Guerra senza frontiere

I missili russi sconfinano in Moldavia, dove il governo si dimette

Paola Peduzzi

L’interferenza del Cremlino ai confini europei mostra chi è che provoca. La protezione collettiva da Vladimir Putin

La Russia ha lanciato almeno settanta missili sull’Ucraina, alcuni hanno violato lo spazio aereo della Moldavia e, secondo Kyiv, della Romania, anche se Bucarest ha detto di non avere conferme. Volodymyr Zelensky ha ribadito che questo sconfinamento, un altro assaggio di quello che arriverà, conferma che è in corso una guerra “senza confini” e che l’Ucraina sta difendendo non soltanto se stessa ma anche la sicurezza europea – per questo ha bisogno di un sostegno adeguato. Il raid aereo – che ha colpito soprattutto Kyiv, Kharkiv e Zaporizhzhia – non è necessariamente una reazione di Vladimir Putin al tour europeo di Zelensky dei giorni scorsi: Mosca colpisce a intervalli irregolari con grande brutalità indipendentemente da quel che accade fuori e dentro l’Ucraina. E’ il motivo per cui si tratta di attacchi indiscriminati ed è il motivo per cui parlare di “provocazioni” ha senso soltanto se si asseconda la retorica putiniana. Semmai le  scaramucce dentro all’Unione europea finiscono per distrarci dalle urgenze, in particolare da quella di fermare le operazioni ossessive e distruttive di Putin. Semmai bisognerebbe iniziare a calcolare quali sono gli effetti di questa violenza oltre la martoriata Ucraina. 

 

In questo senso la Moldavia, paese piccolo che corre per entrare nell’Unione europea (ha ricevuto lo status di candidato come Kyiv), rappresenta un utile esempio. Mentre i missili russi sconfinavano, il governo europeista della Moldavia s’è dimesso. La premier, Natalia Gavrilita, al potere dalle elezioni vinte nell’autunno del 2021, ha spiegato durante una conferenza stampa a Chisinau che nessuno poteva immaginare l’ampiezza delle conseguenze dell’aggressione russa in Ucraina: nell’ex repubblica sovietica che conta tre milioni circa di abitanti, l’inflazione è arrivata al 30 per cento; Mosca ha deciso di limitare le sue forniture energetiche (da cui il paese era totalmente dipendente); i danni inferti dalle bombe russe alla rete elettrica ucraina impattano anche sulla Moldavia; sono arrivati molti rifugiati che hanno aumentato le spese dello stato; e c’è un gruppo di agitatori putiniani che da tempo lavora a livello politico per far deragliare l’europeismo delle istituzioni, organizzando proteste. Soprattutto: non ci si sente più al sicuro. Lo stesso Zelensky ha detto giovedì ai leader europei durante la sua visita a Bruxelles di aver “intercettato un piano per la distruzione della Moldavia da parte dell’intelligence russa”. Il presidente ucraino ha consegnato alla presidente moldava, Maia Sandu, i documenti che mostravano “chi, quando e come” il progetto avrebbe “spezzato la democrazia della Moldavia stabilendovi un controllo russo”. Sandu ha nominato primo ministro il suo consigliere per la Sicurezza ed ex ministro dell’Interno, Dorin Recean: vuole dare continuità al governo e garantire per quanto possibile la sicurezza dei suoi cittadini.

 

L’ingerenza russa nella politica moldava è diventata martellante da quando il governo ha messo il paese sulla strada che l’avvicina all’Unione europea. “Nonostante sfide senza precedenti – ha detto  Sandu – la Moldavia è stata governata in modo responsabile, abbiamo stabilità, pace e sviluppo laddove altri volevano la guerra e fallimenti”. Gli altri sono i russi, che già governano la Transnistria (dove ci sono anche delle truppe), e che naturalmente hanno detto di non sapere a cosa si stesse riferendo Zelensky quando ha citato il piano per destabilizzare la Moldavia. La Sandu ha poi aggiunto che “la nostra neutralità non significa che non dobbiamo costruire una difesa che protegga il nostro popolo”. Il caso della Moldavia dimostra ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, che l’appartenenza alla Nato costituisce una protezione formidabile: molti storici ed esperti sostengono che se la stessa Ucraina fosse stata dentro l’Alleanza, Putin non l’avrebbe attaccata. A quasi un anno dall’invasione russa è difficile applicare regole razionali e retroattive alla presidenza russa, ma almeno è diventato chiaro che Mosca non mette limiti  né confini alla propria offensiva e che l’unico modo per fermarla è difendersi con ogni mezzo e creare protezioni istituzionali, con l’Ue e con la Nato. 

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi