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Cosa significa l'accordo tra Stati Uniti e Russia sullo scambio Griner-Bout

Micol Flammini

La cestista americana è tornata a casa in cambio della liberazione del trafficante di armi più famoso del mondo. Putin prova a mostrare una vittoria

E’ stato l’aeroporto di Abu Dhabi il centro dello scambio di prigionieri tra Stati Uniti e Russia. Gli americani hanno riportato a casa la cestista Brittney Griner e i russi Viktor Bout, il trafficante d’armi più famoso del mondo, a lungo al secondo posto nella lista delle persone più ricercate dagli Stati Uniti, quando al primo c’era Osama bin Laden, il capo di al Qaida che nel 2001 organizzò gli attentati contro New York e contro il Pentagono. Griner era stata arrestata e condannata a nove anni da trascorrere in una colonia penale per le cartucce della  sigaretta elettronica all’olio di cannabis trovate nel suo bagaglio a Mosca: è stata incriminata per contrabbando di droga. Bout per molti crimini, tra i quali aver venduto armi a gruppi terroristi. La liberazione della cestista è stata pagata a caro prezzo dagli Stati Uniti, che hanno chiesto la liberazione anche di un altro americano, l’imprenditore Paul Whelan, arrestato a Mosca per attività di spionaggio, negate da Washington. Ma per liberare Whelan, i russi avrebbero preteso lo scambio con Vadim Krasikov, un ufficiale  dell’Fsb condannato all’ergastolo per aver ucciso a Berlino un cittadino georgiano. 

 

Griner era stata arrestata a febbraio, i rapporti tra Stati Uniti e Russia erano peggiorati per l’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca e l’Amministrazione di Joe Biden è stata più volte accusata di non fare abbastanza per riportare a casa la cestista. Gli americani chiedevano di fare poco clamore, ma il lavorio per la sua liberazione andava avanti con la mediazione degli Emirati Arabi Uniti. Gli Stati Uniti sono da sempre molto attenti alla tutela dei loro cittadini all’estero, ma lo scambio è straordinario e la regia del Cremlino ha cercato di rendere più esposto possibile il processo alla Griner per ottenere la liberazione di Bout. Era da dieci anni che il trafficante, ex ufficiale del Gru, l’intelligence militare, ex militare dell’Armata rossa, era detenuto negli Stati Uniti e ora in Russia viene accolto da eroe. Gli sono già arrivate proposte per un ingresso in politica e si attende di conoscere  la sua opinione sulla guerra. Il Cremlino ha condotto una trattativa che potrebbe consentirgli di mostrare una vittoria per distrarre i russi dai fallimenti in guerra. Da parte americana, lo scambio potrebbe avere il  significato di mostrare alla Russia in modo  plateale che  gli Stati Uniti sono pronti a dialogare, anche sulla guerra. 

 

Mercoledì Vladimir Putin ha detto di essere pronto a una guerra lunga e a ottenere la vittoria con ogni mezzo. Il messaggio alle élite militari russe voleva essere  chiaro: si combatte ancora, superiamo l’inverno. Le difficoltà sono molte, a cominciare dai droni iraniani che non funzionano con il freddo ma che i russi stanno modificando, e soprattutto sono gli attacchi ucraini nel territorio di Mosca a far sentire i russi più vulnerabili. Il Cremlino sta facendo pressione anche  sulla Bielorussia, ma portare i bielorussi in guerra, un esercito poco preparato e sparuto, non risolverebbe la situazione sul campo.  Ieri al Cremlino, Putin si è fatto riprendere mentre festeggiava, qualcuno lo ha notato più contento del solito, forse addirittura alticcio. Ha detto: “Non appena ci muoviamo, riceviamo in risposta: rumore, frastuono, scoppiettio in tutto l’universo. Questo non interferirà con le nostre missioni di combattimento”.

  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)