l'intervento
"Serve ancora sostegno per difendere il nostro futuro", dice il capo dell'ufficio di Zelensky
Mia, Serhii e il futuro dell’Ucraina. Trecentomila bambini nati nell’ultimo anno e la difesa necessaria: le parole del capo dell’ufficio del presidente ucraino
Poco meno di un anno fa nasceva la piccola Mia. Mia è nata in una stazione della metropolitana di Kyiv grazie all’aiuto di un agente di polizia dopo che la madre, ventitré anni, aveva avuto le contrazioni mentre le truppe russe si avvicinavano a casa sua. Mia festeggerà presto il suo primo compleanno. Lei e sua madre sono state fortunate. Nello stesso momento, a quattrocento chilometri di distanza, un’altra mamma aveva scoperto con gioia di essere incinta del suo quarto figlio. Il piccolo Serhii non è stato però così fortunato. Nove mesi dopo, la sua vita è stata stroncata appena 48 ore dopo essere iniziata, quando un razzo russo ha distrutto le pareti dell’ospedale di Zaporizhzhia dove era ricoverato. Il padre di Serhii non ha fatto in tempo a vedere il suo volto. Il fratello di sette anni, cresciuto con sole sorelle, non ha mai potuto conoscere il fratellino che aveva tanto desiderato. Maria, sua madre, ha lasciato l’ospedale con le braccia vuote e il cuore irreparabilmente spezzato.
Dall’invasione illegale della Russia sono nati più di trecentomila bambini ucraini. Centinaia di migliaia di bambini nati da genitori che hanno dovuto scegliere se fuggire dal proprio paese o vivere sotto la costante minaccia dei bombardamenti. Quando la piccola Mia aveva due settimane, le truppe russe si trovavano a meno di 25 chilometri dal centro di Kyiv. I bambini di Kharkiv, Chernihiv, Sumy e Mariupol erano già accerchiati assieme alle loro famiglie. Chi era sopravvissuto ad assalti militari brutali (in centinaia non ce l’hanno fatta) aveva subìto orrori inimmaginabili per mano di feroci criminali di guerra. Il mondo esterno temeva che fosse solo una questione di tempo prima che la nostra capitale cadesse. Al presidente Volodymyr Zelensky fu offerta la possibilità di un’evacuazione, per continuare a combattere per l’Ucraina da un luogo più sicuro, un luogo in cui la sua vita non potesse essere stroncata in un batter d’occhio. Il nostro presidente ha rifiutato. Anche se l’avanzata russa si avvicinava pericolosamente al cuore del suo governo, lui è rimasto.
Tutti ricordano le parole: “Nave da guerra russa, vai a farti fottere” – la comunicazione finale delle guardie di frontiera ucraine assediate sull’Isola dei Serpenti, minacciate dalle bombe russe se non si fossero arrese. Pochi immaginavano quanto sarebbero diventate simboliche quelle parole di sfida di fronte all’annientamento. Da quel momento, il coraggio di tutti gli ucraini ha iniziato a spostare l’ago della bilancia. Abbiamo forgiato il nostro futuro attraverso un percorso di devastazione e perdita. Ma il male che ci ha colpito permane. La Russia di Vladimir Putin privilegia la gerarchia sopra ogni altra cosa. Più alto è lo status di un individuo, più preziosa è la sua vita. La domanda “sono una creatura tremante o ne ho il diritto?” che spinse Rodion Raskolnikov all’omicidio rimane attuale quasi 160 anni dopo che Fëdor Dostoevskij scrisse “Delitto e castigo”. Il “ruscismo” (crasi tra Russia e fascismo, ndt), l’ideologia della Russia putiniana, è spesso trattato come una nuova ideologia dall’occidente, ma è stato a lungo la spina dorsale della visione del mondo russa. È il “ruscismo” che ha permesso ai suoi uomini più potenti di mostrare disprezzo per le regole e le istituzioni stabilite a livello internazionale. Un disprezzo che si è trasformato in genocidio. Un disprezzo per le vite come quella di Serhii.
Ai leader europei che sono stati al nostro fianco nelle cinquantadue lunghe settimane trascorse dall’inizio dell’invasione, a nome di tutti i bambini ucraini – compresi quelli che, come Serhii, non vedranno mai il loro paese rivendicato – diciamo grazie. Il nostro coraggio non avrebbe resistito all’assalto della Russia senza il vostro sostegno. Senza le vostre sanzioni per bloccare coloro che finanziano il genocidio e la distruzione, altre migliaia di vite dei nostri figli sarebbero andate perdute. Senza il vostro incrollabile sostegno nell’affrontare coloro che nel nostro paese pensano di essere intoccabili, non avremmo potuto sperare di elaborare il nostro piano di pace in dieci punti. Mentre entriamo nel secondo anno di un conflitto che ha costretto la madre di Mia, incinta, a rifugiarsi sotto terra, tutti vogliono credere che il peggio sia passato. Ma per porre veramente fine a questa guerra, abbiamo bisogno di ricevere rapidamente carri armati e jet, insieme a sanzioni più severe imposte agli interessi statali russi. Finché ciò non avverrà, altri bambini ucraini subiranno la stessa sorte di Serhii.
Andriy Yermak è capo dell’ufficio del presidente ucraino Volodymyr Zelensky.