Cos'è il Project Texas con cui TikTok cerca di convincere il Congresso statunitense
Presentato a Los Angeles il centro di “trasparenza” con il quale il social cinese vuole mostrare il suo lato migliore e sorridente all’occidente. Codici pericolosi
Si chiama Project Texas ed è l’ultima carta che il social network cinese TikTok può giocarsi per rimanere attivo sul suolo statunitense. Da tempo, infatti, esponenti provenienti da tutto lo spettro politico americano hanno trovato un nuovo – e rarissimo, di questi tempi – terreno comune: la minaccia cinese rappresentata da ByteDance, azienda proprietaria di quello che è il social più diffuso e influente del momento. Nelle ultime settimane, mentre si moltiplicano le richieste di messa al bando totale nel territorio americano, l’uso dell’applicazione è già stato vietato nei dispositivi legati a enti governativi federali e in alcuni campus universitari. A dannarne la reputazione, l’accusa di essere uno strumento di sorveglianza politica de facto di un’azienda nota per i legami con il governo di Pechino.
Nei giorni scorsi, TikTok ha ricevuto decine di giornalisti ed esperti del settore per l’inaugurazione pubblica del nuovo Transparency and Accountability Center di Los Angeles, luogo con cui l’azienda vuole mostrare il suo lato migliore e sorridente all’occidente. Centri simili apriranno anche a Washington, Dublino e Singapore. Secondo i testimoni del tour esplorativo offerto da ByteDance, con questo spazio TikTok vuole spiegare il suo funzionamento e – soprattutto – fugare ogni dubbio per quanto riguarda i legami con la Cina. Particolare importante: il governo di Pechino non viene mai nominato direttamente, si preferisce parlare di vaghe “influenze statali”.
Il centro include stanze con diverse funzioni e attrazioni. C’è quella in cui provare il software usato da TikTok per monitorare i contenuti, quella in cui è stato installato un “simulatore di codice”, ovvero uno “spiegone” video del funzionamento del potentissimo e discusso algoritmo di ByteDance. Il tutto non sembra essere pensato per convincere i reporter tecnologici ma per rassicurare i membri del Congresso statunitense, il cui livello di alfabetizzazione tecnologica è stato spesso messo in discussione negli ultimi anni (uno di loro, nel 2018, chiese a Mark Zuckerberg come facesse i soldi Facebook, visto che è gratis. La risposta del fondatore: “Senatore, mettiamo le pubblicità”).
Il Project Texas è però molto altro. Al suo centro, c’è una società fondata lo scorso luglio, la TikTok U.S. Data Security Inc. (Usds), che gestirà dagli Stati Uniti tutte le questioni ritenute più spinose, come l’accesso ai dati degli utenti statunitensi e la revisione dei contenuti. Il suo consiglio d’amministrazione sarà nominato da TikTok sotto il controllo del Committee on Foreign Investment in the United States (Cfius, ente federale che sorveglia sull’influenza dei governi stranieri attraverso gli investimenti nel paese), a cui i membri saranno tenuti a fare rapporto direttamente. A occuparsi dell’aspetto tecnologico sarà la divisione dedicata al cloud di Oracle, gigante statunitense che seguirà il funzionamento dell’app nel paese, isolandolo dalla sfera di influenza di ByteDance. Il social rimarrà comunque un prodotto globale, quindi alcuni dati provenienti dagli Stati Uniti saranno liberi di uscire dai confini nazionali.
Il progetto rappresenta un investimento di un miliardo e mezzo di dollari ma soprattutto una scommessa sulla sua sopravvivenza nel mercato più importante del mondo (Cina esclusa, dove comunque TikTok ufficialmente non esiste: lì si chiama Douyin e ha un funzionamento diverso). Eppure, secondo alcuni, potrebbe non bastare, soprattutto per via dei limiti dell’iniziativa, considerata da alcuni giornalisti uno specchietto per le allodole con cui ByteDance sta cercando di costruirsi una parvenza di integrità che non le appartiene.
Su Twitter, Klon Kitchen, esperto tecnologico del think tank American Enterprise Institute, ha accusato TikTok di adottare “una strategia prendimi-se-ci-riesci come quella usata da Huawei nel Regno Unito, in cui si punta sulla trasparenza scaricando l’onere di identificare e rispondere alle minacce ai controllori esterni”. Anche il fatto che il codice dell’app sia stato controllato non assicura granché in futuro, visto che “una vulnerabilità critica può essere inserita con poche righe di codice”, che è comunque troppo lungo per essere controllato continuamente.