amici per necessità
Londra e Parigi si riscoprono vicine: Sunak e Macron hanno bisogno l'uno dell'altro
L'Entente cordiale è ancora tutta da vedere. Ma Francia e Gran Bretagna devono tornare a dialogare per gestire le conseguenze della guerra in Ucraina e del contesto internazionale
Bruxelles. L’Entente cordiale è di ritorno e, se dovesse essere giudicata sulla base delle parole, dei sorrisi e degli abbracci tra Emmanuel Macron e Rishi Sunak, Francia e Regno Unito non si sono mai amati così tanto. Dimenticati i conflitti sulla Brexit, le minacce di inviare la marina militare per impedire ai pescatori francesi di rubare il pesce ai britannici o di tagliare la corrente alle isole inglesi sulla Manica, la chiusura improvvisa delle frontiere per creare le code a Dover, lo scontro sui sottomarini nucleari dell’Aukus e le piccole frasi per mostrare i muscoli ai propri elettori, come quando l’ex premier Liz Truss non ha saputo dire se Macron fosse un amico o un nemico.
Il trentaseiesimo vertice franco-britannico, che si è tenuto oggi a Parigi, cinque anni dopo il trentacinquesimo (c’era ancora Theresa May), è stato quello della grande riconciliazione, dopo sette anni di relazioni impossibili provocate dal referendum per l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea e il complicato processo di divorzio. Il presidente francese ha parlato di “nuova partnership” e ha usato l’espressione “Entente cordiale” (l’accordo del 1904 che segnò la fine di secoli di conflitti tra le due potenze europee). Per Macron, “avere le migliori relazioni possibili è logico rispetto al nostro dna e alla nostra storia”. Il premier britannico ha parlato di “nuova partenza”, come aveva fatto nel giorno dell’accordo sull’Ue sul Protocollo irlandese.
Per Sunak, la relazione è tutta rivolta verso un futuro “molto più ambizioso” insieme. Sostegno all’Ucraina nella guerra della Russia, stretta collaborazione nella difesa del continente europeo, cooperazione energetica, azione congiunta contro l’immigrazione illegale, scambi di studenti, accordi tra imprese: nemmeno quando il Regno Unito era nell’Ue, i rapporti tra Parigi e Londra erano mai sembrati così rosei. Quando i due paesi sono governati da due quarantenni, tecnocrati brillanti, con un passato da banchieri, senza un Boris Johnson di mezzo, tutto appare più facile. Eppure, a ben guardare, Francia e Regno Unito sono ancora politicamente separati. Ciascuno con le sue priorità e urgenze, con le proteste sociali o il caos politico da affrontare. La nuova intesa cordiale è ancora tutta da testare.
La distanza che continuare a separare tra Parigi e Londra oggi è stata segnata dalle domande dei giornalisti durante la conferenza stampa di Macron e Sunak. I francesi hanno chiesto di Georgia, Ucraina e proteste sociali (contro la riforma delle pensioni). Macron ha risposto con la solita ambiguità che “la priorità del momento è militare” e “il nostro dovere è mettere (l’Ucraina) nelle condizioni” di scegliere una pace durevole.
Sunak è stato molto più chiaro e netto, spiegando che “vogliamo che l’Ucraina vinca” e “questo significa che dobbiamo fornirgli gli strumenti per essere in una posizione di forza e avere un vantaggio decisivo sul campo di battaglia” con “missili, carri armati, armi e formazione dei soldati”. I giornalisti britannici, invece, hanno insistito sui migranti, dopo l’adozione da parte del governo britannico del progetto di legge sulle piccole imbarcazioni che negherà l’asilo a chiunque arrivi illegalmente.
Sunak ha annunciato l’apertura di un nuovo centro di detenzione comune nel nord della Francia, di un nuovo comando franco-britannico con ufficiali dei due paesi e altri 500 poliziotti del Regno Unito a pattugliare le spiagge francesi. Macron ha spiegato che la Francia non si riprenderà indietro i migranti che attraversano la Manica. “Non si tratta di fare un accordo tra il Regno Unito e la Francia, ma tra il Regno Unito e l’Ue”, ha detto il presidente francese: “Gli accordi di Dublino non possono più essere applicati e dunque bisogna tornare ai negoziati” tra Londra e Bruxelles anche sui migranti.
In fondo il problema sta tutto lì. Oggi i due paesi devono risolvere problemi che “sono conseguenza diretta della Brexit”, come ha detto Macron. Ma devono anche “gestire le conseguenze della guerra e del contesto internazionale”. Più che una “Entente cordiale” è una “Intesa per necessità”. Dentro o fuori l’Ue, Francia e Regno Unito hanno bisogno l’uno dell’altro.