(foto Ansa)

Il colloquio

Quella di Kyiv è anche la “nostra guerra”, dice al Foglio Bernard-Henri Lévy

Mauro Zanon

"Gli ucraini hanno una qualità che li rende invincibili: la morale. E la certezza di lottare per una giusta causa". Intervista all'autore del documentario "Slava Ukraini"

Parigi. Bernard-Henri Lévy è stato il testimone di tanti conflitti e resistenze nel corso della sua vita.  E a più di mezzo secolo dal suo primo viaggio in un paese in guerra – nel 1971 in Bangladesh quando il Pakistan massacrava i musulmani bengalesi – Bhl, oggi 74enne, è ancora un filosofo engagé. Lo scorso anno, dopo aver raccontato i primi mesi del conflitto in Ucraina in un documentario diffuso su Arte, “Pourquoi l’Ukraine”, ha deciso di tornare in quelle terre, sul fronte dove si combatte grazie anche alle armi francesi e nelle fabbriche dove si producono i gilet anti proiettile, tra le madri di famiglia che hanno vissuto il terrore dell’occupazione russa e i militari che combattono eroicamente per difendere la libertà e la democrazia.

Il risultato è il documentario “Slava Ukraini”, gloria all’Ucraina, uscito mercoledì nelle sale francesi. “Rispetto ai conflitti e alle resistenze di cui sono stato testimone, ho visto negli occhi degli ucraini la vittoria, delle persone che vogliono vincere. Non ho alcun dubbio in tal senso. Non è importante la sproporzione delle forze, perché gli ucraini hanno una qualità che li rende invincibili: la morale. Di più: la certezza di lottare per una giusta causa”, dice al Foglio Bernard-Henri Lévy, prima di aggiungere: “E’ il famoso discorso di Pericle per commemorare gli ateniesi morti durante la guerra del Peloponneso: quando si lotta non per sé ma per dei valori si vince. E’ il caso degli ucraini”. Anche la reazione dell’occidente dinanzi al tiranno, russo in questo caso, è diversa rispetto al passato.

 

La fermezza, finalmente la fermezza! Quante volte ci siamo genuflessi dinanzi ai tiranni! Abbiamo coperto molti genocidi nel passato, ma questa volta l’Europa si è ribellata. Assieme all’America. E ha detto no”, afferma Bhl. Che nel presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, vede un nuovo Winston Churchill. “All’inizio, era considerato come Coluche o Beppe Grillo. Vincendo le elezioni, è diventato una sorta di Reagan. Ma il suo coraggio, la sua forza d’animo, il suo modo di ribellarsi contro l’aggressore mentre tutti lo consideravano inadeguato, lo hanno trasformato in nuovo Churchill. Questa immagine si è imposta ai miei occhi fin dalle prime ore. Zelensky che cammina a capo scoperto sotto le bombe per le strade di Kyiv il giorno dell’invasione è esattamente come Churchill per le strade di Londra durante i bombardamenti tedeschi”, dice al Foglio Bhl. In “Slava Ukraini”, vengono descritti i piccoli e i grandi eventi di questa guerra inedita da più di settant’anni nel vecchio continente, l’emozione di chi è sopravvissuto agli attacchi spietati dell’esercito di Putin e il dolore di chi ha perso il proprio figlio durante i combattimenti, il “silenzio delle pietre bruciate” e “il freddo che ti penetra nelle ossa”, come dice Bhl: mentre abbraccia i soldati ucraini e li esorta a non arrendersi fino alla “vittoria”, mentre cerca di consolare una madre che non ha più notizie delle figlie di 20 e 27 anni.

 

Questa guerra non riguarda solo “loro”: è la “nostra guerra”, afferma il filosofo, quella del “bastione che protegge l’Europa contro il fascismo russo”, aggiunge un soldato ucraino nel documentario. “E’ in gioco la sopravvivenza dell’Europa. Si immagini per un solo istante che Putin abbia la meglio. Ormai è impossibile, ma se lo immagini: più nessuna frontiera sarebbe sicura, più nessun paese sarebbe al riparo da un’aggressione da parte del proprio vicino. Il mondo tornerebbe a essere una giungla dove ogni stato è un lupo per gli altri stati”, spiega Bernard-Henri Lévy. La resistenza ucraina è contagiosa e può dare la forza di ribellarsi contro le tirannie interne ed esterne anche agli altri popoli, secondo Bhl: “Basta guardare ciò che stanno facendo le iraniane. Hanno gli occhi fissi su questa resistenza inaudita degli ucraini. Una resistenza che è fonte di ispirazione e dà loro coraggio”. “Slava Ukraini” si conclude con queste parole: “In memoria di tutti quelli che sono morti affinché l’Ucraina continui a esistere”.

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