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ritardi ad alta velocità

La lentezza francese (verde e di sinistra) minaccia la Tav Torino-Lione

Mauro Zanon

La Francia non sta rispettando la tabella di marcia sulla tratta ferroviaria. E oltralpe si ipotizza addirittura la data del 2045 “nel migliore dei casi” per la fine dei lavori

Parigi. “Siamo in ritardo sulla Torino-Lione, e questi ritardi ci costano molto caro. E’ tempo di prendere delle decisioni, è fondamentale. Un tunnel senza accesso non ha alcun senso”. Con queste parole, la scorsa estate, Iveta Radičová, coordinatrice europea responsabile della Tav Torino-Lione, bacchettò la Francia per i ritardi accumulati nei lavori sulla tratta ferroviaria di sua competenza tra Lione e Saint-Jean-de-Maurienne, mentre l’Italia, grazie anche all’impulso dell’ex premier Mario Draghi, stava rispettando la tabella di marcia. A distanza di otto mesi dalla strigliata, da Parigi non si muove ancora nulla, anzi, i tempi potrebbero allungarsi ulteriormente e, dinanzi alle titubanze francesi sul progetto, in particolare sulla scelta del tracciato di accesso al tunnel ferroviario, i finanziamenti promessi dall’Unione europea (il 50 per cento del totale, equivalente a 130 chilometri di linea) rischiano di saltare. “I lavori delle vie di accesso francesi al tunnel, che è in fase di costruzione tra Saint-Jean-de-Maurienne (Savoia) e Susa (Italia), rischiano di essere rinviati. Nel peggiore dei casi, dovrebbero iniziare solo dopo il 2038”, ha scritto la scorsa settimana Les Echos, riportando i timori del comitato pro Tav francese La Transalpine, che riunisce le autorità pubbliche e gli attori economici mobilitati per la realizzazione del progetto. “E’ troppo tardi. Il tunnel sarà terminato nel 2032. Gli italiani, in conformità con l’accordo iniziale, cominceranno i lavori sul loro accesso la prossima estate. Prevedono di portare il traffico a 25 milioni di tonnellate di merci l’anno. In Francia, la linea attuale, che il rapporto propone di rinnovare, supporta soltanto 15 milioni di tonnellate”, ha dichiarato Stéphane Guggino, presidente della Transalpine.

  

Il rapporto cui fa riferimento Guggino è quello appena consegnato dal Conseil d’orientation des infrastructures (Coi) al primo ministro francese, Élisabeth Borne. Nel documento, i membri del comitato consigliano di puntare sull’ammodernamento della linea Digione-Modane piuttosto che sulla realizzazione della linea ad alta velocità Lione-Torino, avanzando addirittura la data del 2045 “nel migliore dei casi” per la messa in servizio delle vie d’accesso francesi al tunnel. Il governo, sulla base del rapporto del Coi, si esprimerà entro l’estate su un progetto che avrebbe ricadute benefiche dal punto di vista economico e ambientale non soltanto per Francia e Italia ma anche per tutta l’Europa (a lungo termine, l’obiettivo è quello di collegare con l’alta velocità Almeria, in Spagna, a Budapest, in Ungheria).

  

Tuttavia, approfittando dell’indecisione mostrata a più riprese anche dal ministro dei Trasporti Clément Beaune, il fronte dei No Tav francesi, aizzati dall’estrema sinistra di Jean-Luc Mélenchon (France insoumise) e dall’ala radicale dei Verdi, alza la voce. Lo scorso gennaio, in tal senso, un gruppo di deputati, attivisti ed esponenti del mondo green riuniti dai mélenchonisti Gabriel Amard e Jean-François Columme ha chiesto al premier Borne di ritirare “il decreto di pubblica utilità” della Tav. “Il progetto è lontano da Parigi. Gli inconvenienti sono a livello locale. E poi è l’Europa che ha le redini del progetto, che pilota: per il governo degli ingegneri è frustrante. Siccome dal punto di vista politico nessuno ha trovato il modo di trarre beneficio dal progetto e il ministero dell’Economia dice che ci vorrà molto tempo per avere dei benefici economici da esso, lo stato ha scelto di fregarsene”, aveva detto di recente all’Opinion una fonte vicina al dossier Tav Torino-Lione.

 

Ieri, Il Foglio ha contattato il ministero dell’Economia per chiedere se l’esecutivo francese consideri ancora la Tav un progetto di primaria importanza. “Questo progetto è naturalmente essenziale per la Francia e per la decarbonizzazione del trasporto stradale alpino. Il primo ministro ha annunciato un piano di investimento da 100 miliardi da qui al 2040 per la rete ferroviaria, un chiaro segno della priorità che accordiamo allo sviluppo della rete”, hanno risposto da Bercy. Domani, il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, sarà a Roma per parlare delle cooperazioni industriali bilaterali con il suo omologo Giancarlo Giorgetti e il ministro delle Imprese e del Made In Italy Adolfo Urso, sullo sfondo del Trattato del Quirinale entrato in vigore lo scorso 1° febbraio. Sul tavolo delle discussioni, con tutta probabilità, ci sarà anche la tormentata Tav Torino-Lione.

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