Editoriali
I talebani escludono le donne dalle ong, dove fornivano un aiuto indispensabile
La misura è stata introdotta dal regime con la scusa che alcune donne non indossavano correttamente il velo, e così Save the Children, International Rescue Committee, Norwegian Refugee Council e Care hanno detto che, senza il loro aiuto e contributo non riusciranno più a lavorare in modo efficace
I talebani hanno vietato alle donne anche di lavorare presso le organizzazioni non governative che operano in Afghanistan e che sono indispensabili per il sostegno di un popolo brutalizzato e impoverito dal regime. Dopo aver chiuso le scuole alle studentesse, i talebani limitano i lavori che le donne possono fare: come si sa, scuola e lavoro sono le uniche alternative per loro per uscire di casa e per non essere costrette a rimanere invisibili, vessate e prigioniere, nelle case. La misura è stata introdotta dal regime con la scusa che alcune donne non indossavano correttamente il velo, e così quattro grandi ong – Save the Children, International Rescue Committee, Norwegian Refugee Council e Care – hanno detto che, senza l’aiuto e il contributo delle donne, che erano grandi e importanti, non riusciranno più a lavorare in modo efficace. Poiché le ong sono di fatto lo stato sociale di un regime che ha, come molti regimi, disprezzo per il suo stesso popolo (e che ha pochi fondi: quelli che ha li tiene per sé), se non riescono più a operare, i più poveri, i più malati, i più piccoli, i più deboli resteranno abbandonati a loro stessi. Il lavoro delle donne era questo: portare assistenza laddove non c’è.
Secondo la Croce rossa internazionale, metà della popolazione afghana ha bisogno di aiuti umanitari per sopravvivere: stiamo parlando di circa dodici milioni di persone. Karen Decker, la rappresentante americana in Afghanistan, ha chiesto spiegazioni; un portavoce del governo talebano le ha risposto: “Non permettiamo a nessuno di dire sciocchezze o di minacciare le decisioni dei nostri leader con la scusa degli aiuti umanitari”. Gli aiuti non sono una scusa, semmai lo è il velo malmesso: gli aiuti sono una necessità e un’urgenza, ma la voce americana qui suona stonata dopo il ritiro dell’anno scorso. Le proteste degli studenti in difesa delle studentesse sono state censurate e disperse dal regime, mentre l’Afghanistan muore ogni giorno un po’, invisibile.