La Cina a Davos prova a riaprire le comunicazioni col mondo
Liu He, vicepremier che una volta era considerato lo zar economico di Pechino, incontra la segretaria del Tesoro americano Janet Yellen. Sul tavolo pesa il rallentamento dell'economia cinese
Domani a Zurigo la segretaria del Tesoro americano, Janet Yellen, incontrerà Liu He, vicepremier cinese e quello che una volta era considerato lo zar economico di Pechino. Il funzionario cinese partecipa al gran ballo di Davos, il Forum economico mondiale che da ieri ha riportato la finanza globale in presenza nella cittadina svizzera, dopo gli anni online e un po’ defilati del Covid, mentre l’ex presidente della Federal Reserve farà uno scalo tecnico a Zurigo prima di volare verso l’Africa. Sarà il primo incontro di persona tra Yellen e Liu, che negli ultimi due anni hanno avuto tre conversazioni telefoniche, e secondo le autorità di America e Cina il loro vertice è parte della volontà di tenere “i canali di comunicazione aperti” tra le prime due economie del mondo, come stabilito durante l’incontro di metà novembre a Bali tra i leader, Joe Biden e Xi Jinping. Non è ancora chiaro se la delegazione cinese avrà modo di incontrare anche la rappresentante del commercio americana, Katherine Tai: il ministero degli Esteri di Pechino ha detto ai giornalisti ieri che “i team economici e commerciali di Cina e Stati Uniti sono in regolare comunicazione. Vi terremo informati in caso di novità”. E’ la prima volta sin dal 2019 che un alto funzionario della leadership cinese partecipa a Davos, un appuntamento particolarmente simbolico per Pechino. Cinque anni fa è stato proprio al Forum economico mondiale che il leader Xi Jinping ha pronunciato il suo primo discorso da alfiere della globalizzazione e del multilateralismo. Quel discorso passò alla storia come quello in cui la Cina di Xi voleva guidare l’economia globale: erano i tempi di Donald Trump e dell’America First, e in molti pensarono che le parole di difesa della globalizzazione di Xi potessero essere credibili e una valida alternativa al modello occidentale.
Poi è arrivata la pandemia, che si è portata dietro il protezionismo, la rottura delle catene di approvvigionamento, la politica Zero Covid di Pechino e la chiusura dei confini. Subito dopo è iniziata la guerra della Russia contro l’Ucraina. Il mondo è cambiato, sin da quel celebre discorso di Xi a Davos, e l’ambiente economico cinese – dopo un lungo periodo in cui la sua crescita sembrava inarrestabile – è radicalmente cambiato. La politica Zero Covid e poi la sua inversione improvvisa ha avuto effetti negativi sul mercato interno, perché i consumi non sono stati rilanciati come previsto, e sulla fiducia degli investitori stranieri, con conseguenze concrete: oggi l’Ufficio nazionale di statistica cinese pubblicherà i dati sul terzo quadrimestre del 2022, e le previsioni non sono ottimistiche. L’arrivo di Liu He in Svizzera è il segnale che la Cina è costretta a parlare con le grandi economie occidentali, ma lo fa da una posizione un po’ defilata, sondando il terreno: Liu infatti è prossimo alla pensione – la sua sostituzione dovrebbe avvenire a marzo – e già durante l’ultimo Congresso del Partito comunista cinese il suo ruolo era stato depotenziato. Fedelissimo di Xi, uomo chiave dei rapporti economici con l’America durante la crisi di èra Trump, Liu è un economista liberale, che ha studiato ad Harvard, uno dei pochi che, alla fine dello scorso anno, ha messo in luce alcune delle criticità fondamentali dello sviluppo cinese: l’eccessiva tendenza all’isolazionismo e all’autosufficienza. Difficile prevedere quali profili sostituiranno il suo, in grado di dialogare con le controparti americane parlando la stessa lingua di interessi.
Dopo il suo incontro con Liu He, Janet Yellen partirà per una missione di due settimane in tre paesi del continente africano, Senegal, Zambia e Sud Africa. Il viaggio è parte del tentativo americano di rincorrere la Cina sul piano della presenza economica e diplomatica: Pechino ha superato già da tempo l’America come maggior creditore dei paesi africani, e ogni anno, ormai da tempo, il ministro degli Esteri cinese inizia con una missione diplomatica in Africa.