Le manovre
L'ultima evoluzione dei trumpianissimi per darsi potere al Congresso
Pur di ottenere il posto di numero uno della Camera, Kevin McCarthy ha fatto diverse concessioni all’ala più a destra del Partito repubblicano: ma nulla avrebbe potuto senza una mediatrice come Marjorie Taylor Greene
Kevin McCarthy ha fatto quello che il suo predecessore, Paul Ryan, aveva scelto di non fare: cedere. Pur di ottenere il posto di numero uno della Camera ha fatto diverse concessioni all’ala più a destra del Partito repubblicano, partito che nelle votazioni per eleggere lo Speaker, a inizio gennaio, è stato tenuto in scacco da una minoranza. La sofferta negoziazione che ha permesso, dopo quindici votazioni, l’elezione di McCarthy è stata oliata dall’intercessione di Marjorie Taylor Greene – in una scena ripresa al Campidoglio si vede la deputata della Georgia mentre alza il cellulare, al telefono c’è Donald Trump e vuole passarlo a Matt Rosendale, deputato del Montana tra i principali ribelli che bloccavano il voto. Dopo aver ottenuto la posizione tanto agognata le prime parole di McCarthy sono state un elogio di Trump: “Lo voglio ringraziare, penso che nessuno debba mettere in dubbio la sua influenza, è stato con me fin dall’inizio”. Ma questa influenza non avrebbe avuto la stessa forza senza una mediatrice come Marjorie Taylor Greene, che ha capito fin da subito che per contare qualcosa tra i 215 deputati repubblicani non poteva continuare a fare la ribelle dentro al partito. Secondo alcune fonti vicine alla deputata, lei e McCarthy nei sei mesi precedenti al voto si sono incontrati una volta a settimana per discutere un’alleanza.
In cambio del suo appoggio e del suo impegno nella negoziazione si sarebbe fatta promettere da McCarthy un posto chiave in una delle commissioni che verranno formate dallo Speaker. Così, vista fino a ieri come una estremista filo QAnon, più trumpiana di Trump, ipercritica dell’establishment del partito, Marjorie Taylor Greene è diventata da un momento all’altro uno dei player principali del Congresso e del Gop. Il suo nuovo ruolo ha il sapore di una rivincita, perché nel febbraio del 2021, l’anno della sua elezione a Washington, le era stato vietato dai democratici, con l’appoggio di undici repubblicani, ogni ruolo all’interno delle commissioni per via delle sue dichiarazioni sull’illegittimità della presidenza di Joe Biden e delle pazze posizioni in difesa della violenza politica e dei complottismi antisemiti, oltre all’esaltazione per l’insurrezione del 6 gennaio.
MTG era salita alla ribalta nel 2019, come attivista, quando accusò alcune deputate della sinistra democratica, appartenenti alla Squad capitanata da Alexandria Ocasio-Cortez, di non essere legittime rappresentanti degli americani avendo giurato non sulla Bibbia ma sul Corano. Quando si è candidata, lo slogan di Greene è stato: “Salva l’America, ferma il socialismo”. Fino a ieri l’altro ha flirtato apertamente con complottisti e movimenti dell’alt-right, sui social ha messo in dubbio la veridicità dell’11 settembre e ha attaccato violentemente Hillary Clinton e Nancy Pelosi. Bionda, nemmeno cinquantenne, è adorata da Trump, tanto che alcune voci dicono che The Donald potrebbe sceglierla come candidata vicepresidente dovesse superare la sbarra delle eventuali primarie di partito (nessuno ha ancora deciso cosa fare in vista del 2024, molti nel partito hanno ancora troppa paura di Trump per sfidarlo apertamente).
Greene, entrata in politica solo quattro anni fa, rappresenta il recente prodotto del trumpismo che è riuscito ad arrivare a ottenere un ruolo chiave dentro le istituzioni, e mostra come il potere obblighi a dei compromessi: ha già abiurato le sue posizioni più estreme, cercando però di non alienarsi la base. Ha criticato la cena di Trump con Kanye West e l’antisemita Nick Fuentes, ad esempio, dopo esser stata soltanto due anni prima presente a un raduno di esaltati nazionalisti organizzato dallo stesso Fuentes. Solamente alcuni estremisti a cui strizzava l’occhio l’hanno attaccata per esser passata dal voler “distruggere il sistema” a sfruttarlo a proprio favore, ma altri, come alcuni commentatori del sito di destra Infowars, l’hanno difesa. A ora sta riuscendo nel suo equilibrismo, avendo una forte base di sostenitoti e, dopo il voto di McCarthy, una sponda da parte dell’establishment per entrate a pieno regime nei piani alti di Capitol Hill. Non solo, con il vuoto di potere che si è creato con la caduta di Trump, i suoi ex fedelissimi, come Greene, rischiano di diventare il nuovo volto del Partito repubblicano.