da Bruxelles
Il cuore franco-tedesco non batte e Scholz non controlla la sua coalizione
Su motore termico ed energia nucleare Francia e Germania si trovano su sponde opposte. I due leader di Parigi e Berlino si vedranno domani per un bilaterale al Consiglio europeo
Bruxelles. Il Consiglio europeo di oggi e domani rischia di essere preso in ostaggio da due temi che non sono nemmeno all’ordine del giorno: motore termico ed energia nucleare. Come accade sempre più spesso da quando Olaf Scholz è diventato cancelliere, Germania e Francia si trovano su sponde opposte su entrambi i dossier. Berlino è impegnato in un braccio di ferro con la Commissione per aprire una falla a favore dei carburanti sintetici nel regolamento che impone la fine dell'immatricolazione di auto con motore termico nel 2035. Parigi è contraria a riaprire l’accordo che era stato raggiunto tra i governi e con il Parlamento europeo alla fine del 2022.
La Francia vuole inserire l’energia nucleare tra le tecnologie “chiave” che beneficeranno dei vantaggi dello Zero Net Industry Act, il nuovo strumento di politica industriale che dovrebbe portare a permessi più facili e più aiuti pubblici per il green tech. La Germania fa parte del gruppo di paesi ostili al nucleare e ha convinto la Commissione a concedere un rango inferiore ai reattori modulari e alla fusione. Emmanuel Macron e Olaf Scholz non riescono più a capirsi e mettersi d’accordo su quasi nulla. Il motore franco-tedesco dell’Ue di fatto è in stallo. Con un’aggravante rispetto ai disaccordi registrati in passato. Alla testa di una coalizione divisa su temi chiave per l’Ue, Scholz non sembra nemmeno in grado di pilotare il suo governo.
Non è la prima volta che la relazione tra Francia e Germania attraversa un momento di difficoltà. Storicamente ci sono stati presidenti e cancellieri incapaci di creare quella dinamica personale che è il segreto di un motore franco-tedesco funzionante. A Bruxelles ancora si ricorda del gollista Jacques Chirac, che andava d’accordissimo con il socialdemocratico Gerhard Schröder, ma non aveva mai legato con la cristianodemocratica Angela Merkel. Anche quando tutto funziona bene nei rapporti tra i due leader, spesso Parigi e Berlino partono da sponde opposte per trovare un compromesso da proporre al resto dell’Ue.
Alla fine una soluzione si trova sempre. Il problema della coppia Macron-Scholz è che Francia e Germania partono da sponde opposte e ci rimangono. Price cap, disaccoppiamento del gas dall’elettricità, posto del nucleare nella transizione climatica, elettrificazione dei mezzi di trasporto, nuovo fondo di debito comune, riforma del Patto di stabilità e crescita: invece di ridursi, negli ultimi mesi le divergenze si sono moltiplicate, toccando tutti i settori.
Macron si è infuriato quando Scholz ha annunciato uno scudo missilistico con 12 paesi dell’est e del nord. L’unica eccezione finora è stato il ricorso massiccio agli aiuti di stato per rispondere all’Inflation reduction act dell’Amministrazione Biden. Ma gli obiettivi di fondo divergono. Macron vede l’occasione per promuovere l’interventismo francese nell’economia. Scholz ha come priorità di offrire alle imprese tedesche sufficienti aiuti pubblici perché non emigrino negli Stati Uniti alla ricerca dei sussidi di Biden.
Macron e Scholz si vedranno domani mattina per un bilaterale a margine del Consiglio europeo. Dopo il vertice del 23 gennaio per i sessant’anni del trattato dell'Eliseo, sarà l'occasione per l’ennesimo chiarimento. Ma i diplomatici, tanto a Parigi quanto a Bruxelles, dubitano che sarà risolutivo. Con Scholz c’è un problema che non si era presentato con i precedenti cancellieri: la sua parola è messa in dubbio dall’incapacità di tenere sotto contro la sua coalizione. Il ministro delle Finanze e leader dei liberali della Fdp, Christian Lindner, minaccia i negoziati sulla riforma del Patto di stabilità. La decisione del ministro tedesco dei Trasporti, il liberale Volker Wissing, di fare marcia indietro sul motore termico all’ultimo minuto ha provocato irritazione tra i partner europei. A Berlino il ministro dell’Economia, il verde Robert Habeck, ha espresso una dura critica sul suo collega.
“Nessuno ha il diritto” di far saltare “la più importante legislazione di sempre sulla protezione del clima”, ha detto Habeck, chiedendo di “arrivare a una conclusione” nei negoziati con la Commissione. La volubilità della Germania ha implicazioni anche per l’Italia. Sul motore termico la Commissione ha preparato una soluzione su misura delle esigenze tedesche, aprendo alla possibilità di mantenere i carburanti sintetici. L’Italia, che insiste per salvare anche i biocarburanti, si ritroverebbe in minoranza nella sua opposizione al regolamento, insieme a Polonia, Repubblica ceca e Bulgaria, senza possibilità di bloccare più nulla.
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