Un contatore del gas a Berlino, Germania, 24 novembre 2022 (EPA/HANNIBAL HANSCHKE) 

due alternative

L'ultima idea dell'Italia per il price cap sul gas: un semaforo

David Carretta

In vista del Consiglio straordinario energia del 13 dicembre, Italia, Belgio, Grecia, Polonia e Slovenia hanno fatto circolare un documento che critica la proposta della Commissione e propone o un tetto fisso a 160 euro il megawattora o un tetto dinamico, legato agli indici dei prezzi, con la possibilità di sospendere il Meccanismo di correzione in caso di problemi. Ma il documento non piace a Germania e Paesi Bassi

Bruxelles. Un "price cap" sul gas fisso a 160 euro il megawattora, oppure un tetto dinamico legato ai principali indici che fissano i prezzi mondiali, con un sistema a semaforo per sospendere la sua applicazione in caso di problemi per gli approvvigionamenti. E' questa in sostanza la controfferta dell'Italia e del gruppo di paesi favorevoli al "price cap" al Meccanismo di correzione del mercato proposto dalla Commissione europea. Italia, Belgio, Grecia, Polonia e Slovenia questa settimana hanno fatto circolare un documento - che il Foglio ha potuto consultare - con una serie di critiche alla proposta della Commissione di un tetto a 275 megawattora, da attivare solo se il “cap” viene superato per due settimane consecutive e con uno spread di 58 euro rispetto ad alcuni indici per il gas naturale liquefatto.

"L'attuale formulazione” del Meccanismo di correzione del mercato “non sarebbe efficace" e potrebbe "portare a potenziali impatti negativi", dicono i cinque paesi. Il mandato dato alla Commissione dai capi di stato e di governo del Consiglio europeo non è stato rispettato: il Meccanismo di correzione del mercato della Commissione "non limiterebbe immediatamente episodi di prezzi del gas eccessivi".

La ragione: "il livello del tetto a 275 euro megawattora è troppo alto", il meccanismo non sarebbe stato attivato nemmeno "nella crisi dello scorso agosto", le condizioni temporali "sono troppo lunghe" per portare a "risultati positivi immediati per i mercati". Secondo il documento dei cinque paesi, "meglio fissare un tetto quando il mercato è calmo" e non aspettare che abbia "superato una certa soglia". Inoltre, non c'è nessun bisogno di imporre una riduzione della domanda di gas a tutti gli stati membri in caso di attivazione del "price cap". "Date le situazioni regionali diverse in termini di equilibrio fornitura/domanda e i colli di bottiglia nella capacità di interconnessione attraverso le regioni, una riduzione della domanda forzata in specifiche regioni potrebbe non portare alcun beneficio ad altre regioni".

  

Oltre alle critiche al Meccanismo di correzione del mercato proposto dalla Commissione, Italia, Belgio, Grecia, Polonia e Slovenia hanno presentato una serie di controproposte per il “price cap”, che si sono trasformate in emendamenti (firmati anche da Lituania e Malta) al testo legislativo attualmente in discussione al Consiglio dell'Ue. I cinque paesi propongono due opzioni alternative per il "price cap".

La prima è un tetto fisso a 160 euro il megawattora in vigore da subito. La seconda è un "tetto dinamico", con il livello del "cap" definito ogni mese (o trimestre) sulla base di una componente fissa e di una media di alcuni indici del gas naturale liquefatto. Inoltre, il "price cap" dovrebbe essere attuato sulla base di "una decisione politica" e non di criteri che lo fanno eventualmente scattare in futuro: se il regolamento sul Meccanismo di correzione del mercato fosse approvato il 13 dicembre, "potrebbe essere attutato il primo gennaio 2023", dice il documento. Il "price cap" dovrebbe essere esteso a tutti i prodotti "future" e non solo i future a un mese del Ttf di Amsterdam. Con qualche flessibilità, il meccanismo dovrebbe coprire gli scambi non-Ttf.

I cinque paesi vogliono anche cambiare i criteri per la sospensione del "price cap". Il Meccanismo di correzione del mercato dovrebbe essere "governato da un approccio a semaforo" legato alla sicurezza degli approvvigionamenti, dice il documento. In tempi normali, il semaforo è “verde” e il "price cap" rimane in vigore. In caso di problemi nelle forniture di gas naturale liquefatto, di aumento della domanda o di disequilibri tra domanda e offerta, il semaforo diventa "giallo" e il "price cap" può essere disattivato con una decisione di discrezionale. Se il semaforo diventa "rosso", allora il "price cap" verrebbe rimosso "automaticamente". Gli ambasciatori dei 27 stati membri discuteranno del Meccanismo di correzione del mercato e degli emendamenti presentati dai cinque paesi nel pomeriggio.

Il documento dei cinque paesi non piace a Germania e Paesi Bassi. Un accordo in vista del Consiglio straordinario energia del 13 dicembre è ancora considerato improbabile.

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