gli schermi del cremlino

Putin vuole portare la guerra al cinema

Micol Flammini

Il presidente ama i film propagandistici e ci sono dei precedenti. Adesso ne vuole uno sull'invasione in Ucraina per mostrare “la lotta della Russia contro l’ideologia nazista"

Vladimir Putin è molto attento agli aspetti cinematografici della sua guerra. E’ abituato a fare grandi annunci con un’estetica grigiastra che sembra una cianfrusaglia del passato sovietico,   invece è frutto di un attento studio e serve a conferire al Cremlino quell’aura di  rispetto che il presidente pensa  derivi dalle forti minacce. Ieri ha fatto sapere che è partita  una nuova nave ammiraglia, la Gorshkov, pronta a solcare sia l’Antantico sia il Mediterraneo con a bordo i missili ipersonici Zirkon. L’intento era  restituire l’immagine di una Russia invasiva e che non teme i confini. Nelle stesse ore il capo dell’intelligence militare ucraina, Kyrylo Budanov, raccontava   all’americana Abc che potrebbero  verificarsi nuovi attacchi all’interno del territorio russo “sempre più in profondità”. All’apparenza, gli annunci ucraini non scompongono mai gli ufficiali di Mosca che, imperturbabili, continuano a dire: “Tutto va secondo i piani”.  La frase è granitica, ripetuta fino allo sfinimento, tanto da rendere palese che significa l’opposto: nulla è in ordine in Russia. Il Cremlino però spera ancora di convincere i suoi cittadini e l’ultimo mezzo pronto a essere mobilitato è il cinema. Putin ha chiesto di realizzare un film da proiettare a febbraio sull’ “operazione militare speciale”, una via di mezzo tra il documentario e la pellicola elogiativa per raccontare cosa fanno i soldati russi, contro chi combattono e come proteggono la Russia. I tempi di realizzazione saranno stretti, anche la durata non è chiara e si potrebbe anche  optare per  un cortometraggio da trasmettere  nei cinema prima dell’inizio di ogni spettacolo. Sarebbe il ritorno al cinegiornale, con l’intento propagandistico di convincere i russi che “tutto va secondo i piani”, che la Russia è in pericolo e di incitare nuovi uomini ad arruolarsi. 

 

Non sarebbe la prima volta che il Cremlino ricorre alla cinematografia per irrobustire la propaganda. Nel 2018 era stato girato un film per elogiare la costruzione del Ponte di Crimea realizzato  per collegare fisicamente la penisola ucraina annessa illegalmente da Mosca e la Russia. Nel 2019, dopo che l’emittente americana Hbo aveva realizzato la serie “Chernobyl”, i russi si erano dati da fare per mettere in scena la loro versione. Anche sul conflitto in Donbas era uscito un film realizzato dalla casa di produzione che fa riferimento a Evgeni Prigozhin, il capo delle milizie Wagner, quando ancora il Cremlino non ammetteva ufficialmente di partecipare alla guerra iniziata nel 2014. Il Ponte di Crimea poteva essere, dal punto di vista architettonico, rivendicato come un’impresa riuscita – in tanti ci avevano provato prima di Putin, anche Stalin – e il film sul disastro della centrale nucleare poteva essere interpretato come un pezzo di storia su cui Mosca ancora cerca di ragionare, ma la pellicola sulla guerra in Ucraina sembra un’avventura propagandistica più complessa perché il presidente non ha successi da rivendicare. L’occupazione di nuove regioni ucraine  è avvenuta con un tributo di vite molte alto  tra i soldati di Mosca – le ultime cifre parlano di centomila vittime – e con una spesa onerosa che ha portato la Russia a subire sanzioni, anche se ancora la popolazione non ne sente l’effetto. Il film non parlerà di tutto questo, ma, secondo quanto richiesto dal presidente, racconterà “la lotta della Russia contro l’ideologia nazista”, il “coraggio, la galanteria e l’eroismo” dei militari russi  e lo sforzo cinematografico dovrà essere accompagnato dall’apertura di musei e spazi pubblici dedicati alla guerra. 

 

La nebbia di propaganda che avvolge la Russia si infittisce mentre i protagonisti del tentativo di renderla una nazione democratica escono di scena. Martedì è morto Ruslan Khasbulatov, alleato di Boris Eltsin, poi suo rivale. Khasbulatov, cercò di fermare Eltsin mentre si accingeva a cambiare la costituzione per aumentare i poteri del presidente. La lotta politica fu molto accesa e il momento più pesante fu il bombardamento del Parlamento su ordine di Eltsin nel 1993. La Costituzione fu cambiata e anni dopo Putin sfruttò il  suo potere per cancellare ogni residuo di democrazia. 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)