effetto mondiale
Grazie alla Coppa del mondo, l'Argentina si distrae e Fernández resta al governo
In paese dove quattro su dieci sono sotto la soglia di povertà, i risultati della nazionale hanno spostato i riflettori dalla politica e dal presidente. Una vittoria avvenuta giusto a ridosso dell’anniversario della rivolta del dicembre 2001, che fece 39 morti. E che ogni anno diventa occasione di protesta. Questa volta andrà diversamente
C’era l’ex presidente e leader del centrodestra Mauricio Macri, sugli spalti durante la partita di esordio persa dall’Argentina con l’Arabia Saudita, e con stile molto tipico i simpatizzanti della sinistra peronista-kirchnerista al governo lo avevano tacciato di “mufa”, cioè jettatore. Macri l’aveva presa a ridere, ricordando i 17 campionati vinti come presidente del Boca Juniors, e comunque è rimasto a vedere anche le partite successive. Che è questa la ragione per cui il presidente Alberto Fernández ha declinato di essere presente alla finale assieme a Macron, lo ha confermato lui stesso. “Come milioni di compatrioti, godrò la finale di Coppa del Mondo a casa. Vivrò questo momento fantastico come ho fatto finora, assieme alla mia gente”, e poi, “le cabale sono cabale”.
In questo momento in Argentina, colpita da una siccità record, l’inflazione è al 100 per 100 – quattro argentini su dieci sono sotto la soglia della povertà. La vicepresidente ed ex presidente Cristina Kirchner, la politica più popolare della coalizione di governo, dopo essere sopravvissuta a un tentativo di omicidio in cui una pistola puntata a pochi centimetri dalla sua faccia non ha sparato, il 6 dicembre scorso è stata condannata per corruzione a sei anni di carcere e alla inabilitazione perpetua dai pubblici uffici: per ora senza effetti, perché è in primo grado e c’è l’immunità, ma lei ha già rinunciato a candidarsi l’anno prossimo, per elezioni in cui sondaggi e dati del Mid Term locale fanno prevedere di vittoria dei macristi. Forse anche una grande ascesa dell’ultraliberista eccentrico Javier Milei. Comunque, la condanna di Kirchner ha accentuato la polemica e la spaccatura tra la componente della maggioranza, che fa capo al presidente, e quella di Cristina.
La vittoria al Mondiale è avvenuta giusto a ridosso dell’anniversario della rivolta contro il blocco dei conti in banca che la notte tra il 19 e il 20 dicembre 2001 fece 39 morti, e il 21 dicembre successivo obbligò Fernando de la Rúa, ultimo presidente radicale, a scappare in elicottero dal tetto della Casa Rosada. La coalizione di Fernández è erede di quel Maidan argentino. Ma quella data a Buenos Aires è tuttora abituale occasione di proteste: non importa chi sia al potere, se la situazione è cattiva come ora. E i sindacati già si preparavano a grandi mobilitazioni per chiedere aumenti salariali e bonus.
Come aveva previsto El País giovedì, l’arrivo in finale ha significato per Fernández una insperata occasione per “disinnescare il temuto effetto dicembre”, proprio perché i risultati della nazionale hanno distratto dalla politica. Vero, che è passata inosservata e ampiamente disertata anche la cerimonia spettacolo con cui mercoledì Fernández ha celebrato i tre anni della sua Amministrazione e i 39 anni al ritorno alla democrazia, dopo l’ultimo regime militare. Ma poco male. L’Argentina campione significa ora giorni e giorni di festeggiamenti; poi arriveranno le vacanze di Natale e Capodanno; e a gennaio nell’Emisfero australe inizia l’alta stagione delle vacanze estive. A quel punto il pericolo sarà passato, e Fernández potrà provare ad andare avanti fino alle elezioni.
El País prevedeva che, pur se meno potente, l’effetto ci sarebbe stato anche in caso di secondo posto. Evidentemente, però, non se Fernández era presente e si faceva l’immagine anche lui di jettatore. Insomma, dire che restava a casa per essere populisticamente vicino alla massa dei tifosi televisivi è stata una strategia per massimizzare l’utile evitando i rischi. Comunque, adesso il governo argentino si starebbe anche preparando a festeggiare la vittoria con un bonus per i 4,4 milioni di argentini poveri. Vero: un po’ di debito in più rispetto a quello che già dal primo al secondo trimestre 2022 è salito di altri 482 milioni di dollari, arrivando a quota 274.837. Ma tanto sono conti che andranno ai successori. A parte la Kirchner, che non si ricandida, anche lui ha fatto sapere che al massimo farà il direttore della campagna elettorale di un candidato da individuare.
L’Economist cita il politologo Andrés Malamud, secondo cui “la febbre della Coppa del Mondo ha aiutato il governo a concludere in modo abbastanza pacifico un anno che altrimenti avrebbe potuto essere esplosivo”, e aggiunge che “la nazionale argentina potrebbe dare lezione ai suoi politici”. “I leader politici argentini parlano bene, ma non ottengono risultati. A differenza di mister Messi, che parla a bassa voce e segna gol senza pietà”. Ma questa, come avrebbe detto Kipling, è un’altra storia.
Dalle piazze ai palazzi