strategie energetiche
La Germania punta al petrolio kazako, attraverso tubi russi
Il Kazakistan sarebbe pronto a vendere ai tedeschi fra due e cinque milioni di tonnellate di greggio all’anno. È la soluzione individuata da Berlino ora che le sanzioni si fanno più severe. Ma di mezzo c'è un operatore della Russia
Berlino. Per inaugurare il primo rigassificatore di gnl a Wilhelmshaven una settimana prima di Natale, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha indossato un casco bianco di sicurezza, un giaccone giallo fosforescente e un raro sorriso, segno di soddisfazione. Alla cerimonia c’erano anche il ministro dell’Economia, il verde Robert Habeck, e quello delle Finanze, Christian Lindner, dei Liberali. Il governo al completo, insomma, ha celebrato la conclusione di un’opera annunciata all’indomani dell’invasione russa dell’Ucraina: una tempistica che l’Italia, a Piombino, può solo sognare. Ciliegina sulla torta, la pipeline che parte da Wilhelmshaven in futuro potrà trasportare l’idrogeno. Ancora più notevole è come altri due terminal per il gnl dovrebbero essere inaugurati entro primavera, e altri tre il prossimo inverno. La loro capacità totale sarà oltre la metà del volume di gas russo fornito dai gasdotti lo scorso inverno.
La Germania continua a lavorare per rendersi autonoma dalla Russia. Se il gas è l’energia di oggi e l’idrogeno quella di domani, non si può però dimenticare il petrolio. Quello consumato dai tedeschi è, anzi era, estratto in gran parte nei giacimenti russi. Nel 2021 la Repubblica federale tedesca ha importato oltre 80 milioni di tonnellate di greggio: del totale il 34 per cento è arrivato dalla Russia, il 12,5 dagli Stati Uniti e a seguire Kazakistan, Norvegia e Regno Unito attorno al 9,5 per cento. Ma nell’anno che si sta per chiudere le cose sono cambiate: a fine maggio l’Ue ha approvato il sesto pacchetto di sanzioni vietando l’import di petrolio e prodotti raffinati dalla Federazione russa, e dal 5 dicembre l’arrivo di greggio russo via mare è vietato. Un problema per le due grandi raffinerie tedesche di Leuna in Sassonia-Anhalt e Schwedt in Brandeburgo, collegate alla Russia dal ciclopico oleodotto Družba (dell’amicizia): 4.000 km di condutture che uniscono la Siberia occidentale al cuore dell’ex Germania est. Mentre scattava lo stop al commercio di greggio via mare, l’operatore russo di petrolio Transneft ha reso noto di aver ricevuto nuovi ordinativi da Berlino per rifornire Schwedt e Leuna. Notizie false, ha dichiarato a Bloomberg una portavoce del ministero dell'Economia tedesco: “Le compagnie di oli minerali delle raffinerie di Leuna e Schwedt non ordineranno più greggio russo nel nuovo anno”.
In questi mesi di embargo i due grandi impianti non sono rimasti inattivi. Franziska Holz, numero due del dipartimento Energia dell’Istituto tedesco per la ricerca economica (Diw Berlin), ha spiegato al Foglio che “fino alla fine di quest’anno è ancora consentito importare petrolio russo attraverso gli oleodotti ed entrambe le raffinerie della Germania est hanno continuato a farlo: Leuna meno di Schwedt”. Ma il greggio non arriva più solo da est: “Entrambe le raffinerie sono ora collegate con un oleodotto al porto di Danzica in Polonia e possono acquistare greggio sui mercati mondiali da fornitori diversi dalla Russia”. Mentre lavorava a far arrivare il gnl sulle proprie coste occidentali, la Germania ha dunque approntato una nuova fonte di greggio a un sistema altrimenti collegato solo con Mosca e lontano dal mare. E adesso che il blocco antirusso si fa più severo, Berlino gioca la carta del Kazakistan. “A causa della sua posizione senza sbocco sul mare – riprende Holz – il Kazakistan esporta il suo greggio attraverso un sistema di oleodotti russo e poi ancora via nave dal Mar Nero o dal Mar Baltico. Tuttavia, il partner commerciale degli importatori tedeschi ed europei è l’esportatore di petrolio kazako, i cui flussi non sono soggetti ad alcuna sanzione”.
Astana sarebbe pronta a vendere ai tedeschi fra due e cinque milioni di tonnellate di petrolio l’anno. Tutto risolto dunque? Non proprio. Come osserva ancora Bloomberg, il greggio kazako viene pompato a Samara in Russia, miscelato con le forniture russe ed esportato attraverso i porti di Ust-Luga (sul Baltico) e di Novorossijsk (sul Mar Nero). I volumi di proprietà della kazaka KazTransOil sono esenti dalle sanzioni dell’Ue e il petrolio potrebbe essere deviato dai porti all’oleodotto Druzhba, ma ciò richiederebbe la partecipazione dell’operatore russo. E proprio ieri, secondo Reuters, il governo kazako avrebbe chiesto il permesso a Transneft di trasferire a gennaio 20 mila tonnellate di greggio dal giacimento petrolifero di Karachaganak alla Germania.