una rassegna
C'è chi chiede la pace in Ucraina addossando la colpa della guerra a Zelensky
Su la Stampa e il Fatto quotidiano passa il messaggio che sia Kyiv a voler continuare le ostilità
È stata nei giorni scorsi, tra gli altri, la premier estone Kaja Kallas a sottolineare come nella guerra in Ucraina l'obiettivo dell'Unione europea fosse uno e uno soltanto: “Vogliamo tutti che la guerra finisca". E aveva anche evidenziato il problema principale: "La Russia ha inviato segnali chiari che continuerà la sua aggressione. La Russia ha un’enorme quantità di uomini e continuerà a mobilitarne centinaia di migliaia. Ha anche aumentato la produzione e la capacità della sua industria bellica. Ecco perché l’intera comunità transatlantica deve fare di più e dare aiuti militari su scala e velocità molto più ampie per assicurare la vittoria dell’Ucraina”. Anche perché se così non fosse si creerebbe un precedente, verrebbe inviato il messaggio che uno stato ben armato potrebbe utilizzare la propria forza bellica per conquistarne un altro senza che la comunità internazionale faccia tutto il possibile per evitarlo.
Ha spiegato molto bene cosa c'è in ballo in questa guerra André Markowicz: "Non c’è dubbio su chi ha invaso l’altro: è la Russia che è entrata in Ucraina, non l’Ucraina che è entrata in Russia. E i crimini contro i civili, che si scoprono in ogni città e in ogni villaggio liberato (senza eccezione, ovunque), sono commessi in Ucraina, e non in Russia. E io vorrei che tutto ciò finisca. L’unico modo per fermarlo è che Putin venga sconfitto, sconfitto militarmente. E che l’Ucraina ritrovi l’integralità dei suoi confini riconosciuti nel 1991, e riconosciuti, allora, anche dalla Federazione Russa".
Eppure tutto questo sembra non essere sempre chiaro alla stampa italiana che da più parti e da più voce chiede pace e basta, senza comprendere che una pace monca non può essere definita tale e aprirebbe problemi futuri ben più grandi della prosecuzione del conflitto in Ucraina.
Sulla Stampa Domenico Quirico scrive che "Zelensky di prima del 24 febbraio, prima della invasione russa, era un attore, e soprattutto un leader, scialbo, alla ricerca di un copione giusto, di una maschera di cartone che lo sollevasse dalla mediocrità di una recita senza profumo. [...] È Putin che ha scritto sciaguratamente, con l’aggressione, la parte perfetta per lui, quella che non avrebbe mai immaginato da solo: il leader che guida la resistenza eroica di un popolo intero contro una prepotenza condotta con metodo stalinista e brutale, spregiudicato, combattivo, una forza della natura nel suo vitalismo di piccola belva. Tanto da far sembrare, al confronto, il nemico, lo zar, un mediocre addetto impiegatizio del Male. Zelensky ha recitato la parte con efficacia in questo imbrogliato scorcio del terzo millennio che sembra recedere alla più selvaggia preistoria: le passeggiate nella Kiev deserta e spettrale dei primi mesi a fianco dei leader occidentali, o al fronte tra le macerie riconquistate, i discorsi serali alla nazione, in perenne costume guerresco, la maglietta verdognola che allude a iconologie mistico consumistiche alla Guevara, gli interventi continui, incalzanti, assertivi via video per non dar scampo ad alleati tiepidi o riluttanti". E poi: "Il rischio per Zelensky è di cominciare a credere al copione che finora ha recitato, di persistere, come accade al protagonista dell’Enrico IV, nella parte che ha recitato, anche se sa che è finzione, non corrisponde più alla realtà. Costringendo gli altri a uniformarsi. Ciò significa credere che la vittoria totale contro la Russia, la eliminazione diretta o indiretta di Putin, sia l’unica opzione possibile. E che invece non sia arrivato il tempo del secondo atto". Ossia la pace. Ma può esserci così una pace davvero definitiva? Una pace che sarebbe davvero un messaggio a tutti gli altri despoti in cerca di espansione territoriale?
Quella di Quirico è una posizione molto simile a quella di Massimo Fini che sul Fatto quotidiano espone - dopo aver dato la colpa agli americani per la guerra in Ucraina - i suoi argomenti. Sarebbe Zelensky a voler continuare le ostilità, a non volere la pace: "L’arroganza, insieme a un’innata volgarità, di Volodymyr Zelensky sta superando ogni limite. In video-conferenza con Davos, noto covo di benefattori dell’umanità, ha affermato: “Non è sicuro che Vladimir Putin sia ancora vivo, potrebbe essere una sua controfigura quello che compare sugli schermi”. Non mi pare che Vladimir Putin si sia mai espresso in termini così sprezzanti nei confronti del presidente ucraino. Anzi, segnali di apertura alle trattative sono venuti proprio da Putin e non da Zelensky che ha disposto per legge che con la Russia di Putin non si può trattare".
Al di là della simpatia o antipatia che si può provare nei confronti di Zelensky, va ricordato che non è stata l'Ucraina a invadere la Russia, è stata la Russia a invadere l'Ucraina. E questo è un fatto e non un distinguo.
Qualcosa che avrebbe potuto fare anche il presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi quando ha detto che "la necessità della pace e l'urgenza di raggiungerla innanzitutto per amore del popolo ucraino! Ogni giorno che passa significa morte, lutto, odio. La guerra è terribile, contagia nel mondo globale, provoca tante sofferenze nel mondo intero, come vediamo con la crisi alimentare che fa pagare un prezzo a popolazioni inermi e lontane, causa un riarmo preoccupante e pericolose, insieme a ricadute belliche in altre parti del mondo come la Siria o il Caucaso. Il mondo deve porre fine a questa guerra e affrontare seriamente gli altri conflitti aperti, che sono meno sotto gli occhi di tutti, ma pure così dolorosi".
In questo caso non si sono confusi invasori e invasi, ma il messaggio potrebbe essere frainteso da chi vuole fraintenderlo.
L'editoriale dell'elefantino