sul campo
La prevedibilità dei soldati russi rende la loro vita al fronte un inferno
Combattere con la lista della spesa. Dagli assalti dissanguanti come a Bakhmut agli errori assurdi come a Makiivka
Mosca persegue i suoi obiettivi militari in Ucraina come fossero un elenco della spesa e, spuntati alcuni nomi nella lista e sulla mappa (il primo era stato Mariupol, la scorsa primavera era Severodonetsk), questo autunno è arrivato il turno di Bakhmut. La tecnica del martellamento ossessivo implica di continuare a insistere anche quando le condizioni sono diventate proibitive e di non fermarsi mai a fare una valutazione costi-benefici. Il contrario di quello che ha fatto Kyiv che alla fine dell’estate, mentre premeva in direzione sud e verso Kherson, ha improvvisamente rivisto i propri piani e ha sfondato nel nord-est, a Kharkiv, dove si era appena creato un buco nelle linee di difesa dell’esercito di Mosca.
Il martellamento ossessivo è lo stesso metodo adottato anche a Mariupol e Severodonetsk, ma Bakhmut è molto meno importante soprattutto della prima ma anche della seconda. Fossilizzarsi su un nome sulla mappa, invece di monitorare costantemente tutta la linea del fronte e sfruttare le occasioni dove si creano, ha reso i russi particolarmente prevedibili in questa guerra. E la prevedibilità sta rendendo esageratamente costoso e doloroso ogni loro sforzo militare. Il fatto che Mosca insista su Bakhmut da mesi (per il momento senza successo), ha fatto sì che gli ucraini avessero il tempo di costruire delle fortificazioni dentro la città e alle sue spalle. Anche il capo della compagnia di mercenari Wagner, Evgeni Prigozhin, che è l’architetto della strategia autolesionistica di Bakhmut, adesso dice che “ogni casa è una fortezza”, “gli ucraini hanno costruito 500 fortezze qui”, per ridimensionare le aspettative sulla sua missione.
Ossessionarsi, essere prevedibili, significa dare il tempo all’esercito contro cui si combatte di organizzare le difese. Anche se i russi conquistassero la città che stanno distruggendo, non potrebbero proseguire dritto, non potrebbero più sfondare come gli ucraini avevano fatto con la controffensiva a sorpresa di settembre a Kharkiv.
L’analista Philip O’Brien, che insegna studi strategici all’università Saint Andrews e periodicamente pubblica un bollettino sulla guerra, nelle sue previsioni di inizio anno scrive che – in buona sostanza – l’obiettivo di Kyiv per la prima fase del 2023 è distruggere più soldati russi schierati in Ucraina possibile, ovunque si trovino. I soldati ucraini aggiungono che i russi li stanno aiutando molto nel farlo: si riferiscono alla doppia strage di mobilitati di capodanno, a Makiivka e a Pervomaisk, che si trova a meno di 25 chilometri a est da Bakhmut. La strage resa possibile dagli errori imperdonabili di Mosca: i soldati che dormono nel raggio dell’artiglieria ucraina tutti stipati in uno stesso punto, forse anche con i cellulari accesi che li rendono localizzabili e soprattutto con le loro munizioni stoccate due piani sotto (sono state le esplosioni secondarie delle bombe russe a causare la distruzione totale della base).
Se O’Brien dice che lo scopo degli ucraini in questo momento è distruggere più soldati di Mosca possibile, l’analista Michael Kofman del think tank Cna di Washington fa eco spiegando che, se in una prima fase gli obiettivi privilegiati degli Himars americani in uso agli ucraini erano depositi di munizioni e linee logistiche, adesso sono le concentrazioni di soldati nei territori occupati. O’Brien aggiunge che, con assalti dissanguanti come a Bakhmut ed errori come a Makiivka, i russi stanno dando una grossa mano a Kyiv che vuole decimare gli occupanti prima di aggredirli di nuovo per liberare i suoi territori.