A Scholz costa più esitare che mandare i Leopard a Kyiv
Perché i tentennamenti del cancelliere tedesco sull'invio dei carri armati all'Ucraina non hanno senso. Tre punti: I sondaggi, i tank americani, la coalizione
Berlino. I soldi all’Ucraina sì, le armi no. Anzi sì, ma lentamente. E comunque solo dopo gli altri. L’invasione russa dell’Ucraina sta per compiere un anno e con lei anche l’atteggiamento tira e molla del governo tedesco, sempre titubante nel concedere aiuti militari a Kyiv. E’ un atteggiamento “deplorevole”, ha affermato la presidente della commissione Difesa al Bundestag, la liberale Marie-Agnes Strack-Zimmermann. Rivolgendosi alla Zdf, Strack-Zimmermann è andata giù dura: “Questa discussione sui Leopard II non accende una luce positiva su di noi: l’occidente ci aspetta ma noi invece aspettiamo sempre gli altri, e poi ci uniamo all’ultimo. Non è un bell’esempio”.
La sua è una chiamata di correo perché i Liberali sono parte del governo di Olaf Scholz che nicchia sull’invio in Ucraina sia di Leopard II tedeschi sia degli stessi carri acquistati anni fa da Polonia o paesi baltici. Con l’aggravante, aggiunge Strack-Zimmermann, che alla fine Berlino finirà per dire di sì come ha fatto in passato con i carri Marder, gli obici semoventi PzH 2000, il sistema antiaereo Iris-T SLM, i lanciarazzi Mars II, i lanciarazzi Stinger o i carri antiaereo Gepard. I tentennamenti che precedono l’invio di ogni nuova categoria di materiali offuscano la generosità della Germania che, dopo Stati Uniti e Regno Unito, resta il principale sostenitore occidentale di Kyiv contro Mosca.
Secondo l’osservatorio “Ukraine Support Tracker” dell’Ifw di Kiel al 7 dicembre Berlino aveva ceduto aiuti militari diretti a Kyiv per 2,23 miliardi di euro superando addirittura Londra (1,9 miliardi). Ma allora perché tentennare ancora?
Perché la Germania, ha sempre risposto il cancelliere, vuole evitare un allargamento del conflitto ai paesi della Nato. Parole con cui Scholz si dice interprete del sentimento prevalente in Germania, paese di solida tradizione antimilitarista. Ma non è vero nulla, proclama su Twitter Christopher Wratil, professore di Scienze Politiche all’Università di Vienna. Wratil ha studiato i sondaggi sugli aiuti militari dei tedeschi osservando che l’entusiasmo a favore dell’invio degli Herr e della Frau Müller era molto più alto lo scorso aprile ma si è ridotto a seguito delle campagne del governo e dei media sui rischi per la Germania. “Scholz – argomenta l’accademico – non segue l’opinione pubblica ma la modella”, come ha fatto in un’intervista a Spiegel lo scorso aprile, quando ha detto che si batterà per evitare un conflitto nucleare. Il cancelliere e il suo partito, parte del quale rimpiange i buoni rapporti con il Cremlino, avrebbero insomma lentamente soffiato sulla brace delle paure della Germania. Eppure un recente sondaggio YouGov rivela che se il 43 per cento dei tedeschi è contrario all’invio dei propri panzer a Kyiv, il 47 per cento non ha nulla in contrario all’incio dei Leopard II da parte di altri paesi europei. Anche i Liberali hanno svelato il gioco del governo e a chi dice che dopo i carri armati seguiranno le truppe tedesche in Ucraina io rispondo “questa è una critica ridicola, utilizzata solo dalle persone che sono incapaci di prendere delle decisioni”, ha rincarato la dose Strack-Zimmermann.
L’ultima delle scuse utilizzate da Scholz per prendere tempo sulla consegna dei Leopard II è quella poi di una Germania che non vuole andare avanti da sola e che chiede perciò agli Stati Uniti di consegnare per primi dei carri armati da combattimento. Gli americani hanno gli Abrams che, però, a detta degli esperti non solo richiederebbero mesi di formazione per i militari ucraini ma non sarebbero neppure adatti per il tipo di terreno; e ancora meno per la logistica della riparazione. Viene fra l’altro da chiedersi a che titolo Berlino, che pure ha donato 3 miliardi di dollari a Kyiv, detti condizioni alla Casa Bianca che ne ha già impegnati quasi 25 in soli aiuti militari. E poi la Germania non sarebbe né la sola né la prima a inviare dei carri di combattimento: i più pronti a farlo sarebbero i paesi del fronte orientale della Nato “che però non ci hanno ancora formalizzato una richiesta” ha dichiarato a un giornale francese la ministra degli Esteri tedesca, la verde Annalena Baerbock, assicurando che il governo di Scholz non direbbe di no. Una fuga in avanti colta al balzo da alcuni voci nella Cdu che, ha scritto ieri la Bild, hanno invitato Verdi e Liberali ad abbandonare Scholz alle sue esitazioni, gettando alle ortiche l’alleanza semaforo e formando al Bundestag una coalizione “Giamaica” nero, verde e gialla. Una provocazione, certo. Ma benché molto raro, il salto è previsto dalla Legge fondamentale tedesca alla voce “sfiducia costruttiva”. Le condizioni politiche forse ancora non ci sono, ma i numeri in aula sì, Scholz è avvisato.
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