la sentenza del Tribunale
Il giudizio sul Mes della Corte di Karlsruhe era più atteso a Roma che a Berlino
La Germania ha deciso e si attende la firma del presidente Steinmeier. I giudici tedeschi hanno proferito il verdetto: inammissibile. Il meccanismo europeo non intacca la natura dell'Ue, ma solo la sua architettura finanziaria
Berlino. Nuova sentenza del Tribunale costituzionale federale, questa volta sul Meccanismo europeo di stabilità (Mes) o meglio sulla sua riforma, definita da un accordo tra gli stati del 21 gennaio 2021. E che in Germania era già stata approvata dal Bundestag e dal Bundesrat nel giugno del 2021. Ma grazie a un ricorso costituzionale d’urgenza presentato dai parlamentari della Fdp (liberali), il presidente federale Frank-Walter Steinmeier non ha ancora firmato la legge, comunicando che avrebbe atteso la decisione della Corte di Karlsruhe. Nei giorni scorsi il Foglio aveva anticipato che la decisione era attesa a breve. Si tratta però di una vicenda che ha destato ben poco l’interesse dei media tedeschi, sicuramente meno che in Italia. Il ricorso è stato accolto senza grande clamore, sul sito del Tribunale non c’è stato nemmeno il consueto annuncio preliminare per i grandi appuntamenti. Il problema politico sembrava superato dal voto parlamentare dello scorso anno e per la Fdp, nel frattempo passata dall’opposizione al governo con Spd e Verdi, una bocciatura del Mes avrebbe creato qualche grattacapo di troppo. E la coalizione a Berlino in questo momento non ne ha bisogno.
La decisione sul Mes, attesa anche dal governo italiano, è dunque arrivata: il ricorso è inammissibile. Attesa quindi a breve la firma del presidente Steinmeier e il definitivo via libera della Germania alla riforma. I ricorrenti avevano elaborato una strategia certamente molto elegante. Una contestazione solo apparentemente limitata: l’approvazione della legge di ratifica era avvenuta con una maggioranza semplice e non tramite quella dei due terzi. Si evidenziava, però, come il nuovo Mes prevedeva una modifica radicale dell’architettura finanziaria dell’Ue, toccando la natura stessa del progetto europeo, perlomeno dal punto di vista finanziario. Con il ricorso formulato in questo modo, i ricorrenti provavano a dirottare l’analisi del Tribunale sul merito della riforma per bocciarla perché incompatibile con la Costituzione tedesca.
Progetto ambizioso e raffinato, ma i giudici di Karlsruhe non l’hanno accolto. Il Mes è uno strumento legato al diritto europeo ma si presenta come istituzione autonoma, fondata da un trattato internazionale. I ricorrenti tentavano di dimostrare che si trattava comunque, materialmente, di una modifica del piano di integrazione. Con la seconda massima il Tribunale lo ha escluso perché non siamo di fronte a un trasferimento di poteri sovrani all’Unione europea quando c’è una semplice modifica del programma di integrazione con trattati internazionali al di là del diritto primario dell’Unione.
Karlsruhe, quindi, ritiene che non ci siano nuove competenze di Commissione e Banca centrale europea, trattandosi di compiti già chiaramente precisati dal programma di integrazione. Una massima che rappresenta quasi la nemesi di quello che i ricorrenti chiedevano: anziché un giro di vite e ulteriori limiti all’integrazione, questa visione “formale” di Karlsruhe potrebbe aprire a sviluppi interessanti e inattesi.
Uno dei parlamentari ricorrenti, Frank Schäffler ha dichiarato che il ricorso era fondato su motivazioni solide, tant’è che il Tribunale ha impiegato diciotto mesi per pronunciare la sentenza. E che la Corte apre comunque a ricorsi per i parlamentari. Cosa che limita ulteriormente i margini di manovra del governo.
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