un anno dopo
Sulle sanzioni alla Russia von der Leyen tende ad autocompiacersi. Borrell: dobbiamo fare di più
La presidente della Commissione europea ha presentato il decimo pacchetto di misure contro Mosca, dicendo che Putin "ha già perso la sua guerra dell'energia". Il richiamo al realismo dell'Alto rappresentante: "Questa primavera ed estate saranno decisive"
Bruxelles. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ieri ha presentato il decimo pacchetto di sanzioni contro la Russia che l’Unione europea dovrebbe adottare prima del 24 febbraio, primo anniversario dell’aggressione di Vladimir Putin contro l’Ucraina. Dopo un anno di devastazioni e sofferenze, “l’aggressore deve pagare”, ha detto von der Leyen. Il grosso delle sanzioni riguarda nuovi divieti di esportazione, su scambi che valgono 11 miliardi di euro: veicoli speciali, parti di macchine, pezzi di ricambio, antenne e componenti elettronici che possono essere usati nei sistemi d’arma russi. La lista nera sarà allargata ad altri propagandisti, comandanti militari e politici. Ma l’Ue sembra aver raggiunto il limite di ciò che è pronta a fare sulle sanzioni. I successivi pacchetti sono sempre più piccoli. Il problema dei paesi terzi che consentono alla Russia di eludere le misure restrittive non è stato affrontato – salvo parzialmente per l’Iran – per il rifiuto di applicare sanzioni secondarie di vasta portata. Ieri davanti al Parlamento europeo, von der Leyen ha incarnato la pericolosa tentazione della compiacenza. “Putin pensava che il nostro sostegno all’Ucraina non sarebbe durato. Pensava che sarebbe stato facile ricattare l’Europa”, ma “si è sbagliato” e “ha già perso la sua guerra dell’energia”, ha detto von der Leyen. Vero. Forse. Per ora. E’ toccato all’Alto rappresentante, Josep Borrell, riportare tutti al realismo e ricordare che la guerra potrebbe ancora essere vinta dalla Russia.
Al Parlamento europeo von der Leyen e Borrell sono intervenuti in un dibattito su un anno di guerra in Ucraina. Come la presidente della Commissione, anche l’Alto rappresentante ha sottolineato il ruolo dell’Ue per sostenere Kyiv. Con aiuti per oltre 60 miliardi di euro, “a livello globale, nessuno ha fatto più dell’Europa per aiutare l’Ucraina in termini economici e finanziari. Il nostro aiuto militare – certamente inferiore a quello americano – non è affatto trascurabile”, ha spiegato Borrell. Ma non è sufficiente. Gli aiuti militari devono “aumentare”– ha detto – “perché questa primavera ed estate saranno decisive. La guerra sarà decisa questa primavera ed estate”. L’Alto rappresentante ha lanciato un appello urgente a consegnare tutti i carri armati funzionanti che in questo momento si stanno “impolverando” nei depositi.
La diagnosi di Borrell è un atto d’accusa contro i governi che hanno fatto resistenza in tutti questi mesi sulle forniture di armi, salvo ritrovarsi di fronte a una potenziale grande offensiva russa con l’Ucraina priva di ciò di cui ha bisogno per difendersi efficacemente. “Abbiamo passato troppo tempo a discutere se dare o no i famosi Leopard, mentre la Russia stava preparando la sua offensiva”, ha detto l’Alto rappresentante: “Abbiamo passato troppo tempo a discutere di decisioni che sarebbero dovute arrivare prima, perché temevamo che il nostro coinvolgimento portasse a uno status di pseudo-belligeranza” che ci avrebbe condotti a una guerra diretta con la Russia. Alla fine “abbiamo annunciato i carri armati e non c’è stata alcuna terza guerra mondiale”. Eppure – ha rimarcato Borrell – a oggi “i carri armati non sono ancora arrivati, ci vorrà tempo per farli arrivare e il tempo si misura in vite umane”. Lungi dal lasciarsi andare all’autocompiacimento, Borrell ha spiegato che la “guerra sarà lunga” e si devono “convincere i cittadini europei che non c’è spazio per i tentennamenti, che la guerra ha un costo, ma che anche la libertà ce l’ha, che il vero costo lo sta pagando l’Ucraina, “il nostro è piccolo rispetto al loro, e sarebbe molto più alto se Putin vincesse la guerra”.
Cose dai nostri schermi