La lettera
Caro Adriano, credo che le bombe non risolvano gli orrori, li aumentino
Amo l’occidente e voglio difenderlo, ma vorrei in un mondo meno violento. Il fisico Carlo Rovelli risponde ad Adriano Sofri dopo l'articolo apparso sulla sua rubrica Piccola posta
Caro Adriano, da ragazzino leggevo Lotta continua. Il tuo nome mi è familiare da allora: rappresentava valori di cambiamento che mi catturavano. Mi commuove un po’ pensare che dopo tanta acqua passata sotto i ponti tu abbia preso la penna (non si usano neppure più le penne…) per commentare qualche mia considerazione. Con il rispetto naturale per chi ha avuto influenza su di noi, mi permetto di rispondere alle tue note.
Di acqua sotto i ponti ne è passata ma credo che molti valori li condividiamo ancora. Anche a me non piacciono dittatori africani, talebani quando chiudono le scuole alle bambine, misfatti di tanti sistemi politici, morti e devastazione che continuano in Ucraina. Non c’è bisogno di elencarli questi orrori: i nostri media non fanno che ripeterceli. Condivido la tua preoccupazione per tutto questo. Perché allora siamo in disaccordo? Perché non credo che sia con le bombe che si aiutano le bambine in Afghanistan, gli africani sotto dittatura o i civili ucraini. Non si aiuta il mondo a guarire dalle sue nefandezze andando a invadere l’Afghanistan facendo 200 mila morti civili, invadendo l’Iraq, riempiendo di armi l’Ucraina (ma non troppo) cosicché la guerra continui a lungo, e rifiutando i piani di pace proposti dal governo cinese o dal Papa, facendo minacciose esercitazioni militari davanti alle coste russe e cinesi, bombardando la Libia, tenendo basi militari nella Siria in guerra civile – guarda caso proprio intorno ai pozzi di petrolio –, riempiendo l’Arabia Saudita di bombe da usare per ammazzare gente in Yemen, e così via.
Sono sicuro che su alcune di tali questioni sei d’accordo. Ma queste sono tutte operazioni in cui le nostre civilissime democrazie continuano a cimentarsi, usando come scuse proprio i misfatti che elenchi. A me suonano come le giustificazioni che avevano Cortez, Pizarro e gli europei in Africa: andiamo a salvare quei poverini dalla loro inciviltà. Se poi accade che sterminiamo nativi americani o alimentiamo una colossale tratta di schiavi dall’Africa… sono danni collaterali della nostra sincera volontà di portare la luce della nostra civiltà.
Il numero di bombe che cade ogni giorno sulle città ucraine è impressionante, devastante, orrendo, causa sofferenza e dolore. Metà di queste bombe, però, le stiamo mandando noi. Cadono anche queste sulle città ucraine, devastano anche queste, anche se la nostra televisione sorvola sull’argomento. Ogni volta che qualcuno prova a dire “fermiamoci tutti”, i governi che subito dicono di no sono i nostri. Scrivi che penso ai governi, non alla gente. Sicuro?
Per mestiere vivo fra argentini, cinesi, iraniani, indiani, brasiliani… Studenti, colleghi, persone che incontro viaggiando. Anche loro, come te e me, detestano le nefandezze che elenchi. Ma pensano che queste nefandezze sarebbero più facili da combattere se l’occidente fosse meno aggressivo, non più aggressivo. Ho chiesto qualche giorno fa ad amici sudamericani quale sia il sentimento in Argentina riguardo alla guerra in Europa. Risposta: più simpatia per la Russia. E il Brasile? Hanno appena eletto Lula, che non mi sembra un dittatore africano fascista, eppure si guarda bene dall’appoggiare l’occidente. Nessuna sanzione alla Russia da parte del Brasile, come del resto da parte di quasi tutto il mondo, che non è fatto solo di piccoli dittatori africani. Può anche essere che tutti gli altri siano cinici calcolatori, e solo i nostri governi siano sinceri paladini della giustizia, ma a me sembra poco plausibile. Hai ragione che conta la gente, non i governi. Ma la gente, in tanti paesi, è divisa, e i nostri media si commuovono solo per quelli che combattono a vantaggio dell’occidente.
Scrivi che ti piacciono i giovani ucraini che sventolano la bandiera europea e usano armi europee per uccidere altri giovani ucraini, che combattono dall’altra parte del fronte e volevano un Donbas indipendente. A me non piace nessuno che sventola bandiere e si dice pronto alla morte per un confine un po’ più in là o un po’ più in qua. Esistono soluzioni. Un referendum, come quello proposto dagli accordi di Minsk, o dalla risoluzione Onu 2202, entrambi rigettati dall’occidente, non è forse meglio di una guerra “per liberare l’Ucraina”?
La vera questione in gioco, io credo, è il potere sul mondo. Il potere economico relativo dell’occidente è diminuito enormemente, perché le periferie sono diventate prospere. È successo lo stesso tante volte nella storia del mondo. Tutto sommato a me non dispiace che il mondo sia più prospero. La questione è se l’occidente continui a pretendere di imporre quello che Biden ha chiamato il “US-led world order”, il dominio degli Stati Uniti sul pianeta, oppure accetti l’idea che la “democrazia”, che tanto osanna, sia veramente un valore, e debba regolare i rapporti fra le genti del mondo.
Vogliamo la legge della giungla fra le nazioni, la legge rapace del più forte, il dominio di pochi sui molti, vogliamo “accerchiamenti”, “contenimenti”, oppure rispetto reciproco, decisioni condivise, politica fatta di collaborazione fra popoli? Questo continuano a chiedere innumerevoli esseri umani nel pianeta, anche nelle grandi democrazie come il Brasile, l’India, l’Indonesia. Lo chiedono il segretario generale delle Nazioni Unite, il Papa, il Dalai Lama e, secondo me, tutte le persone di buona volontà e di chiare vedute nel pianeta. Perfino Kissinger. Solo nella nostra piccola bolla dei media occidentali ci bamboleggiamo in questa narrazione che siamo noi i buoni, e bombardano e riempiamo il mondo di armi per il bene altrui.
Caro Adriano, non penso il pianeta sia diviso fra “governi buoni” occidentali e tutti gli altri “governi cattivi”. Il mondo, ahimè, si sta dividendo fra un piccolo occidente armato fino ai denti e guidato dagli Stati Uniti (in media un americano spende per armamenti cinquanta volte in più di un cinese), che insistono nel voler mantenere il dominio globale, e una vasta altra umanità, fatta di buoni, buonissimi, cattivi e cattivissimi, che non ne può più di questo dominio. Un’umanità che non vuole “sottometterci”, e neppure imporci sistemi politici diversi. Vuole solo che smettiamo di comportarci da bulli del mondo, alla faccia delle idee di democrazia che sbandieriamo. Per due secoli abbiamo fatto il bello e il cattivo tempo, arricchendoci. Il potere economico dell’occidente era straripante. Ma l’acqua passa sotto i ponti. L’occidente, a me pare, è a un bivio. Andare alla guerra totale contro tutti, riempiendo il mondo delle sue armi, o accettare di condividere il pianeta, collaborare, accettare compromessi, riconoscere che non siamo i poliziotti del mondo. Ho paura che l’élite al potere negli Stati Uniti stia arroccata sulla prima opzione. Non ho nessun senso di colpa per misfatti passati dell’occidente – misfatti ne hanno commessi tutti –, ma vorrei un futuro meno violento. Non vorrei che il mio paese diventasse anti occidentale, tutt’altro: vorrei che spingesse l’occidente a essere meno arrogante, più pronto a condividere, e sopratutto a cercare seriamente la pace, non a perseverare le guerre, dando sempre la colpa agli altri. Amo l’occidente. Mi piace, è la mia cultura. La voglio difendere. Voglio che abbia la forza morale e culturale di apprendere da altri e di influire sul resto del mondo, nello stesso modo in cui vorresti tu. Ma non con le bombe, come fa. Non c’è altro paese che sia stato costantemente in guerra nell’ultimo secolo, e che abbia scatenato e sostenuto più a lungo guerre come gli Stati Uniti. È questo il mondo che vogliamo?
Risponde Adriano Sofri: Caro Carlo R., grazie, ti rispondo, dammene il tempo e lo spazio. Devo setacciare la tua lettera, mettere da parte la farina sulla quale conveniamo, e arrivare alla crusca. Sarà un doppio piacere, infarinarsi e incruscarsi.