Recep Tayyip Erdogan e Viktor Orbán (Laszlo Balogh/Getty Images) 

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Erdogan e Orbán danno l'ok alla Finlandia nella Nato. Veto sulla Svezia

Turchia e Ungheria vogliono far sospirare l'Alleanza atlantica ancora per un po’, allungando i tempi per l’ingresso di Helsinki ed escludendo Stoccolma. Il negoziato in corso e l'ombra della Wagner

Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha annunciato ieri che il Parlamento avvierà il processo di ratifica dell’adesione della Finlandia alla Nato: il voto è atteso prima delle elezioni turche previste per metà maggio. Anche l’Ungheria, che è l’altro paese dell’Alleanza che ancora deve dare il suo consenso all’allargamento, ha detto ieri che il partito di maggioranza, Fidesz, ha deciso di sostenere l’adesione della Finlandia: il dibattito in Parlamento inizierà il 27 marzo. Zoltan Kovacs, capo della comunicazione del governo di Viktor Orbán, ha precisato: “Il Parlamento ungherese è sovrano e risponde soltanto al popolo. Quindi non si piegherà alle pressioni che arrivano dalle ong liberal dall’estero su quando e come questa legge debba essere approvata”.

  

Budapest e Ankara vogliono far sospirare la Nato ancora per un po’, non soltanto allungando i tempi per l’ingresso della Finlandia, ma escludendo da questa apertura la Svezia, che ha presentato richiesta di adesione all’Alleanza assieme a Helsinki. Erdogan ha fatto presente che con Stoccolma il negoziato è ancora in corso, che le sue richieste – principalmente la richiesta di estradizione di più di 120 cittadini turchi che vivono in Svezia – non sono state esaudite e che quindi per ora il suo consenso è ancora sospeso. Il presidente finlandese, Sauli Niinisto, in visita ad Ankara, ha detto che il processo  “non è completo” senza l’ingresso della Svezia, ma Erdogan non ha fatto una piega – e Orbán nemmeno. Una fonte svedese ha detto a Politico che ci sono un po’ di preoccupazioni dentro la Nato a causa di questo disaccoppiamento, ma che ci si aspetta che sia soltanto una questione di tempo, non troppo lungo.

    
Tra le rimostranze di Erdogan nei confronti della Svezia c’è anche la protesta davanti all’ambasciata turca a Stoccolma in cui a gennaio fu bruciato un Corano. L’animatore di quella azione dimostrativa è un un politico di estrema destra danese-svedese, Rasmus Paludan: un’inchiesta della televisione svedese Tv4 mostra che è in collegamento con sei uomini legati alla Wagner

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