Per fortuna l'erede è William, il principe che sa tenere a bada i suoi demoni
Gli scandali su William, che in rete godono di ottima salute, sarebbero rimasti fuori dalle pagine dei giornali proprio grazie al gioco sporco contro il fratello Harry, che con Spare, che esce oggi, ha deciso di denunciare
Ora immaginiamo che oggi in libreria arrivi Heir, Erede, memoir attesissimo ma, si sospetta, un po’ legnoso: William in bella posa in copertina, con qualcosa di aitante e qualcosa di già senile, quel sorriso che nessun dentista ha saputo correggere e lo sguardo privo di ogni mistero, e contenuti prevedibili, limati, prima ancora che da un asso del ghostwriting, da una psiche tutta forgiata dal senso del dovere e dalla lezione di nonna, secondo cui pubblico e privato non dovrebbero mai mischiarsi, almeno in teoria. E pazienza che fino a ora Elisabetta II sia stata praticamente l’unica a rispettare la regola: William un giorno sarà re e di certo vuole che ci sia ancora un trono caldo ad aspettarlo. Gli affezionati lettori di Heir, soprattutto anziani, gongolerebbero su qualche aneddoto dell’infanzia e su un aggettivo particolarmente tenero dedicato alla madre, prima di passare a guardare la sezione centrale con le foto, alcune delle quali magari tratte dagli album privati. Fine della storia. La fatica fatta per superare un lutto atroce, la lotta per tenere a bada un carattere incline all’ira e la pressione di avere sulle spalle il futuro della monarchia resterebbero nell’ombra, giustamente, lasciando gli osservatori molto soddisfatti di aver un tale esemplare di contegno sulla rampa di lancio verso la corona.
Invece oggi esce Spare e William, di cui non abbiamo e non vogliamo sapere se sia una figura angelica o un ottuso conservatore (purché si comporti bene e sappia guardare al futuro), è al centro di una valanga di attacchi tale da parte del fratello minore Harry che ci si chiede con sincera preoccupazione se e come riuscirà a trarre in salvo la sua figura pubblica e quella, internazionale, della monarchia. Le fonti lo descrivono “incandescente” ma deciso a non rispondere – deve essere un bello sforzo per uno che viene preso dalla “nebbia rossa” come i tori e rompe le ciotole del cane buttandoci sopra il fratello durante una rissa – e, nella vasta gamma di ciò che l’imperfezione umana offre, c’è da essere grati che l’erede al trono sia quello che doma meglio i suoi demoni, anche se di robustissimi demoni si tratta.
Da quando è uscita la storia della rissa nel cottage e di altri episodi, nessuna fonte è corsa a smentire il carattere del principe, al contrario: sulla stampa, anche quella più seria, sono circolate molte indiscrezioni sul suo “temper” infiammabile, così simile a quello che il mondo ha osservato con Carlo alle prese con una povera penna stilografica, e sul potere calmante di Kate. Addirittura, quando era bambino, con Diana ancora viva, la questione dei capricci e di una certa prepotenza – “Mio padre è un vero principe e mio padre può sconfiggere tuo padre”, usava dire agli amichetti, secondo la biografa Katie Nicholl – era stata posta all’attenzione di Elisabetta: ci volevano governanti severissime per inculcare sia il senso di eccezionalità sia le buone maniere. Bravo sportivo, studente mediocre, aveva sofferto molto per le uscite pubbliche di Diana e per la sua intervista alla Bbc, ottenuta con una buona dose di inganno, e ha sempre ritenuto la madre una vittima dei media. Ma la sua strategia è stata quella di non andare allo scontro frontale, forte anche di un livello di protezione e di tutela che Harry non ha mai avuto: certo, quando in Francia sono state pubblicate le foto di Kate in topless nel 2012, il settimanale in questione l’ha pagata davvero cara, ma per quasi tutto il resto i Cambridge hanno volato alto.
Secondo Harry, l’arma segreta sarebbero state le storielle crudeli elargite su di lui e su Meghan, disciplina di cui Camilla sarebbe maestra indiscussa, essendo arrivata a farsi mettere sul piedistallo dalla stampa dopo decenni di dileggio trasformandosi in gola profonda dei tabloid ben prima dell’arrivo dell’attrice americana. Gli scandali su William, che in rete godono di ottima salute, sarebbero rimasti fuori dalle pagine dei giornali proprio grazie a questo gioco sporco, che Spare ha deciso di denunciare, non sapendolo sfruttare, seppellendo tutto in un mare di vittimismo molto contemporaneo in cui William e Kate sono colpevoli anche di avergli fatto indossare la divisa da nazista, di non aver trovato simpatica Meghan, di non voler aprire un tavolo negoziale ora che volano gli stracci, che le luci si sono accese, che sulla favola dei due soldatini in alta uniforme che si incamminavano complici verso i rispettivi matrimoni è stato versato tanto fango, una melma in cui si mischiano talebani uccisi come pedine di scacchi, donne montate come cavalli e peni surgelati, e da cui emerge, inevitabilmente, una sola figura con le caratteristiche di un re.