Piegare l'Ucraina

La Russia crede ancora nella vittoria e cerca i punti deboli

Micol Flammini

Per il 2023, il generale Surovikin raduna le truppe e rafforza il fronte. Intanto bombe bombe bombe 

La notizia che Mosca potrebbe ritirarsi dalla centrale nucleare di Zaporizhzhia è spesso letta come una conferma dell’incapacità di Mosca di tenere il territorio, il segnale ulteriore di una guerra fatta male da parte di una potenza quasi sconfitta. Il sito di notizie russo Meduza ha scritto di aver parlato con alcune fonti del Cremlino e ha confermato la possibilità di un ritiro dalla centrale, che potrebbe essere lasciata al controllo dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica. Non sarebbe un ritiro gratuito ma uno scambio: Mosca vorrebbe assicurarsi il transito ininterrotto sul territorio ucraino delle sue forniture di gas e petrolio. In agosto, quando si parlava del pericolo a Zaporizhzhia di un nuovo disastro Chernobyl, era già chiaro che il Cremlino si fosse reso conto di avere tra le mani una merce di scambio potente, proprio come il blocco del trasporto del grano nel Mar Nero, da cui trarre vantaggio. Si sta facendo forte la tentazione di dare Mosca per vinta, ma è complesso parlare di sconfitta fino a quando  continuerà a occupare quattro regioni ucraine, che pretende di aver annesso. 

 

Vladimir Putin è convinto di poter ancora vincere e lo dimostra la decisione di affidare il comando delle Forze armate in Ucraina a Sergei Surovikin, generale di gran carriera con esperienza di brutalità  in Cecenia e in Siria. E’ un militare ambizioso,  spunta tra i nomi di chi potrebbe sostituire Valeri Gerasimov al comando dello stato maggiore, e soprattutto Surovikin ha introiettato un messaggio: la sua carriera,  forse anche la sua vita, dipende dal successo in Ucraina. Ragiona per obiettivi: riorganizzarsi senza perdere ulteriori uomini e ulteriore territorio, aspettare l’afflusso dei nuovi soldati mobilitati dando il tempo per l’addestramento e tenere le regioni occupate. Nel frattempo: bombe, bombe, bombe sull’Ucraina libera. Il buio e il freddo non sono un’ultima crudeltà da parte di una forza belligerante in procinto di ritirarsi, sono parte della strategia  impostata da Surovikin, che segue il modello applicato dalla Russia a Grozny, in Cecenia, e ad Aleppo, in Siria, due conflitti da cui l’esercito di Mosca è uscito vincitore. Mick Ryan, maggior generale in pensione dell’esercito australiano, grande studioso della guerra contemporanea, ha scritto nell’ultimo numero della sua newsletter che Surovikin sta cercando le asimmetrie da usare a suo favore e ne ha già scovata una: la forza aerea contro una difesa aerea debole. L’altra scommessa di Surovikin è lungo la linea del fronte dove spesso, in un conflitto dispendioso e su vasta scala come quello ucraino, si concentra un numero più ridotto di truppe. Gli ucraini per esempio hanno  usato questa strategia a Kharkiv a settembre, radunando silenziosamente forze e armi ed è  quello che il generale russo potrebbe fare nel 2023: utilizzare una grande forza mobilitata per generare concentrazioni di truppe  contro le difese ucraine.

 

Al Cremlino ripetono che tutto sta andando secondo i piani. I piani a cui si riferiscono ora sono diversi rispetto a quelli di nove mesi fa, li ha fatti Surovikin, entrato in guerra con l’appellativo di generale armageddon, ma che potrebbe rivelarsi un generale attesa. 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)