un caso emblematico
Il rapporto Cina-Ue. Un confronto economico-istituzionale che non è ad armi pari
La relazione tra il Dragone e l'Unione europea non è equilibrata. A renderlo evidente è una controversia in atto davatni ai giudici europei e che mostra la radicale differenze tra le imprese di Pechino e quelle dell'Eurozona
Qual è lo stato dei rapporti tra l’Ue e la Cina? Una controversia in atto dinanzi ai giudici europei solleva temi di notevole rilievo e di un duplice ordine: economico e istituzionale. Sul piano economico, la vicenda riguarda i dazi antidumping imposti dalla Commissione sulle importazioni di prodotti di ghisa originari della Cina. Su sollecitazione di alcune imprese, la Commissione ha effettuato un’inchiesta sulle vendite di quei prodotti, giungendo a due conclusioni: che i prezzi di quei prodotti erano assai inferiori rispetto al costo di produzione e che ciò arrecava un pregiudizio all’industria europea. Ha così imposto dazi antidumping, cioè le misure volte a sanzionare pratiche commerciali scorrette. Questa vicenda dice molto sulla contesa in atto tra le imprese europee e quelle cinesi, controllate dal potere governativo, sicché la contesa non è ad armi pari.
La vicenda ha anche un risvolto istituzionale. I dazi imposti dalla Commissione sono stati contestati da nove imprese cinesi, con il supporto della Camera di commercio cinese per l’importazione e l’esportazione di prodotti meccanici ed elettrici. Il loro ricorso è stato respinto in primo grado e, prima che la Corte di giustizia si pronunci, l’avvocato generale le ha proposto di confermare tale giudizio. Né il giudice di primo grado, né l’avvocato generale hanno però accolto l’eccezione sollevata dalla Commissione per separare la posizione delle imprese cinesi da quella della Camera di commercio, perché non è costituita democraticamente per rappresentare gli interessi imprenditoriali, ma agisce come strumento del governo di Pechino.
Non l’hanno accolta perché le norme vigenti non prevedono un requisito di democraticità delle organizzazioni rappresentative degli interessi imprenditoriali. Tuttavia, il tema merita un approfondimento: l’associazionismo – anche tra le imprese – va preservato in quanto espressione di libertà, se può funzionare senza ingerenze statali. Ma in questo caso è utilizzato strumentalmente da un governo autoritario.
Insomma, tanto sul piano economico, quanto sul piano istituzionale il confronto non è ad armi pari. Occorre orientarsi in due direzioni: ripensare le regole del gioco contro i comportamenti scorretti, e rafforzare l’Ue, perché solo un’Europa coesa può influire sulla Cina, affinché moderi le sue condotte.