I pasdaran si specializzano in character assassination dei campioni di calcio iraniani
Feste e ville. Arresti, bugie e dirottamenti. I giocatori di Teheran stanno con la protesta, i Guardiani provano a demolirli ma ottengono l'effetto contrario
Il comandante dei pasdaran Mostafa Ajorlou aveva studiato un metodo infallibile per soffiare tutti i giocatori promettenti alle squadre rivali durante il calcio mercato: arrestarli e ricattarli. La stessa pratica è stata rispolverata con le ultime proteste
A capodanno c’è stata una retata di stelle del calcio iraniano a Damavand, un località piena di case vacanze ai piedi delle montagne a est della capitale Teheran, ma nella versione ufficiale sugli eventi di quella sera non torna niente.
A dare la notizia è stata Tasnim, l’agenzia di stampa che di fatto lavora per il Corpo dei guardiani della rivoluzione, titolo: “Arresto di alcuni calciatori durante una festa notturna”. Nella villa c’era Mehdi Ghaedi, che gioca nell’Esteghlal, ha 24 anni e stava festeggiando con sua moglie e degli amici il loro anniversario di matrimonio. Tasnim nel gennaio del 2021 aveva celebrato Ghaedi come il giovane giocatore più promettente d’Iran, ora lo accusa di essere un criminale e un pessimo esempio per gli adolescenti del paese, e dice che alla sua festa in villa c’erano droga, alcol, balli tra maschi e femmine, che le ragazze non portavano il velo e che i presenti erano tutti pericolosamente sballati. Tra loro c’erano almeno altri tre giocatori della Lega iraniana: Dariush Shojaeian, Mehdi Mehdipour e Babak Moradi. Ma c’erano anche i rispettivi genitori e le intere famiglie, i partecipanti si difendono dicendo che nessuno era fatto o ubriaco.
La versione di Tasnim è che le forze dell’ordine siano arrivate perché chiamate dai vicini esasperati dagli schiamazzi in piena notte, ma la villa dove hanno fatto irruzione è completamente isolata: intorno non c’è nulla a eccezione di un bosco. Le feste a Teheran e nella zona intorno alla capitale sono la prassi, di solito si svolgono indisturbate, la spiegazione più credibile per gli arresti di capodanno è un’altra: da mesi i pasdaran sono ossessionati dagli sportivi che simpatizzano con la protesta, la campagna contro i calciatori punta a demolire la loro immagine agli occhi dell’opinione pubblica iraniana ed è continuata dopo la fine dei mondiali in Qatar, anzi si è incattivita da quando il campione Ali Daei, ex capitano e allenatore della nazionale, è diventato il volto stampato sugli adesivi che i manifestanti attaccano in giro per i muri delle città e lui ha assunto il ruolo di leader (inconsapevole) della protesta. Daei è l’uomo più famoso del calcio iraniano nel mondo. Nonostante i pericoli, non è scappato e continua a sostenere i manifestanti. I negozi di sua proprietà sono stati confiscati per essere rimasti chiusi nei giorni in cui erano stati indetti gli scioperi. Il quotidiano Kayhan – quello il cui direttore viene nominato direttamente dalla Guida suprema – ha iniziato una campagna contro Daei, una noiosissima inchiesta a puntate che insiste sulla sua ricchezza “gonfiata e gratuita”. Daei è un mito e la campagna si sta rivelando controproducente per il giornale. Un volo diretto negli Emirati su cui viaggiavano la moglie e la figlia di Daei è stato “dirottato” dalle autorità della Repubblica islamica e riportato all’aeroporto di Kish per lasciare a terra le due donne.
Il primo calciatore a opporsi al governo era stato Ali Karimi, che ha giocato nel Bayern Monaco e nel Persepolis: il suo profilo Instagram con 14 milioni e mezzo di seguaci è un veicolo indispensabile per le comunicazioni della protesta iniziata il 16 settembre. I pasdaran hanno cominciato con lui il primo programma di character assassination di una celebrità del calcio iraniano e hanno provato a distruggerlo pubblicando le foto della sua villa, della palestra lussuosa in cui si allena e addirittura il conto delle bollette di casa sua. Karimi è scappato in Germania da dove continua a postare.
Alla fine di novembre l’agenzia di stampa dei pasdaran, Fars News, era stata hackerata e da quel furto di dati erano emerse alcune comunicazioni interne relative proprio al programma di delegittimazione e gogna sistematica degli sportivi iraniani considerati poco leali alle autorità.
Sulla notte di capodanno la versione di Tasnim è poco credibile e, sui social network, alcuni utenti iraniani l’hanno paragonata a una vicenda del passato. La Pas Teheran FC è una squadra che non esiste più ma all’inizio degli anni 2000 era famosa perché il suo presidente, il comandante dei pasdaran Mostafa Ajorlou, aveva studiato un metodo infallibile per soffiare tutti i giocatori promettenti alle squadre rivali durante il periodo del calcio mercato: arrestare quei calciatori e convincerli a firmare con lui per essere immediatamente rilasciati. Per i quattro giocatori arrestatati durante la festa a Damavand il ricatto sarebbe stato: dissociarsi dalla protesta e disconoscere pubblicamente Ali Daei.