L'anticipazione
Il Consiglio Ue boccia il debito comune proposto da Meloni: la bozza del documento
Nella bozza delle conclusioni del vertice passa la linea di Germania e Paesi Bassi. L'Italia otterrà più flessibilità su alcuni investimenti del Pnrr e del RePowerUe, ma non ci sarà un nuovo Sure per rispondere al piano di spesa pubblica americano
La richiesta del governo di Giorgia Meloni di uno strumento di debito comune per consentire a tutti gli stati membri dell'Unione europea di rispondere allo stesso modo all'Inflation reduction act dell'Amministrazione Biden non sarà accolta dal Consiglio europeo del 9 e 10 febbraio, secondo l'ultima bozza di conclusioni che il Foglio ha potuto consultare. La prima versione proposta dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, conteneva un intero paragrafo dedicato alla "solidarietà". "Un accesso uniforme ai mezzi finanziari è fondamentale per una risposta politica dell'Ue pienamente efficace", diceva il testo datato 23 gennaio.
Il Consiglio europeo avrebbe dovuto invitare la Commissione a "portare avanti il lavoro ispirandosi in particolare dal successo del programma Sure". Sure era stato il primo strumento di debito comune introdotto durante la pandemia per fornire prestiti agli stati membri per finanziare meccanismi come la cassa integrazione. Nello stesso spirito, in un "non paper" inviato questa settimana alle altre capitali, l'Italia aveva chiesto di "trarre ispirazione" dal Recovery fund e da Sure per finanziare un Fondo sovrano europeo. L'ultima bozza di conclusioni del Consiglio europeo si limita a "prendere nota dell'intenzione della Commissione di proporre un Fondo europeo per la sovranità prima dell'estate 2023 per sostenere investimenti in settori strategici". Quanto alla "solidarietà", il paragrafo della prima versione è semplicemente saltato: nessun riferimento a Sure né ad altre forme di debito comune per rispondere all'Ira e sostenere tutti i paesi che vogliono aiutare le imprese del Green tech.
Il tentativo di Michel di spingere a favore della "solidarietà" nella risposta all'Ira di Biden si è scontrato all'opposizione di una maggioranza di stati membri, compresi Germania e Paesi Bassi. L'ultima bozza ricalca la posizione di Berlino e l'Aia, secondo cui ci sono già molti soldi da spendere nei fondi esistenti dell'Ue: Next Generation Eu, RePowerEu, la politica di coesione, la Banca europea degli investimenti, eccetera. "I fondi dell'Ue esistenti dovrebbero essere utilizzati in modo più flessibile e dovrebbero essere esplorate le opzioni per facilitare l'accesso ai finanziamenti per le imprese", si legge nel documento: "Il Consiglio europeo invita la Commissione e il Consiglio a portare avanti i lavori per garantire la piena mobilitazione dei finanziamenti disponibili e degli strumenti finanziari esistenti, in modo da fornire un sostegno tempestivo e mirato nei settori strategici. Occorre inoltre sfruttare appieno il potenziale della Bei". L'Italia otterrà dunque più flessibilità su alcuni investimenti del vecchio Pnrr e sul nuovo capitolo legato a RePowerEu, ma le nuove risorse a disposizione sono poco superiori a tre miliardi di euro.
Anche sugli aiuti di stato, Michel ha dovuto rivedere la sua bozza. L'ultima versione è molto meno esplicita sulla necessità di lanciarsi in una corsa ai sussidi e agli sconti fiscali per pareggiare le iniziative americane dell'Ira. Germania e Francia, all'origine della proposta della Commissione von der Leyen di aprire il rubinetto degli aiuti di stato, si sono trovate isolate. I paesi del nord, dell'est e del sud si sono coalizzati in varie forme per esprimere la loro contrarietà a una strategia che mette a rischio il mercato unico a causa della differenza enorme di capacità fiscale tra la Germania e gli altri stati membri.
"Un piano industriale del Green Deal per l'era zero-emissioni è necessario", dice l'ultima versione della bozza. Ma il passaggio sugli aiuti di stato limita l'allentamento delle regole. "Le procedure devono essere rese più semplici, più rapide e più prevedibili e consentire la rapida erogazione di un sostegno temporaneo mirato nei settori strategici per la transizione verde e che subiscono un impatto negativo dalle sovvenzioni estere o dai prezzi elevati dell'energia. Occorre mantenere l'integrità e la parità di condizioni nel mercato unico", dice il documento.