bombardamenti indiscriminati
Asimmetrie di guerra. Nell'invasione russa dell'Ucraina non c'è nulla di equo
Lo scontro tra le parti non è proporzionato. Così Putin attacca gli ucraini con droni iraniani. Lo fa senza logica né cadenza. Prende di mira solo obiettivi civili. Ma anche il Nyt è caduto nella trappola della propaganda russa e ha parlato di entrambi i paesi come ostacoli alla pace
Dopo che Mosca ha detto che la resistenza ucraina è “insensata”, dopo che ha denunciato l’aggressione dell’occidente alla Russia che vuole portare alla sua “distruzione”, dopo che ha offerto false proposte di negoziato; dopo che persino il New York Times è inciampato nella propaganda russa e ha equiparato le posizioni “hard-line” della Russia e dell’Ucraina, ugualmente ostacoli alla pace; dopo tutto, l’esercito di Vladimir Putin ha scaricato droni e missili sulle principali città ucraine, in poche ore, ieri al risveglio. Ha colpito le infrastrutture dell’acqua e dell’elettricità, come fa ormai da tre mesi, alternando attacchi multipli ed enormi ad attacchi più piccoli ma comunque quotidiani: alcuni ucraini cercano una logica, una cadenza, la formula dei colpi russi, per prepararsi, ma non la trovano, e così s’infilano nei rifugi, riescono, contano i morti e i danni e i bottiglioni d’acqua rimasti e le candele.
L’attacco di ieri, prima con i droni forniti dall’Iran poi con i missili, è stato tra i più devastanti (anche se questa è una classifica in continuo e osceno aggiornamento) e ordinariamente indiscriminato, perché ci sono soltanto obiettivi civili, come sempre. Frammenti di un missile ucraino della contraerea sono caduti in territorio bielorusso, e il governo del dittatore di Minsk, Aleksandr Lukashenka, ha convocato immediatamente l’ambasciatore ucraino per chiedere un’investigazione sul “grave fatto”: tanta indignazione da parte di un paese che da dieci mesi si offre come base d’appoggio militare e ideologica dell’aggressione russa sarebbe quasi comica, se nel frattempo l’Ucraina e gli ucraini non fossero stati distrutti.
Sui canali Telegram i russi invasati festeggiavano, è la giusta risposta agli attacchi degli ucraini in territorio russo dicevano, riferendosi all’attacco alla base militare di Engel di inizio settimana, in cui sono morti tre soldati. La sproporzione non andrebbe nemmeno spiegata se non fosse ancora forte la tendenza a equiparare ogni cosa: la volontà ucraina di vivere in pace nel proprio paese con la volontà russa di spianare con la forza un paese sovrano e un popolo; un drone contro una base militare nel territorio di una nazione che ha mosso guerra a un’altra con cento e più missili contro obiettivi civili.
In una rara e interessante intervista, un pilota dell’esercito ucraino spiega quali sono i margini di errore di un attacco aereo, e alla domanda ipotetica: devi bombardare un’area urbana, come ti muovi?, risponde: “Non voglio parlare per ipotesi perché questa cosa è impossibile già in teoria. La nostra leadership politica e militare non lo permetterebbe mai”. Nel continuo discutere di pace ci dimentichiamo che anche la guerra ha delle regole, che non tutto è liquidabile come la guerra è brutta e si muore, e che Putin vìola non soltanto le regole della pace, ma anche quelle della guerra.
E mentre il governo di Kyiv prepara gli ucraini a un Capodanno buio, mentre ripete che sostenere l’Ucraina non è beneficenza ma è difesa della sicurezza occidentale, mentre gli alleati si apprestano a rafforzare la difesa aerea ucraina come ha ribadito ieri anche la premier italiana, Giorgia Meloni, molti continuano a inciampare nel dibattito sulla fine della guerra, confondendola con il negoziato: sapremo che Putin apre alla pace quando smetterà di bombardare l’Ucraina. Fino ad allora, l’Ucraina dovrà continuare a difendersi.