nel donetsk
L'attacco a Makiivka che ha smentito Putin
Gli ucraini colpiscono una base militare russa nella regione di Donetsk e il ministero della Difesa di Mosca minimizza sul numero delle vittime. Poche ore prima il presidente aveva elogiato la potenza dell’esercito e l’unità del suo popolo. Ma è tutto il contrario
Ogni volta che Vladimir Putin elogia la potenza dell’esercito russo, le sue conquiste e celebra l’unità del suo popolo, sul campo di battaglia in Ucraina succede sempre qualcosa di clamoroso. Dopo il discorso di capodanno del presidente russo, nelle prime ore del nuovo anno, l’esercito di Kyiv è riuscito a colpire una scuola utilizzata come base militare dai russi a Makiivka, nella regione occupata di Donetsk. E’ stato un attacco potente, portato a termine grazie ai lanciarazzi americani Himars e, secondo il ministero della Difesa russo, le vittime sarebbero 63. Secondo gli ucraini sono molti di più, almeno 400 e chi, tra i russi, contesta i generali, la pensa come Kyiv. Quello che rimproverano ai vertici militari è innanzitutto di aver ammassato centinaia di soldati in un unico punto, di non aver calcolato che la struttura rientrava nel raggio d’azione dell’artiglieria ucraina, che è ormai molto esteso. Inoltre, secondo il ministero della Difesa di Mosca, Kyiv è stata in grado di localizzare la struttura a causa dei segnali dei cellulari utilizzati dai soldati, e chi è a favore della guerra ma ne contesta i comandanti ha criticato queste affermazioni come il tentativo di addossare alle vittime la responsabilità del fallimento dei loro capi. Anche il numero di feriti è alto, secondo l’esercito ucraino sarebbero trecento e la maggior parte degli uomini presenti nella base erano dei mobilitati, quindi i soldati che secondo Mosca dovrebbero rafforzare l’esercito durante l’inverno e dare nuova forma all’offensiva. A Makiivka, la Russia ha perso circa mille uomini, tra morti e feriti. Questo dato rende l’attacco paragonabile ad altri episodi inaspettati della guerra, come il bombardamento contro il ponte di Crimea o l’affondamento dell’incrociatore Moskva.
Negli ultimi giorni del 2022, il Cremlino ha impartito le sue istruzioni su come sarebbe stato opportuno raccontare l’anno appena trascorso. Le linee guida sono state ricevute da politici, conduttori televisivi e generali e per nulla si discostano dal senso di trionfalismo e sacrificio che ha cercato di trasmettere Putin presentandosi al fianco di soldati-comparse a Rostov sul Don. Negli spettacoli scintillanti del 31 notte, tra paillette, rossetti sgargianti, battutacce sugli ucraini e champagne, i maggiori commentatori della televisione di stato, tutti riuniti per l’occasione, hanno detto che l’occidente dovrà capire che, gli piaccia o no, la Russia si sta espandendo e, per rendere più chiara l’idea, si sono spesso riferiti all’Ucraina come “la provincia russa del sud”. Nel frattempo a Makiivka gli ucraini portavano a termine il loro attacco e davano un ulteriore prova delle loro capacità militari, mentre i comandanti russi, a loro volta, davano prova della mancanza di cautela e di preparazione. Chi non è pronto a mascherare con la propaganda la guerra fallimentare, e chi invece vorrebbe aumentarne, se possibile, la brutalità. Chi incolpa del fallimento i comandanti ci tiene a far sapere il numero esatto delle vittime, ci tiene a fare la rassegna degli errori, a raccontare le incapacità. Il Cremlino con le sue linee guida combatte la sua guerra dell’informazione contro l’occidente, ma ha anche quella interna a cui pensare.