nuovi orientamenti
Nell'Inghilterra post cristiana è meglio non pronunciare la parola “Natale”
Dai dipendenti pubblici alle università, la neolingua inclusiva. Un metodo che riflette il nuovo censimento del paese. La cristianità sta cedendo il passo all'ateismo e all'Islam
“Ero a Edimburgo nel fine settimana e, a pochi giorni dal Natale, ho deciso di fare un salto nella cattedrale cattolica per confessarmi. Prevedendo una lunga coda, sono arrivato con quindici minuti di anticipo – una precauzione non necessaria perché quando il prete si è seduto, solo in due lo stavamo aspettando. Le vecchie abitudini stanno morendo in un paese in cui la fede sta appassendo. Sembra che, dopo decenni di mormorii e discorsi, i britannici abbiano finalmente rinunciato a Dio”.
Così Tim Stanley sul Telegraph sintetizza bene il mood nel paese che, prima che con la Brexit dalla Ue, sembra uscito dalla cristianità. Il Museum of the Home ha appena ribattezzato la sua mostra natalizia “Festival invernale”, cancellando il riferimento al Natale. Intanto l’Università di Brighton ha consigliato al personale di non dire “Natale” e di chiamarlo, invece, “periodo di chiusura invernale”. La parola “Natale” è troppo “cristiano-centrica”, secondo un documento di nove pagine per l’“orientamento linguistico inclusivo” inviato ai docenti.
Ai dipendenti pubblici è stato invece detto che devono riferirsi alle feste di Natale come “celebrazioni festive”. Oltre alla corsa ai regali, in Inghilterra c’è quella a sembrare “inclusivi” e post cristiani a tutti i costi. Riflette il nuovo censimento. Meno della metà delle persone in Inghilterra e Galles ora si definisce cristiano, con l’ateismo e l’islam che stanno guadagnando terreno. L’Inghilterra non è più a maggioranza cristiana per la prima volta dal VII secolo, da quando cioè le isole sono state convertite dal paganesimo al cristianesimo, 1.300 anni fa. Al 46 per cento cristiana contro il 59 per cento del precedente censimento, nel 2011.
Notizia di queste ore che metà delle chiese d’Inghilterra rimarrà chiusa durante i giorni di Natale per le tradizionali preghiere fuori dalle messe. Si invera quanto ha detto Louise Casey, “zar” dell’integrazione del governo britannico, che ha avvertito che “le tradizioni come il Natale scompariranno se la gente non difenderà i valori britannici”. Un anno fa i funzionari del Regno Unito hanno eliminato la parola “Natale” da una campagna del governo per paura che potesse “offendere le minoranze”. La campagna era “Non portare a casa il Covid per Natale”. “Ci è stato consigliato dal Cabinet Office a non usare la parola ‘Natale’, poiché la campagna del governo deve essere inclusiva e alcune religioni non celebrano il Natale”, hanno detto al Telegraph funzionari governativi.
Se l’ex arcivescovo di Canterbury, Lord Carey, ha avvertito che la cristianità inglese “è a una generazione dall’estinzione”, Peter Hitchens, cattolico che con il fratello ateo – il compianto Christopher – condivide la verve linguistica, sul Daily Mail scrive: “Le chiese cristiane sono quasi scomparse dalla vita del popolo britannico. Le cappelle del Galles sono in rovina, le chiese cattoliche del nord-ovest industriale sono vuote e abbandonate, gli anglicani si affrettano nei loro edifici sacri come topi tra antiche rovine. I cori e le campane tacciono, gli inni non vengono più cantati e una a una le porte delle chiese vengono chiuse e luoghi che hanno visto per secoli il culto diventano spogli musei di una fede morta”. Un tantino tranchant, ma come amano dire gli anglosassoni, to the point.