Philippe Martinez, leader del sindacato Cgt (LaPresse) 

“la rivincita dell'ancien monde”

Gli antiriforme di Francia scomodano Obelix per schiacciare Macron

Mauro Zanon

“Tutta la Gallia resiste”, ha titolato Libération, disegnando il personaggio dei fumetti con le sembianze di Philippe Martinez, leader della Cgt, il sindacato più radicale, e delle proteste contro la riforma delle pensioni. Ieri i manifestanti sono scesi in piazza per la seconda volta in due settimane

Parigi. La formula scivolosa che il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, utilizzò nel 2018 per descrivere i suoi concittadini ostili al cambiamento, “galli refrattari”, non è mai stata digerita da quella Francia che ieri, per la seconda volta in due settimane, è scesa in piazza in massa contro la riforma delle pensioni e più in generale contro le politiche macroniste, considerate una minaccia per il welfare state. “Tutta la Gallia resiste”, ha titolato in prima pagina Libération, disegnando un Obelix che ha le sembianze di Philippe Martinez, líder maximo della Cgt, il sindacato più radicale di Francia, e portabandiera della rivolta di piazza per dire “no” all’innalzamento dell’età pensionabile da 62 a 64 anni e all’eliminazione dei cosiddetti “regimi speciali”. Sulle sue spalle, Obelix/Martinez porta una Francia eterogenea, arrabbiata e stremata dal susseguirsi delle crisi, che sembra non aver intenzione di cedere fino a quando il governo non ritirerà il suo progetto di riforma.

 

Una Francia riunita attorno agli otto principali sindacati, compatti come non accadeva dai tempi delle mobilitazioni contro la riforma delle pensioni di Nicolas Sarkozy. “Un fronte unico unito, anzitutto, permette di coprire tutto il territorio. Diversi scioperanti hanno così avuto la possibilità di manifestare vicino a casa loro. I sindacati, in pochi mesi, sono riusciti a federare varie forme di malcontento. Ora, una parte della popolazione è consapevole che il dibattito politico può svolgersi anche nelle strade e che le decisioni non si prendono solo in Parlamento. I francesi vedono il potenziale di un’azione locale il cui peso è nazionale”, ha spiegato a Libération il sociologo Michel Wievorka. Secondo quest’ultimo, il segnale inviato all’esecutivo è quello di “un’unificazione delle periferie, delle campagne e delle grandi città”, insomma di un paese intero in rivolta a prescindere dall’estrazione e dal contesto sociale che vede nella riforma un progetto di “destrutturazione di un modello di servizio pubblico”: di una certa eccezione francese a cui non solo è abituato, ma affezionato.  “Queste mobilitazioni ci dicono che esiste un corpo sociale che condivide un sentimento di appartenenza al medesimo universo. Tutti questi manifestanti sono molto legati al nostro modello di servizio pubblico, hanno la sensazione che sia in pericolo e vogliono proteggerlo”, sottolinea il sociologo Wievorka. 

 

I duecentocinquanta cortei disseminati in tutto il territorio, con un numero complessivo di più di un milione di manifestanti, indicano, oltre alla grande partecipazione, la capillarità della protesta nei giorni in cui il testo legislativo ha iniziato l’iter all’Assemblea nazionale. Una protesta che per ora è piuttosto pacifica, fatta eccezione per alcuni incidenti marginali verificatisi ieri, ma che è a rischio “radicalizzazione” nelle prossime giornate, come evidenziato dai servizi segreti territoriali in una nota confidenziale. Il timore dell’intelligence è che il fronte contro la riforma possa essere infiltrato da elementi di estrema sinistra e di estrema destra e diventare violento, con scene cui abbiamo già assistito durante l’apice della crisi dei gilet gialli. Secondo uno studio dell’istituto Ifop per il Jdd, il 68 per cento dei francesi è contrario alla riforma del sistema previdenziale perché la giudica ingiusta. Ma c’è un altro sondaggio che preoccupa l’Eliseo. Macron, per il 63 per cento dei francesi, “non è un buon presidente della Repubblica”, ed Élisabeth Borne è considerata inadeguata al suo ruolo di primo ministro dal 68 per cento della popolazione. Come sottolineato dal Figaro, la mobilitazione contro la riforma delle pensioni è anche “la rivincita dell’ancien monde” fatto di grandi messe sociali, di concertazioni interminabili, di blocchi, di corporativismi, di vetuste logiche di partito. Quel mondo che l’ex candidato di En Marche! aveva promesso di rivoluzionare nel 2017, e che invece è ancora lì a presentargli il conto. 
 

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