l'incontro tra gli autocrati
Armi e linee rosse tra Cina e Russia
Nel secondo giorno di colloqui a Mosca, Putin e Xi stringono accordi economici come se la guerra non ci fosse. Il primo ministro giapponese Kishida va a Kyiv
Nelle stesse ore in cui si apriva la seconda giornata di colloqui a Mosca tra i due autocrati, Vladimir Putin e Xi Jinping, il primo ministro giapponese Fumio Kishida è salito sul treno notturno che collega la Polonia alla capitale ucraina Kyiv. Kishida era l’ultimo dei leader del G7 che mancava all’appello di una visita di solidarietà al presidente ucraino Volodymyr Zelensky, e in Giappone se ne parlava da tempo. Il timing è stato efficace: Kishida, che ha la presidenza di turno del G7, è arrivato in Europa dopo una visita di stato in India, dal primo ministro Narendra Modi, e domani incontrerà anche il presidente polacco Andrzej Duda. L’alleanza occidentale cerca di mostrare unità, sicurezza e dialogo – perfino con Modi, il partner più riluttante a una condanna ferma dell’invasione russa dell’Ucraina. Nel mondo parallelo degli autocrati, a Mosca, va invece in scena la sontuosa e austera cerimonia dei “migliori amici”.
Putin e Xi hanno firmato quattordici accordi per intensificare la collaborazione economica, il leader cinese ha detto che negli ultimi dieci anni i rapporti tra Mosca e Pechino si sono rafforzati grazie a loro, e gli scambi commerciali sono aumentati del 116 per cento. I colloqui di oggi, allargati al resto dei rispettivi governi, si sono svolti praticamente ignorando la guerra della Russia contro l’Ucraina, i morti, la devastazione, le responsabilità. Solo a un certo punto, durante le lunghissime dichiarazioni alla stampa, Putin ha detto di accogliere con favore il “piano di pace” della Cina, che può essere una base per dei colloqui “quando l’occidente e Kyiv saranno pronti”. Russia e Cina “sono contrari a qualsiasi governo che violi gli interessi di altri paesi in nome di vantaggi militari, politici o economici”, ha detto Putin. Come sempre, la retorica si ripete: la colpa di tutte le tensioni nel mondo riguarda la coalizione occidentale che vuole limitare o minacciare la grandezza della Cina e del suo junior partner, la Russia. “Non abbiamo prove che la Cina stia consegnando armi letali alla Russia, ma abbiamo alcuni segnali che sia stata fatta una richiesta da parte della Russia e che è stata presa in considerazione”, ha detto oggi il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. Tra i governi occidentali, c’è poca aspettativa su una eventuale telefonata tra Xi e Zelensky che potrebbe avvenire già dopodomani, dopo il rientro a Pechino: difficile credere che Xi abbia un messaggio concreto per la parte ucraina, e che quest’ultima sia disposta a fidarsi di un negoziatore così vicino a Putin. Ci sono però delle linee rosse poste dalla comunità occidentale a Pechino: “Fornire aiuti letali alla Russia significherebbe sostenere una guerra illegale”, ha detto Stoltenberg. La scorsa settimana l’Amministrazione Biden ha fatto sapere di essere in possesso di informazioni secondo le quali la Cina per la prima volta ha preso in considerazione l’idea di mandare armamenti o munizioni alla Russia. Washington ha già messo sotto sanzioni le aziende cinesi che riforniscono i produttori iraniani di droni, e starebbe preparando ulteriori misure se si verificasse il trasferimento diretto dalla Cina alle Forze armate russe.
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