ricatto atomico

Consiglio a Joe Biden: sulle minacce nucleari, occhio all'Iran

Giulio Silvano

Putin ricatta e Teheran va dritto verso il suo scopo. Il problema è “globale”, ci spiega il fisico Albright

A febbraio, nel discorso alla nazione, Vladimir Putin ha sospeso la partecipazione della Russia al New Start. Il trattato sul controllo delle armi nucleari era stato firmato nel 2010 da Barack Obama e Dmitri Medvedev e la sua interruzione è stata vista come una minaccia alla sicurezza mondiale. L’orologio dell’apocalisse che tiene conto simbolicamente del tempo che manca alla fine del mondo, creato da alcuni scienziati dell’Università di Chicago durante la Guerra fredda, ha segnato 90 secondi alla mezzanotte, un record. La fine del mondo sarebbe ancora più vicina secondo il Bulletin of the Atomic Scientist da quando il presidente russo Vladimir Putin vìola i protocolli internazionali portando la guerra nei dintorni dei reattori di Zaporozhzhia e Chernobyl.

 

Secondo David Albright la Russia sta usando la sospensione del New Start per obbligare gli Stati Uniti ad allontanarsi da Kyiv e ridurre gli aiuti economici e militari al paese. Fisico ed esperto di armi, Albright ha fondato l’Institute for Science and International Security di Washington, che si occupa di trasparenza nelle informazioni che abbiamo sugli arsenali nucleari. “L’amministrazione Biden dovrebbe ignorare le richieste russe e continuare con il suo supporto all’Ucraina”, dice Albright al Foglio. “E’ una forma di ricatto nucleare. Allo stesso tempo Biden dovrebbe concentrarsi maggiormente per bloccare il programma nucleare iraniano, bloccare l’appoggio che l’Iran dà alla Russia e scoraggiare l’esportazione di armi cinesi in Russia”. Appena Joe Biden è entrato alla Casa Bianca ha cercato di ristabilire le negoziazioni diplomatiche con l’Iran che il suo predecessore, Donald Trump, aveva interrotto, aumentando le sanzioni. Washington ha provato a spingere dei nuovi accordi che Teheran non ha accettato e il segretario di stato Antony Blinken ha fatto capire che sul tavolo c’è anche l’opzione militare per evitare che venga costruita la bomba atomica, “ma continuiamo a credere che la via diplomatica sia la migliore”, ha detto il segretario di stato.

   
“Secondo l’ultimo report della International Atomic Energy Agency, ora l’Iran può produrre in dodici giorni sufficiente materiale nucleare per una bomba atomica”, conferma Albright. Le informazioni che sono state date agli ispettori potrebbero essere falsate e quindi l’Iran potrebbe essere ancora più avanti nello sviluppo. A quanto ne sappiamo adesso “in un mese il paese può produrre abbastanza uranio arricchito per cinque bombe atomiche. Se l’Iran volesse ricostituire e completare il suo arsenale nucleare iniziato con il ‘Progetto Amad’ nei primi anni 2000, ci vorrebbero circa due anni prima di riuscire a produrre in serie armi atomiche da lanciare con missili balistici. Però, se i leader dell’Iran decidono di iniziare un programma intensivo, potrebbero avere degli esplosivi nucleari grezzi in circa sei mesi. Si tratta di esplosivi che potrebbero essere detonati in esplosioni sotterranee, per dimostrare lo status nucleare del paese, o potrebbero essere recapitati via camion, nave o con degli aerei cargo”.

 

Israele è preoccupato e il premier Benjamin Netanyahu ha costruito gran parte della sua ultima campagna elettorale sul pericolo iraniano. “L’Iran è una minaccia sia per la stabilità regionale che globale”, continua Albright, “una minaccia amplificata dalla sua crescente collaborazione con la Russia e la Cina. I droni iraniani oggi vengono usati per attaccare obiettivi civili nei paesi europei, come in Ucraina, e i missili iraniani sono sempre più precisi e minacciano i paesi della penisola arabica e Israele. L’Iran potrebbe voler espandere la sua portata balistica, minacciando anche l’Europa. Con le armi nucleari il paese potrebbe impunemente aumentare i propri aiuti ai gruppi terroristici”. 

  
Ma si può parlare di una nuova Guerra fredda? Secondo Albright no. O almeno, non ancora. “La Russia non è più così potente, nonostante quello che sta facendo in Ucraina. Tuttavia se la Russia dovesse formare un’alleanza economico-militare con la Cina contro gli Stati Uniti, l’Europa e i loro alleati asiatici, un’alleanza che avrebbe l’obiettivo di minare le democrazie e l’ordine internazionale basato sulle regole, allora ci sarebbe uno scenario simile a quello della Guerra fredda”. Si tratterebbe di quella che George W. Bush chiamava nel 2022 “Axis of Evil”, un’unione di paesi cattivi, armati e antidemocratici, pronti a sfidare l’occidente, capitanati da Russia, Cina e Iran. Molto James Bond. “La guerra nucleare rimane una minaccia, soprattutto se consideriamo lo sviluppo di nuove armi strategiche e tattiche e di veicoli, oltre alla proliferazione di tecnologie per le armi nucleari in paesi come l’Iran e la Corea del Nord”, continua Albright. “Ma è anche vero che la Russia esagera le sue possibilità nel creare e schierare nuovi tipi di armi atomiche pericolose. La sua prestazione in Ucraina sta dimostrando che le sue rivendicazioni in campo militare spesso non hanno riscontro con la realtà, e va aggiunto che Mosca resta sorprendentemente dipendente dall’occidente per  equipaggiamento chiave e materiali necessari per i suoi strumenti militari”.