Foto Epa, via Ansa

Peter Obi, l'outsider “frugale” che corre alle presidenziali in Nigeria

Maurizio Stefanini

Dopo un lungo periodo di regimi militari la democrazia nel paese si è assestata dal 1999. Ora i cittadini insoddisfatti potrebbero puntare sul 61enne che corre per il Labour party, dopo essere stato nel Peoples democratic party e nel All Progressives Grand Alliance

La Nigeria, sesta democrazia del mondo per numero di votanti e prima dell’Africa, va al voto sabato. Un paese con un’enorme quantità di problemi, da una disoccupazione che tocca metà della popolazione a una violenza diffusa di cui le scorrerie di Boko Haram non sono che un aspetto. Ha però ampie potenzialità, a partire dal fatto che è il settimo esportatore di petrolio al mondo. Dopo un lungo periodo di regimi militari la democrazia si è assestata dal 1999 e, con un 70 per cento della popolazione con meno di trent’anni e una età media di 18, decisiva per questo voto è una generazione che in democrazia ha sempre vissuto, è abituata ai suoi vantaggi, ma è anche irritata. Ad esempio, dal fatto che la disoccupazione tra  loro arriva ai due terzi, e dalla brutalità della polizia, che viene giustificata con la necessità di affrontare una delinquenza pericolosa. Dalle Sars, Special anti-robbery squads create nel 1992 per occuparsi di rapine, furti e rapimenti, nel 2017 è nato l’End Sars Movement che poi nel 2020 ha organizzato grandi manifestazioni, anche contro l’inefficienza e la corruzione del governo. 

 

E questi giovani  potrebbero portare alla presidenza l’outsider Peter Obi, un 61enne non proprio fuori dall’establishment. Laureato in Filosofia, ha fatto collezione di Master per dirigenti all’Harvard Business School, London School of Economics, Columbia Business School, International Institute for Management Development, Kellogg School of Management, Saïd Business School dell’Università di Oxford, Judge Business School dell’Università di Cambridge. Banchiere, è stato per otto anni governatore ed è finito nei Pandora Papers: non per soldi rubati, ma per non aver dichiarato conti offshore e beni detenuti dai membri della famiglia, adducendo ignoranza. E’ stato anche accusato di aver investito fondi statali, proprio in qualità di governatore, in una società con cui aveva rapporti: lui risponde negando qualsiasi illecito, e sottolineando che il valore dell’investimento è cresciuto da allora. Adesso corre per il piccolo Labour party, dopo che fino al 2002 era stato nel Peoples democratic party (Pdp), nel 2002 era passato con la All Progressives Grand Alliance e tra 2014 e 2022 era tornato col Pdp.

 

I suoi sostenitori dicono che lo hanno cacciato perché si opponeva alle mazzette. Il Pdp e l’All progressive congress (Apc), erede della  All progressives grand alliance, sono i due partiti che hanno dominato la vita politica appunto dal 1999. Il presidente Muhammadu Buhari, che dopo due mandati non si può ricandidare, era un ex generale golpista e un esponente dell’Apc, che è parte di quella International democratic union dove si trovano repubblicani americani e conservatori britannici. Prima di lui, tra 2010 e 2015, c’era stato Goodluck Jonathan, del Pdp, dell’Internazionale socialista, succeduto come vicepresidente a Umaru Musa Yar’Adua, eletto nel 2007 e morto in carica. E dal 1999 c’era stato  Olusegun Obasanjo, anche lui del Pdp, e anche lui  ex militare golpista.

 

Obi è poi un Igbo: il terzo gruppo etnico del paese che però in 63 anni di indipendenza ha dato un solo presidente. Ed è un devoto cattolico, mentre sia il presidente uscente che i candidati dei due maggiori partiti sono musulmani. La sua candidatura ha infatti elettrizzato i cristiani, e in particolare le attivissime chiese pentecostali.

 

Pur essendo ricco, ha fama di “frugalità”. E anche ciò rappresenta una rottura di stile, in un contesto politico dove invece è abitudine ostentare le proprie fortune. “E’ arrivato il momento di riprenderti il tuo paese”, recita uno dei suoi slogan: “Siamo il vecchio contro il nuovo”. I suoi sostenitori vengono chiamati OBIdients o anche “Coconut-head generation”. Giovani prevalentemente urbani sotto i trent’anni, molto presenti sui social, che accusano i “vecchi” di non fare niente per loro, e esaltano Obi perché  da governatore avrebbe investito molto sull’educazione lasciando  le casse dello stato di Anambra in attivo.

 

Una forchetta di intenzioni di voto addirittura tra il 21 e il 62 per cento evidenzia come i sondaggi in Nigeria non siano troppo affidabili. Ma Obi è comunque sempre in testa. L’ex governatore di Lagos Bola Tinubu, 71enne, musulmano di etnia yoruba e candidato dell’Apc, starebbe tra il 13 e il 24. L’ex vicepresidente  Atiku Abubakar, 77 enne, musulmano di etnia fulani e candidato del Pdp, tra il 10 e il 27. 

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