il commento

La democrazia forever, non ci stancheremo. Il gran discorso di Biden a Varsavia

Paola Peduzzi

Il presidente americano in Polonia ha scandito le parole chiave dei valori che rendono forte e unito l’occidente. Ai dittatori bisogna urlare “no no e no”: non ci leverete la nostra libertà

“Libertà è la parola più dolce del mondo”, ha detto Joe Biden ieri a Varsavia, davanti al Castello reale, con una folla enorme che sventolava bandierine – i colori polacchi, quelli ucraini, quelli americani, quelli europei, tutti insieme, a celebrare l’unità occidentale contro l’aggressione dell’Ucraina di Vladimir Putin, “i suoi crimini contro l’umanità, lo stupro come arma della guerra”. I volti, i cappellini, i telefoni alzati a fotografare e riprendere il presidente degli Stati Uniti erano la rappresentazione delle sue parole, “la democrazia è molto più forte” della volontà sterminatrice dell’autocrazia russa, e dopo un anno di violenza l’Ucraina “è ancora indipendente, è ancora libera”. Applausi, sorrisi: “Non c’è libertà senza solidarietà”, aveva detto poco prima il presidente polacco, Andrzej Duda.

 

In poco più di mezz’ora l’occidente unito ha ripetuto e applaudito le sue parole chiave, i suoi valori che si fondano sulla volontà umana di essere liberi, “forever” ha detto Biden, per sempre. Il verboso e minaccioso discorso di Putin qualche ora prima, di fronte a una folla annoiata ma ubbidiente nei suoi sessanta applausi comandati, è scomparso di fronte a questa prova di forza spontanea e bellissima, scandita dalle parole di un presidente americano che è fiero delle bandiere ucraine che sventolano sulle case degli americani, è fiero di avere alleati come la Polonia, è fiero di sostenere il coraggio dell’Ucraina e del presidente Volodymyr Zelensky. Un anno fa, “l’Europa, l’America e la Nato sono state sfidate, sono state testate”, ha detto Biden, e un anno dopo, “un anno straordinario in tutti i sensi” per l’unità occidentale, per la resistenza ucraina e per la brutalità di Putin, “abbiamo le risposte”. Contro tutti quelli (a partire da Putin, ma non è certo solo) che ancora blaterano di provocazioni della Nato, il presidente americano ha ribadito le risposte alla domanda posta dall’aggressione russa: l’occidente non si è voltato dall’altra parte, non si è mostrato debole, non si è  diviso e soprattutto non è stanco.  

 

Putin “ha scelto la guerra”, ha detto Biden, e potrebbe anche scegliere di finirla, “gli basta una sola parola” e le sue truppe lascerebbero l’Ucraina, ma non la dice, non la vuole dire, mentre Kyiv non ha altra scelta che difendersi: se smettesse, sarebbe annientata. Invece l’Ucraina resta forte e coraggiosa: Biden ha ripercorso assieme alla folla polacca la sua visita a Kyiv, i fiori al memoriale della rivoluzione della dignità, l’Euromaidan – “dignità e rispetto per la vita umana”, un altro pilastro dei valori occidentali – l’investimento ulteriore, militare e civile, necessario per permettere agli ucraini di difendersi, l’incontro con Zelensky, che incarna la forza del suo popolo: l’Ucraina “stays strong”. E a Putin e alle autocrazie di tutto il mondo, Kyiv e i suoi alleati urlano “l’unica parola che dobbiamo ripetere: no, no, no. No, non prenderai il mio paese. No, non ti prenderai la mia libertà. No, non ti prenderai il mio futuro. Ripeto quello che ho detto l’anno scorso qui, in questo stesso posto. Un dittatore intenzionato a ricostruire un impero non sarà mai in grado di smorzare l’amore delle persone per le libertà. La brutalità non smorzerà mai la volontà di essere liberi. L’Ucraina non sarà mai una vittoria per la Russia, mai”.

 

Il presidente russo aveva torto marcio rispetto all’occidente, ha creduto al catastrofismo che ha scandito l’ultimo decennio del dibattito pubblico della nostra parte di mondo, ma “pagherà il prezzo” dei crimini che sta commettendo in Ucraina. “Responsabilità” è un’altra delle parole chiave dei valori democratici: la responsabilità cui sarà chiamato Putin e la responsabilità di chi difende la libertà in giro per il mondo. In Ucraina, che ha bisogno di tutto il sostegno necessario, ma anche per difendere i manifestanti in  Bielorussia finiti in galera a migliaia e per difendere la Moldavia dai tentativi di golpe messi in atto dai russi: ovunque, anche oltre il “sacro giuramento” che tiene insieme la Nato. Biden ha ringraziato il sostegno straordinario della sua amata Polonia (a Duda ha detto che da piccolo lui voleva essere polacco), l’Ucraina che ci difende tutti e ha dato appuntamento a tutti in America il prossimo anno a celebrare il 75esimo anniversario “dell’alleanza più forte che si sia mai vista al mondo”: l’alleanza delle democrazie, che è unita, sveglissima e “rock solid”. 

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi