l'analisi
I numeri e i nomi della corsa a sostituire Twitter, mentre i social si spezzettano
Dopo l'acquisizione da parte di Musk, in molti si sono spostati su Mastodon e Tumblr. Ecco perché si va verso una polverizzazione dei social media
Il 2022 è stato un anno di grandi scossoni tecnologici, dallo scoppio della bolla delle criptovalute e l’avvento delle intelligenze artificiale nel mercato di massa, all’acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk. Quest’ultima in particolare sembra aver accelerato tendenze che da tempo scorrevano sotterraneamente nel settore dei social media, a sua volta scosso dall’affermazione di TikTok in occidente. In poche settimane Musk ha cambiato il modo con cui viene percepito Twitter, avvicinandolo a posizioni di destra post trumpiane. Dopo i licenziamenti di massa e le polemiche sui suoi tweet contro Anthony Fauci, questa settimana sono arrivate le sospensioni di diversi account, a partire da @ElonJet, un bot che monitorava gli spostamenti dell’aereo privato di Musk. In poche ore il bando è stato esteso a importanti firme del giornalismo statunitense (Ryan Mac del New York Times, Drew Harwell del Washington Post, il giornalista televisivo Keith Olbermann, tra gli altri), colpevoli di aver pubblicato il link al bot stesso. A questi si aggiungono le firme che negli ultimi giorni hanno deciso volontariamente di abbandonare la piattaforma, tra cui Nilay Patel, direttore del sito The Verge, e Casey Newton, autore della newsletter “Platformer”.
Sono fuoriuscite importanti, vista la rilevanza che Twitter, un social network relativamente minore rispetto a Facebook o TikTok, ha sempre avuto per quel che riguarda la copertura giornalistica. Un legame che per anni ha aumentato la rilevanza mediatica (e politica) di un sito che ora sembra in competizione con piccole realtà, come i social network politici Parler e Truth Social (il primo ha un’impronta di destra, il secondo è di proprietà di Donald Trump). Entrambi a loro volta rischiano di subire la concorrenza del nuovo Twitter, che ha riattivato l’account di Trump e attende che l’ex presidente metta da parte l’orgoglio e abbandoni la sua nave per salire su quella di Elon, dove lo attendono i suoi 87 milioni di follower.
Il servizio opensource Mastodon è da tempo la terra promessa dei transfughi e delusi di Twitter. Nelle ultime settimane, secondo i dati di Sensor Data, i download di Mastodon sono aumentati del 657 per cento contro il 21 per cento di Twitter, anche se resta da capire quanti di questi nuovi arrivati diventeranno utenti fissi del social network. La fuga dall’esperimento di Musk ha favorito anche Tumblr, i cui download sono saliti del 96 per cento negli Stati Uniti e del 77 in tutto il mondo. In una recente intervista, il ceo Di Tumblr Matt Mullenweg ha detto di essere molto impegnato a proporre colloqui di lavoro agli ex di Twitter e ha raccontato come le sue posizioni sulla libertà d’espressione – su cui si è sempre definito “libertario”, come Musk – siano cambiate. Per quanto riguarda la gestione del social network, Mullenweg, che è a capo anche di Wordpress e di altre importanti aziende digitali, l’ha definita “di gran lunga l’esperienza più istruttiva di tutta la mia vita”.
Anche Meta, il gruppo che include Facebook, Instagram, WhatsApp e altre proprietà, starebbe lavorando a un servizio in grado di sostituire Twitter. Si tratterebbe di un’app perlopiù testuale che dovrebbe usare l’algoritmo di Instagram o essere ospitata da Instagram stessa. Secondo quanto rivelato dal New York Times, tra i nomi discussi per il prodotto ci sarebbero Realtime, Real Reels e Instant. Quel che è certo è che questa volta Meta non potrà colmare la lacuna come ha sempre fatto (comprando un’app di successo) o l’Antitrust non le darà scampo. L’unica alternativa è di creare un piccolo Twitter in casa – magari distraendosi per un po’ dal travaglio del metaverso.
La mossa di Musk ha quindi accelerato un trend che era previsto da tempo, cioè quello della polverizzazione dei social media, per cui nel futuro l’idea di usare tutti e tutte gli stessi tre o quattro servizi finirà per sembrare una strana abitudine del passato. Se così fosse, allora, nulla e nessuno sostituirà Twitter: nemmeno Twitter stesso.
L'editoriale dell'elefantino