l'ue tra russia e turchia
Perché a Erdogan interessa tanto la ragnatela dei gasdotti
Il presidente turco vuole fare del territorio della mezzaluna il canale di transito per il gas naturale turkmeno in direzione dell’Europa. E Putin non disdegna
Legando le sue ambizioni geopolitiche alla necessità di ottenere un mandato forte alle elezioni previste per il prossimo giugno, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan nelle ultime settimane non si sta risparmiando sul fronte internazionale. Ultima tappa di questo attivismo: la visita in Turkmenistan per un trilaterale con il leader della repubblica centro asiatica e il presidente azero.
L’obiettivo principale dell’incontro è il tentativo di dare maggiore concretezza ai piani di Ankara per fare del territorio della mezzaluna il canale di transito per il gas naturale turkmeno in direzione dell’Europa. Un vecchio sogno, ritenuto più raggiungibile che in passato alla luce dello scossone dato ai mercati energetici dall’invasione russa dell’Ucraina. Nei giorni precedenti al meeting, un consigliere di Erdogan ha usato toni enfatici, sottolineando il possibile ruolo da protagonista del mondo turco nel trovare soluzioni all’attuale crisi energetica e alimentare globale.
Venendo agli aspetti tecnici, secondo alcune indiscrezioni, il progetto implicherebbe il trasporto del gas turkmeno in forma liquida verso le coste dell’Azerbaigian, dove sarebbe poi nuovamente gassificato e immesso, via Georgia, nelle condotte che dalla Turchia si spingono fino al mercato europeo. Un’alternativa costosa ma l’unica percorribile, considerata l’impossibilità attuale di realizzare un gasdotto attraverso il Mar Caspio. Seppur non sia ancora chiaro quale sarebbe la portata in termini di metri cubi di metano, la realizzazione del piano garantirebbe a Erdogan una grande influenza, considerando la frenesia europea per diversificare le rotte di approvvigionamento. A margine dell’incontro di ieri, il leader turco ha ribadito il grande supporto della Turchia a quest’idea e la necessità che Ashgabat e Baku inizino a lavorare con impegno in tale direzione. La sua realizzazione consentirebbe al Turkmenistan, gigante del gas naturale centro asiatico guidato da uno dei regimi più repressivi e isolazionisti a livello globale, di affacciarsi per la prima volta sul mercato europeo.
La mossa di Erdogan rientra appieno nel copione che quest’ultimo sta seguendo da quando Mosca ha iniziato il conflitto con Kyiv e contribuisce a rafforzare il suo ruolo da mediatore. La dimensione energetica è un tema troppo importante per essere ignorata e il progetto di fare della Turchia un hub di transito continentale ha anche in Putin un sostenitore. Consapevole di aver perlomeno al momento perso il mercato europeo, l’inquilino del Cremlino vuole infatti trovare il modo di dare il colpo di grazia definitivo al ruolo dell’Ucraina di paese di transito delle condotte sulla direttrice est-ovest. Data la sua vicinanza a Erdogan e quella ancora più stretta al leader del Turkmenistan, qualora l’ipotesi di una fornitura turkmena all’Europa si realizzasse, Putin non considererebbe il suo potere di ricatto nei confronti di Bruxelles del tutto sfumato, consentendogli in futuro di poter dire la sua in materia. Le autorità europee non si sono finora espresse sul progetto turco, un’eventualità che andrebbe però valutata attentamente in termini di costi e benefici.
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