La svolta
Amazon fa un patto con Vestager per adeguarsi alle regole Ue
L'accordo della piattaforma con Bruxelles (che le permetterà di evitare una multa) anticipa l'entrata in vigore del Digital markets act, la nuova legislazione europea per limitare l'onnipotenza dei big player
Bruxelles. Il giorno dopo aver minacciato Facebook di una multa di oltre 11 miliardi di euro, Margrethe Vestager ieri ha annunciato un accordo con Amazon per mettere fine a pratiche che rischiavano di configurare un abuso di posizione dominante. “La decisione di oggi fissa nuove regole per come Amazon opera il suo business in Europa. Amazon non potrà più abusare del suo duplice ruolo” di piattaforma di mercato e venditore, ha spiegato la vicepresidente della Commissione europea, responsabile della Concorrenza: “I rivenditori e i trasportatori indipendenti concorrenti così come i consumatori, beneficeranno di questi cambiamenti che aprono a nuove opportunità e più scelta”. Il gigante fondato da Jeff Bezos ha accettato tutta una serie di impegni vincolanti, che riguardano l’uso dei dati non pubblici dei rivenditori sulla sua piattaforma, il loro accesso alla popolare “Buy box” e i vincoli per l’accesso al servizio Amazon Prime. “Siamo lieti di aver trovato una soluzione alle richieste della Commissione europea e di avere chiuso questi casi”, ha detto Amazon in una nota.
Il rischio di una multa fino al 10 per cento del suo fatturato (470 miliardi di dollari a livello globale nel 2021) è stato evitato. Molte delle correzioni e dei rimedi imposti dalla Commissione attraverso l’accordo con Amazon anticipano l’entrata in vigore del Digital markets act (Dma), la nuova legislazione europea per limitare l’onnipotenza delle grandi piattaforme. Il fatto che Amazon si sia offerta di cooperare – e che altri colossi come Apple si stiano già adeguando al Dma e ad altre decisioni dell’Ue – mostra la potenza normativa dell’Ue a livello globale.
L’accordo tra la Commissione e Amazon è il frutto di due inchieste dei servizi di Vestager. La prima era stata lanciata nel luglio del 2019 sull’uso dei dati non pubblici di altri rivenditori da parte di Amazon. Il colosso era accusato di calibrare le proprie decisioni commerciali sulla base dei dati dei concorrenti, distorcendo la concorrenza. Questa pratica sarà vietata dal Dma. Alla fine Amazon si è impegnata a non usare i dati non pubblici legati alle attività di rivenditori indipendenti per le attività commerciali (vale tanto per gli impiegati quanto per gli algoritmi). La seconda indagine, partita nel novembre del 2020, riguardava la Buy box e la possibilità per i rivenditori concorrenti di offrire prodotti con Prime. Amazon era accusata di favorire in modo diretto le proprie attività di rivenditore e di trarre vantaggio in modo indiretto imponendo ai concorrenti l’utilizzo della sua logistica. Anche se le due pratiche non sono coperte dal Dma, Amazon ha accettato di trattare allo stesso modo tutti i rivenditori per la Buy box, di mostrare una seconda Box con offerte diverse per lo stesso prodotto, di permettere ai rivenditori Prime di scegliere il proprio trasportatore e di non usare le informazioni sulle consegne a proprio vantaggio.
Vestager ha sottolineato che, dopo questa decisione, “non sarà più Amazon a determinare le regole per tutti gli attori sulla sua piattaforma”. Con il Digital markets act e con il Digital services act (Dsa) sono i colossi del digitale a doversi adeguare alle regole dell’Ue per continuare ad avere accesso al suo ricco mercato e ai suoi 450 milioni di consumatori. “Pur continuando a non essere d’accordo con molte delle conclusioni preliminari” delle inchieste lanciate da Vestager “ci siamo impegnati in modo costruttivo per poter continuare a servire i clienti in tutta Europa e supportare le 225 mila piccole e medie imprese europee che vendono attraverso i nostri negozi”, ha detto Amazon. Vestager ha consigliato a tutti i colossi digitali di anticipare l’entrata in vigore del Dma e del Dsa per non ritrovarsi come sua madre, che si accorge a cinque giorni dal Natale di dover fare ancora i regali.
E’ quello che sta facendo Apple che, secondo Bloomberg, nel 2023 aprirà il suo sistema operativo ad app store concorrenti. Il costo è alto per Cupertino: le commissioni incassate con l’App store ufficiale arrivano al 30 per cento. Apple ha anche ceduto sul regolamento dell’Ue che impone il caricatore unico Usb-c. L’avvertimento di Vestager a Facebook è stato lanciato lunedì. La Commissione ha notificato formalmente a Meta il sospetto di abuso di posizione dominante per il legame tra il servizio di pubblicità online, Facebook Marketplace, e il suo social network, Facebook.