A Davos
Von der Leyen parla di aiuti di stato contro l'Ira di Biden. L'idea piace solo a Parigi e Berlino
La presidente della Commissione annuncia un nuovo “Piano industriale Green deal”, confermando l’intenzione di allentare le regole europee per sostenere l'economia. Ma i paesi più piccoli e indebitati non ci stanno. Giorgetti: "Il rischio è la frammentazione del mercato interno"
Bruxelles. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ieri ha annunciato un nuovo “Piano industriale Green deal”, confermando l’intenzione di allentare le regole sugli aiuti di stato per rispondere all’Inflation reduction act (Ira) dell’Amministrazione Biden. L’obiettivo è “rendere l’Europa la patria della tecnologia verde e dell’innovazione industriale sulla strada delle zero emissioni”, ha detto von der Leyen a Davos: “Per mantenere l’industria europea attraente c’è la necessità di essere competitivi con offerte e incentivi che sono attualmente disponibili fuori dall’Ue”. La scommessa di von der Leyen sugli aiuti di stato è rischiosa. All’Ecofin ieri solo Francia e Germania hanno sostenuto il suo piano. Di fronte ai rischi per il mercato unico, la maggioranza degli stati membri – compresa l’Italia – è contraria ad aprire il rubinetto degli aiuti di stato.
La risposta all’Ira americano sarà al centro dell’agenda del Consiglio europeo del 9 e 10 febbraio. I leader dell’Ue temono una fuga delle imprese europee verso gli Stati Uniti per beneficiare dei 370 miliardi di dollari di sussidi e sconti fiscali che l’Amministrazione Biden ha destinato alla transizione climatica ed energetica. Il piano di von der Leyen include permessi più rapidi e facili per le tecnologie verdi e un “Net-Zero Industry Act” per sviluppare le catene di approvvigionamento necessarie ad arrivare alle zero emissioni. Ma la parte più importante del piano – quella che ha il sostegno di Francia e Germania – riguarda il ricorso agli aiuti di stato. “Accelerarli e semplificarli”, ha detto ieri von der Leyen al Forum economico mondiale di Davos: “Calcoli più facili, procedure più semplici, approvazioni accelerate”. Von der Leyen ha parlato esplicitamente di “modelli semplici di sconti fiscali” da offrire alle imprese dell’Ue e di “aiuti mirati” per “rispondere ai rischi di rilocalizzazione” verso gli Stati Uniti di alcuni settori strategici.
Molte delle proposte della presidente della Commissione ricalcano la strategia “Made in Europe” promossa dal presidente francese, Emmanuel Macron, che ha chiesto uno “choc” di aiuti di stato per rispondere all’Ira. Il governo di Olaf Scholz vuole evitare che una parte dell’industria tedesca si sposti oltreoceano ed è pronto a rimettere mano al portafoglio dopo gli aiuti di stato record stanziati per il Covid e la crisi dei prezzi dell’energia. Ma i paesi più piccoli e quelli altamente indebitati stanno criticando sempre più apertamente l’approccio scelto da von der Leyen e dalla coppia franco-tedesca.
Per l’Italia “il semplice allentamento delle regole sugli aiuti di stato non è una soluzione”, ha detto ieri il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, dopo una discussione all’Ecofin sulla risposta all’Ira di Biden. Il rischio è di “avvantaggiare gli stati membri che godono di un margine di bilancio più ampio, aggravando così le divergenze economiche all’interno dell’Unione e conseguentemente la frammentazione del mercato interno”, ha spiegato Giorgetti: “Va bene rispondere all’Ira, ma attenzione a fare autogol in Europa”. A
Bruxelles, durante l’Ecofin, “solo Germania e Francia hanno difeso l’allentamento degli aiuti di stato. Gli altri sono scettici o contrari”, spiega al Foglio una fonte dell’Ue. A Davos è stato il premier belga, Alexander De Croo, ad avvertire del pericolo di “una corsa a chi ha le tasche più piene” nell’Ue. “Per definizione la Germania ha tasche più piene del Belgio”, ha ricordato De Croo. Von der Leyen ha riconosciuto che “solo pochi stati membri possono usare” gli aiuti di stato. “Per evitare un effetto di frammentazione sul mercato unico e per sostenere la transizione verso tecnologie pulite in tutta l’Unione, dobbiamo anche aumentare i finanziamenti dell’Ue”.
Nel medio termine von der Leyen pensa alla creazione di un “Fondo per la sovranità europea” che dovrebbe aumentare le risorse disponibili per la ricerca, l’innovazione e i progetti industriali strategici per raggiungere le zero emissioni. Tuttavia i tempi sono lunghi e le chance di successo limitate: la discussione dovrebbe iniziare solo in estate nell’ambito della revisione di metà periodo del quadro finanziario pluriennale dell’Ue, che può essere modificato solo all’unanimità. Dato che il Fondo per la sovranità europea “richiederà tempo”, la Commissione proporrà “una soluzione ponte per fornire un supporto rapido e mirato dove è più necessario”, ha detto von der Leyen. La presidente della Commissione non ha fornito dettagli su ciò che intende fare nell’immediato per garantire la parità di condizioni sugli aiuti di stato. Un’ipotesi è rendere più flessibile l’utilizzo delle risorse del Recovery fund, di RePowerEu e di altri strumenti finanziari legati alla transizione climatica. Ma significherebbe riciclare fondi già stanziati. Giorgetti ha auspicato di replicare “strumenti comuni” di debito come il Recovery fund e Sure. Ma per ora la Germania rimane contraria.