La crescita, la transizione verde e le riforme. Il Pnrr di Kyiv
Se è l'Ucraina quella che rispetta gli obiettivi
I pannelli solari a Bucha e la nuova contraerea che salva (sempre) molti milioni in infrastrutture ucraine
Il presidente ucraino Zelensky e tutto il suo governo combattono una guerra atroce fiduciosi nella pace giusta che ci sarà dopo e per questo parlano di urbanistica intelligente, obiettivi di crescita e task force per le riforme e ad ascoltarli ci si scorda per un istante che vivono sotto le bombe. Alla fine del 2022 l’Ucraina ha battuto di 10 punti le previsioni della Banca mondiale, nel senso che la sua economia si è contratta di 10 punti percentuali in meno dei 45 previsti. Significa 20 miliardi di dollari in più disponibili in cassa. Kyiv sta facendo di tutto per rispettare le scadenze che si è data a luglio alla Ukraine Recovery Conference di Lugano: un appuntamento internazionale annuale in cui aggiorna gli altri paesi sui propri progressi e sulle prossime tappe. Tra gli obiettivi decennali c’è una crescita media annua del pil di 7 punti percentuali e la transizione verde. E’ una specie di Piano di ripresa e resilienza ucraino e, sorpresa, non è in ritardo.
La guerra russa in dieci mesi ha cancellato un terzo dell’economia ucraina. Gli obiettivi che Kyiv si è data a Lugano, davanti a Ursula von der Leyen e ad altri rappresentanti di paesi che sono diventati i suoi fondamentali finanziatori sono ambiziosi, ma non impossibili. Oltre che dagli sforzi degli ucraini, la possibilità di continuare a rispettarli dipende molto dalla costanza degli aiuti e da durata e modalità di conduzione della guerra. Dal 10 ottobre Putin ha cominciato la strategia dei bombardamenti a tappeto sulle infrastrutture strategiche ucraine, i danni potevano essere incalcolabili ma la contraerea occidentale sta consentendo a Kyiv di abbattere quasi tutti (o, spesso, tutti) i missili e i droni che i russi lanciano in ciascuna ondata. I blackout nelle città dipendono quasi sempre da operazioni controllate che rispondono a protocolli di sicurezza, servono a proteggere la rete e sono decisi da chi la gestisce, non sono causati dalla distruzione delle centrali da parte dei missili russi. La contraerea Nasams americana ha una probabilità di successo del 100 per cento e anche se un suo missile costa 500 mila dollari e un drone suicida iraniano appena 20 mila, il missile del Nasams evita un danno di decine di milioni: quello che si avrebbe se il velivolo esplosivo raggiungesse la struttura a cui mira.
Una delle sfide che Kyiv si è data per il 2032 è ridurre a un terzo la propria dipendenza da gas, petrolio e carbone (cioè soddisfare il 66 per cento del fabbisogno energetico nazionale con fonti pulite). Dove è già in corso la ricostruzione, come a Bucha, nei cantieri si usano pannelli solari da applicare sui nuovi tetti e materiale isolante per riempire le pareti. Un altro obiettivo è mantenere un tasso medio di crescita annua del 7 per cento. Kyiv, dopo il crollo dell’Unione sovietica, quando è diventata indipendente, ha vissuto la peggiore crisi della sua storia prima di questa guerra: dopo l’anno del tonfo cresceva al 6,9 per cento. Nelle guerre recenti, dopo il primo anno di conflitto, la Siria e lo Yemen hanno continuato a sprofondare, la Libia invece è cresciuta dell’86 per cento nel 2012 e l’Iraq del 53 nel 2004. Kyiv dice che il suo modello è il Dopoguerra europeo, gli ucraini non aspettano la fine della guerra per iniziare a imitarlo.