Putin frega solo noi
Putin non ha “adottato la pace di Xi” né nessun'altra. Un'incredibile lettura degli eventi tutta italiana
A meno che qualcuno creda che il presidente russo sia disposto a ritirarsi dalla Crimea oltre che dal Donbas, non si può dire che la Russia adotta la pax cinese. Dare un vago benvenuto al testo in 12 punti non gli costa nulla a Mosca: sa che non arriverà mai il momento di applicarlo
No, Vladimir Putin non ha accolto il “piano di pace” cinese durante la visita di Xi Jinping a Mosca. Il primo punto del documento di Pechino – che fa da premessa ai successivi – è: “Il rispetto della sovranità, indipendenza e integrità territoriale di tutti i paesi secondo le leggi internazionali”. La Cina non ha mai riconosciuto l’annessione della Crimea come non ha riconosciuto i referendum fasulli nelle zone occupate, e ovviamente quelle annessioni non rispettano “le leggi internazionali”. A meno che qualcuno creda che Putin sia disposto a ritirarsi dalla Crimea oltre che dal Donbas in qualsiasi momento, il risultato delle conversazioni tra i due presidenti non può proprio essere tradotto con: “Putin adotta la pax cinese” (cit. Corsera). Se il presidente russo dà un vago benvenuto al testo in 12 punti è solo perché non gli costa nulla: sa che si tratta di un documento astratto e che non arriverà mai il momento di applicarlo, così ne approfitta per truffarci ancora con le parole e fingere che la responsabilità della guerra e della continuazione della guerra non sia sua.
Il passo successivo del ragionamento (che ha attecchito quasi solo in Italia) secondo cui Putin sarebbe pronto alla pace è dire che sia la sua controparte a non volerla (e così è stato detto). Ripercorriamo alcuni fatti: il presidente ucraino prova a parlare con quello della Repubblica popolare dal primo giorno dell’invasione senza riuscirci. Zelensky ha spiegato che dal 24 febbraio “l’Ucraina ha chiesto ufficialmente alla Cina un colloquio, ma non ha ricevuto risposta, ed è un peccato perché credo sarebbe utile”. A marzo 2022, Newsweek ha scritto che Kyiv si aspettava una telefonata con Pechino “molto presto”. Non c’è stata. Visto che non riusciva ad avere una conversazione con Xi, quest’estate Zelensky si è rivolto al South China Morning Post – il più importante giornale cinese in lingua inglese – per dire che stava cercando un’opportunità per parlare “direttamente” con Xi Jinping, perché lui poteva “aiutare a porre fine alla guerra con la Russia”. Nessuna reazione, nessuna risposta.
Xi non si è preoccupato neppure di simulare una proposta di pace credibile. Altrimenti, per salvare le apparenze, in un anno e un mese qualche minuto per il presidente ucraino, prima di formulare una pseudo proposta che riguarda “la crisi ucraina”, lo avrebbe trovato. Quello cinese non è un “piano di pace”, tanto che lo stesso documento, al punto quattro, prevede di “riprendere i negoziati per arrivare a una pace”, cioè dice che il piano di pace ci sarà eventualmente in futuro come frutto di quelli. Il piano non è proprio un piano, infatti si intitola “La posizione della Cina sulla risoluzione politica della crisi ucraina”. Dice cosa ne pensa la Cina, non cosa dovrebbero fare in concreto l’Ucraina e la Russia da domani per arrivare alla pace. E’ brevissimo ed è un susseguirsi di buoni auspici generici come “le centrali nucleari vanno tenute al sicuro” o “le parti devono evitare di colpire i civili e le infrastrutture civili, e proteggere le donne e i bambini”. Mentre Putin – secondo buona parte della stampa italiana – era pronto a condividere questi princìpi, il suo esercito spediva droni iraniani contro la regione di Kyiv e Kherson per colpire proprio le infrastrutture civili ucraine, ma colpendo anche i quartieri residenziali e un palazzo dove sette persone, tra cui un bambino, sono state svegliate nel mezzo della notte dall’incendio causato dall’impatto contro il tetto dei droni carichi di esplosivo e sono morti.
Mercoledì è uscita una notizia: i precisissimi sistemi di difesa aerea americani Patriot, che Joe Biden aveva promesso a Zelensky alla fine di dicembre avvisando però che ci sarebbero voluti “molti mesi”, stanno arrivando. Il portavoce del Pentagono ha detto che la consegna è stata “accelerata”. Che per motivi di sicurezza non può dare i dettagli, ma “li portiamo lì in tempi rapidi”. I Patriot non significano la pace, ma meno civili morti e meno infrastrutture civili distrutte – come dice di auspicare Pechino, senza fare nulla per ottenere questo risultato – sì.
Dalle piazze ai palazzi