sondaggi indicano che, a oggi, il fronte unionista è leggermente avanti mentre quello indipendentista è calato costantemente rispetto al picco di due anni fa, durante la pandemia. La Sturgeon è al potere dal 2014 – il suo partito dal 2007 – ed è riuscita ad annullare i partiti tradizionali in Scozia puntando sul tema dell’indipendenza. Se gli elettori scozzesi iniziassero a interessarsi ad altro, l’egemonia dell’Snp potrebbe terminare.
I conservatori inglesi