I sostenitori di Bolsonaro occupano i palazzi delle istituzioni a Brasilia
Irruzione nelle sedi della presidenza, del Parlamento e della Corte suprema, vandalizzate. L'assalto, durato ore, si è concluso con l'intervento delle forze federali che hanno ripreso il controllo degli edifici. I video e le foto dell'attacco diffuse sui social
Migliaia di sostenitori dell'ex presidente del Brasile Jair Bolsonaro hanno dato l'assalto, domenica, ai palazzi delle massime istituzioni dello stato. L'attacco è durato ore e si è concluso con l'intervento delle forze federali, dopo una riunione d'emergenza dell'attuale presidente Luiz Inacio Lula da Silva con il governo e dopo aver ordinato la chiusura del centro della capitale.
Le forze di sicurezza hanno ripreso il controllo della Corte suprema, del terreno del Planalto, sede della presidenza, e quello del Congresso, invasi dai sostenitori di Bolsonaro che non accettano la vittoria del neo presidente e che hanno distrutto e saccheggiato i palazzi, vandalizzato i seggi, spaccato finestre e sventolato bandiere dai tetti degli edifici occupati.
All'esterno degli edifici delle istituzioni brasiliane una marea umana con la maglietta della nazionale di calcio o una bandiera verdeoro sulle spalle. Gli agenti della polizia militare del distretto federale e della forza di sicurezza nazionale hanno rimosso praticamente tutti i manifestanti bolsonaristi che si trovavano nell'accampamento allestito di fronte al quartier generale dell'esercito. Sul posto sono state arrestate 1.200 persone e almeno 40 autobus con manifestanti hanno lasciato la zona della tendopoli. In questo momento, scrive O Globo, ci sono solo ancora pochi manifestanti che stanno lasciando il sito. Intanto la polizia e l'esercito hanno recintato il quartier generale delle forze armate brasiliane. Anche per l'ex segretario alla sicurezza di Brasilia, Anderson Torres, esonerato dal suo incarico nel pomeriggio, dopo l'esplosione del caos, è stato chiesto l'arresto immediato. Le forze dell'ordine hanno sparato gas lacrimogeni e sparato proiettili di gomma e granate stordenti, anche con l'uso di elicotteri.
L'irruzione degli ultrà di Bolsonaro nelle istituzioni della capitale, a Brasilia, ricorda quella di due anni fa a Capitol Hill da parte dei sostenitori di Donald Trump. L’assalto avviene a una settimana esatta dall’insediamento di Lula: i sostenitori di Bolsonaro chiedono un intervento militare per rimuovere Lula dal suo incarico. Si temeva che potesse accadere qualcosa del genere perché l'ex presidente non ha mai fatto le congratulazioni a Lula per la sua elezione e quando, il 2 novembre, ha riconosciuto di fatto la sconfitta, dando inizio alla transizione, nel paese c’erano 267 sit-in di protesta. Da giorni centinaia di persone manifestavano davanti al quartier generale dell’esercito a Brasilia, denunciando presunti brogli elettorali — mai dimostrati — al ballottaggio presidenziale del 30 ottobre.
Bolsonaro ha lasciato il Brasile il 30 dicembre, due giorni prima della fine del suo mandato, e a bordo dell'aereo presidenziale dell'aviazione militare è andato a Orlando in Florida, negli Stati Uniti, rifiutandosi di partecipare alla cerimonia del trasferimento dei poteri.
Dopo alcune ore dai disordini, Bolsonaro ha condannato con un tweet l'assalto ai palazzi: "Le manifestazioni pacifiche, secondo la legge, fanno parte della democrazia. I saccheggi e le invasioni di edifici pubblici come quelli di oggi, così come quelli praticati dalla sinistra nel 2013 e nel 2017, sono illegali".
Il presidente Lula, che al momento dell'assalto si trovava nella città di Araraquara, devastata da un'alluvione, ha tenuto una conferenza stampa in diretta televisiva e ha annunciato di aver decretato un "intervento federale" che pone tutte le forze di sicurezza presenti a Brasilia sotto il controllo di una persona nominata dallo stesso Lula, Ricardo Garcia Capelli. "Troveremo tutti questi vandali e saranno tutti puniti", ha aggiunto Lula. "Quello che hanno fatto questi vandali, questi fanatici fascisti non ha precedenti nella storia del nostro paese. Chi ha finanziato (queste manifestazioni, ndr) pagherà per questi atti irresponsabili e antidemocratici", ha tuonato il capo dello stato attaccando anche la "polizia incompetente e in malafede" del distretto federale.
In polemica con Lula, dalla Florida Bolsonaro ha poi twittato: "Respingo le accuse, senza prove, a me attribuite dall'attuale capo di Stato del Brasile. Durante tutto il mio mandato, ho sempre rispettato la Costituzione, rispettando e difendendo le leggi, la democrazia, la trasparenza e la nostra sacra libertà".
Condanne dai leader internazionali
La violenza dei sostenitori dell'ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro è "terribile", ha detto il presidente americano Joe Biden ai giornalisti al seguito a El Pas, in Texas. "Condanniamo gli attacchi alla Presidenza, al Congresso e alla Corte Suprema del Brasile. Usare la violenza per attaccare le istituzioni democratiche è sempre inaccettabile. Ci uniamo al presidente Lula nel sollecitare la fine immediata di queste azioni", ha scritto su Twitter il segretario di stato americano, Antony Blinken.
"Condanna assoluta dell'assalto alle istituzioni democratiche del Brasile. Pieno sostegno al Presidente Lula Da Silva, democraticamente eletto da milioni di brasiliani attraverso elezioni giuste e libere", scrive in un tweet il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel.
"Sto seguendo con preoccupazione quanto sta accadendo in Brasile - così il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani -. Ogni atto di violenza contro le istituzioni democratiche deve essere condannato con grande fermezza. I risultati elettorali vanno sempre e comunque rispettati".
"Quanto accade in Brasile non può lasciarci indifferenti. Le immagini dell'irruzione nelle sedi istituzionali sono inaccettabili e incompatibili con qualsiasi forma di dissenso democratico. È urgente un ritorno alla normalità ed esprimiamo solidarietà alle Istituzioni brasiliane", ha scritto su Twitter la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Dalle piazze ai palazzi