L'incontro al Cremlino
Il “viaggio di amicizia” di Xi a Mosca mostra ancora una volta con chi sta la Cina
Lunedì il premier cinese sarà in Russia per la prima volta dall'inizio della guerra in Ucraina. Droni, fucili e giubbotti: perché Pechino non può mediare tra Putin e Kyiv
Lunedì il leader cinese Xi Jinping sarà a Mosca per la prima volta dal 24 febbraio 2022, giorno dell’inizio dell’invasione della Russia in Ucraina, e siederà al tavolo con un criminale di guerra, Vladimir Putin, suo amico “senza limiti”. Dopo aver ricevuto con zero voti contrari all’Assemblea nazionale del popolo il terzo mandato come presidente della Repubblica popolare cinese, Xi ha confermato la visita al Cremlino che si terrà da lunedì a mercoledì prossimo. “La visita di Xi in Russia sarà un viaggio di amicizia”, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin. Sarà l’ennesimo tentativo di Putin di mostrare che l’isolamento occidentale non funziona. Per il segretario generale del Partito comunista cinese – che si è appena conquistato il ruolo di mediatore nell’accordo tra Iran e Arabia Saudita – sarà invece un’ulteriore occasione per presentarsi come potenza responsabile in grado di mediare tra Kyiv e Mosca. Ma la mediazione di Pechino è una chimera, così come la sua neutralità.
Poche ore prima della diffusione dei comunicati ufficiali sulla visita di stato, un’esclusiva di Politico rivelava dati commerciali secondo cui, tra giugno e dicembre 2022, alcune compagnie cinesi avrebbero inviato alla Russia mille fucili d’assalto e altre attrezzature dual use, tra cui 12 spedizioni di parti di droni e 12 tonnellate di giubbotti antiproiettile, triangolando attraverso la Turchia (altra potenza che si propone come mediatrice per la pace tra Russia e Ucraina). Sempre nella giornata di giovedì, in Ucraina venivano trovati resti di un drone suicida Mugin-5 di fabbricazione cinese, prodotto nella città di Xiamen, abbattuto nell’oblast di Donetsk, nel Donbas.
Ci sarebbero quindi alcuni primi indizi su un coinvolgimento materiale – oltre che ideologico – della Repubblica popolare nel conflitto in Ucraina. Pechino da sempre nega di aver fornito materiale bellico alla Russia nella “crisi ucraina” (il governo cinese non utilizza mai la parola guerra per riferirsi all’Ucraina, come vuole la propaganda di Mosca). Già un mese fa il segretario di stato americano, Antony Blinken, aveva affermato come le aziende cinesi stessero fornendo “supporto non letale” alla Russia, e di avere informazioni sul fatto che Pechino stesse valutando “la possibilità di fornire supporto letale” nella guerra – poco dopo sarebbe uscita un’esclusiva dello Spiegel sulla trattativa con la Russia per la produzione di massa di droni kamikaze della cinese Xi’an Bingo Intelligent Aviation Technology.
La visita di Xi a Mosca è quindi l’ennesima dimostrazione di quanto la posizione di Pechino nei confronti della guerra sia tutt’altro che neutrale, e che qualsiasi speranza di una mediazione tra Kyiv e Mosca sia un’illusione. La partnership “senza limiti” dei leader russo e cinese, dopo l’incontro di lunedì prossimo, è destinata a rafforzarsi: “Dimostrerà al mondo intero la forza dei legami russo-cinesi su questioni chiave e diventerà il principale evento politico dell’anno delle relazioni bilaterali”, aveva detto lo stesso Putin qualche settimana fa, quando già parlava della visita del segretario generale del Partito comunista cinese che su invito del Cremlino si sarebbe svolta “entro la primavera”. Il governo russo ha annunciato che in occasione della visita verranno anche “firmati numerosi importanti documenti bilaterali”, mentre Pechino ha confermato che la guerra in Ucraina sarà una parte fondamentale dei colloqui e che “la proposta della Cina si riduce a una frase: sollecitare la pace e promuovere i colloqui”.
Sui tavoli del Cremlino arriverà quindi il position paper cinese “sulla soluzione politica della crisi ucraina” in 12 punti – erroneamente presentato come “un piano di pace” in Ucraina – che in realtà è un piano per “la pace nel mondo” che racchiude tutta la retorica e le espressioni chiave della Cina sin dalle prime fasi dell’invasione dell’Ucraina. Alcuni media americani parlano di una telefonata – non ancora confermata – tra Xi e Zelensky dopo la visita al Cremlino, mentre giovedì una telefonata c’era stata, tra il nuovo ministro degli Esteri cinese, Qin Gang, e il suo omologo ucraino Dmitro Kuleba. I due hanno discusso “del significato del principio di integrità territoriale”, ha detto Kuleba su Twitter, che per Pechino significa solo una cosa: Taiwan fa parte della Cina. La prova che Xi continuerà a fare gli interessi della Cina, e che il viaggio a Mosca non sarà il viaggio della neutralità ma il viaggio dell’amicizia.
Dalle piazze ai palazzi
Gli attacchi di Amsterdam trascinano i Paesi Bassi alla crisi di governo
Nella soffitta di Anne Frank