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la lettera a bruxelles

La Lega Anseatica vuole un'Ue competitiva (non statalista)

David Carretta

Il gruppo dei paesi di ispirazione liberale sull'economia chiede di mettere un freno alle aspirazioni di Francia e Germania di aprire i rubinetti degli aiuti di stato. La lettera di dieci ministri a Ursula von der Leyen

Bruxelles. Dopo un lungo silenzio la Lega Anseatica, il gruppo dei paesi di ispirazione liberale sull'economia, è tornata a parlare nell'Unione europea. Questa volta per mettere un freno alle aspirazioni di Francia e Germania di aprire i rubinetti degli aiuti di stato e di usare ogni crisi per rimettere in discussione le regole della concorrenza e del mercato unico dell'Ue. I primi ministri di dieci paesi del nord e dell'est oggi hanno scritto alla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, e quello del Consiglio europeo, Charles Michel, per chiedere di "una strategia di lungo periodo per la competitività e la produttività" e uscire dalla logica della "gestione delle crisi" e delle "misure reattive" di breve periodo che rischiano di "indebolire i fondamentali della nostra economica". Von der Leyen e Michel finora hanno assecondato i desideri di Parigi e Berlino. Covid, guerra della Russia contro l'Ucraina, prezzi dell'energia: le regole sugli aiuti di stato sono state allentate sempre di più. L'Inflation reduction act dell'Amministrazione Biden costituisce la nuova scusa per andare oltre, anche mettendo a rischio la parità di condizioni nel mercato unico. Il tema sarà nuovamente dibattito al Consiglio europeo del 23 e 24 marzo. Per la Lega Anseatica, che su iniziativa dei Paesi Bassi era rinata durante la crisi della zona euro per difendere l'approccio del rigore di bilancio e delle riforme strutturali, l'Ue deve affrontare le sfide attuali e future “senza obbligare le generazioni future a pagarne il conto”.

 

La lettera a von der Leyen e Michel – di cui Il Foglio è entrato in possesso – è firmata dai primi ministri di Finlandia, Belgio, Repubblica ceca, Danimarca, Slovacchia, Estonia, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi e Irlanda. Manca la Svezia che, essendo presidente di turno del Consiglio dell'Ue, deve mantenere la sua neutralità. La Lega Anseatica include i paesi di ispirazione più liberale sull'economia, a prescindere dal colore del governo in carica. E lo si capisce dal testo della lettera. Negli ultimi mesi “l'attenzione politica si è concentrata su misure a breve termine in considerazione degli alti prezzi dell'energia e di una concorrenza globale più decisa nel settore delle tecnologie pulite”, dicono i dieci paesi: “Ciò di cui l'Unione europea ha bisogno ora è una strategia sulla competitività di lungo termine per stare al passo con i nostri principali concorrenti globali in termini di rendimento economico e produttività. Covid, la guerra della Russia contro l'Ucraina, l'aumento dei prezzi dell'energia e l'Inflation Reduction Act lo hanno reso più visibile, ma rafforzare la nostra competitività dovrebbe essere una priorità in ogni momento, non solo durante i periodi di crisi”. Secondo la Lega Anseatica le crisi “hanno costretto ad adeguare politiche collaudate”, ma le misure emergenziali “non costruiscono di per sé un'economia solida e a prova di futuro per garantire prosperità europea e influenza globale”. Anzi. Le misure emergenziali di breve termine – compresi gli aiuti di stato e l'approccio più dirigista – possono “distorcere la parità di condizioni” e “indebolire potenzialmente i fondamentali della nostra economia”.

 

La Lega Anseatica chiede a von der Leyen e Michel di “prestare la dovuta attenzione a garantire la crescita economica di lungo termine necessaria per il benessere futuro dei cittadini, per la creazione di nuovi e migliori posti di lavoro, per le transizioni verde e digitale e per l'autonomia strategica aperta” dell'Ue. “Ne abbiamo bisogno per affrontare con successo le crescenti sfide, senza obbligare le generazioni future a pagare il conto”. La strategia dovrebbe essere incentrata sul rafforzamento del mercato unico “con l'obiettivo di aumentare la competitività e la produttività”. Secondo i dieci paesi “nel lungo termine sono la concorrenza e la libera circolazione nel mercato unico a costituire la base della crescita futura”. Il green tech (su cui dovrebbero concentrarsi gli aiuti di stato massicci chiesti da Francia e Germania) è importante, ma “una strategia per la competitività necessita di un approccio più ampio”. La lettera menziona una “migliore regolamentazione a tutti i livelli”, la riduzione degli “oneri normativi superflui”, “procedure di autorizzazione e approvazione più rapide”, l'eliminazione degli “ostacoli ai flussi di capitali privati”, il miglioramento del “clima degli investimenti”, “maggiore attenzione all'innovazione e alla Ricerca e sviluppo” e “promuovere una forza lavoro europea qualificata”. Serve inoltre “una politica commerciale più ambiziosa” con la rapida conclusioni di accordi di libero scambio come “importante strumento per il rafforzamento e la diversificazione delle nostre catene di approvvigionamento”. La lettera della Lega Anseatica preannuncia un nuovo scontro al Consiglio europeo del 23 e 24 marzo, dopo il nulla di fatto sulla risposta all'Ira nel vertice informale di febbraio a causa delle divisioni dei ventisette. Ma, dopo un lungo silenzio, il campo liberale dell'Ue ha ripreso voce per frenare le derive stataliste e dirigiste alimentate da Parigi e Berlino.

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