Proteste francesi
C'è un nuovo fronte anti Macron. Parte dalle pensioni ma le supera
Oggi è prevista una mobilitazione di massa e un’ondata di scioperi, cui aderiranno probabilmente anche le frange più radicali dei gilet gialli e l’estrema sinistra. L'obiettivo è creare un fronte unico contro il progetto di riforma
Parigi. Per capire quanto sia elevato il livello di allerta del governo e degli apparati di sicurezza francesi in merito alla mobilitazione di massa e all’ondata di scioperi previste oggi in tutto il paese contro la riforma delle pensioni va data un’occhiata all’ultima nota dei servizi segreti territoriali. Il documento confidenziale, reso pubblico ieri dal Parisien, prevede non solo un aumento del numero di manifestanti rispetto alla prima giornata di proteste del 19 gennaio, ma anche la presenza nei cortei delle frange più radicali dei gilet gialli e di gruppuscoli violenti vicini all’estrema sinistra: insomma, una radicalizzazione della lotta di piazza, con derive potenzialmente pericolose.
“I gilet gialli, ben presenti durante la precedente giornata di proteste potrebbero tentare di far degenerare la mobilitazione”, si legge nella nota dell’intelligence territoriale, che insiste anche sulla “presenza significativa” di elementi che provengono dalla sinistra radicale anticapitalista. Il 19 gennaio erano state fermate soltanto 38 persone in tutto il paese. Oggi, a fine giornata, il bilancio potrebbe essere molto più negativo, a causa di un’ultrasinistra che “spera di capitalizzare e accrescere la sua presenza nei cortei” per disporre del “sostrato necessario a commettere atti di vandalismo contro i simboli del capitalismo e atti di violenza contro le forze dell’ordine”, temono i servizi. Che monitorano anche gli studenti, parte non trascurabile di questo movimento di protesta disomogeneo, frastagliato, ma unito dall’ostilità alla riforma e da un generale anti macronismo.
Negli ultimi giorni, si sono svolte diverse assemblee generali nelle facoltà e nei licei su impulso delle associazioni studentesche e dei sindacati di categoria. E l’obiettivo dei partecipanti è quello di creare un fronte unico contro il progetto di riforma. “Se perdiamo i giovani, allora non è più la stessa storia”, ha detto in forma anonima un ministro al Parisien. La nota dei servizi prevede per oggi la partecipazione di 1 milione e 200 mila persone (tra le 70 e le 100 mila solo a Parigi). Il numero di giovani che scenderà in piazza non è invece facilmente quantificabile. “La versatilità dei giovani e i modi di comunicazione utilizzati come vettori di informazioni complicano la stima della loro partecipazione al movimento”, indica il documento.
Nel weekend, il primo ministro, Élisabeth Borne, ha affermato che l’innalzamento dell’età pensionabile da 62 a 64 anni, cuore del progetto assieme all’abolizione dei cosiddetti regimi speciali, “non è più negoziabile”. E il ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, ha accusato l’opposizione di sinistra guidata da Jean-Luc Mélenchon, leader giacobino della Francia insoumise e della coalizione Nupes, di “bordéliser le pays”, ossia di voler creare disordine nel paese soffiando sul fuoco della contestazione e della rabbia sociale. Le dichiarazioni hanno aizzato ancor di più i mélenchonisti, che puntano a politicizzare la mobilitazione per risalire nei sondaggi. “Non cominciate a dire che le persone che scendono in piazza per opporsi alla riforma sono degli irresponsabili perché vi impediscono di partire in vacanza. Gli irresponsabili sono quelli del governo”, ha detto Manuel Bompard, coordinatore della France insoumise.
Ma i veri leader della guerra totale contro la riforma sono i sindacalisti Laurent Berger e Philippe Martinez, rispettivamente segretario della Cfdt (sinistra riformista) e della Cgt (sinistra radicale). Per entrambi si tratta dell’ultima grande battaglia sindacale, perché il loro mandato giunge a scadenza, e vogliono lasciare una traccia nella storia. “Sognano di obbligare il governo a rinunciare all’aumento dell’età pensionabile, come nel 1995 Bernard Thibault, all’epoca al vertice della Cgt ferrovieri, costrinse il primo ministro Alain Juppé ad arrendersi”, scrive il Point. Martinez, dei due, è la scheggia impazzita, l’oltranzista, quello con cui ogni dialogo è impossibile. La scorsa settimana ha avanzato la proposta di sabotaggi mirati contro i miliardari “come Bolloré” e il suo sindacato è all’origine dei raid energetici battezzati “Robin Hood”, attraverso i quali gli operai del settore forniscono elettricità gratis a scuole, case popolari e ospedali, garantiscono tariffe ridotte alle piccole imprese e ripristinano la corrente agli utenti che ne erano stati privati. “Vogliamo dimostrare che, se volessimo, potremmo paralizzare il paese”, ha minacciato il sindacalista della Cgt Gwenaël Plagne.